“Non
tutto è chiaro quando osserviamo le quotazioni ufficiali che sono fissate dalla
varie Borse Merci italiane, c’è qualche cosa che non va ed è necessario fare
chiarezza per consentire al mercato italiano di funzionare con trasparenza”.
La denuncia
è di Gennaro Sicolo, presidente del Consorzio Nazionale degli Olivicoltori
(CNO) che ha messo a confronto le quotazioni ufficiali degli ultimi mesi nelle
diverse piazze italiane e in particolare Milano, Bari e Reggio Calabria.
“Da gennaio
a fine aprile di quest’anno, riferisce Sicolo, la quotazione dell’olio extra
vergine di oliva è aumentata di oltre il 15% a Bari, del 13% a Reggio Calabria;
mentre stranamente a Milano non si è avvertito alcun apprezzabile movimento
verso l’alto. Per quale motivo ciò è avvenuto? La differenza di valutazione dei
mercati citati penalizza gli olivicoltori italiani, penso a quelli pugliesi e
calabresi, i quali ritengono di avere diritto ad un aumento dei loro ricavi
unitari, in coerenza con quanto si sta verificando nei loro rispettivi mercati
di riferimento. Quando si cerca di far prevalere tali ragioni, spiega il
presidente CNO, i produttori di olio si sentono rispondere che l’andamento di
Milano non consente di procedere in tale direzione.”
Il CNO evidenzia
come nella Granaria di Milano si quoti il prezzo all’origine dell’olio extra
vergine di oliva e che nel corso della quarta settimana di aprile, il prezzo
sia stato di 3,25 euro per chilogrammo, con prodotto reso presso l’acquirente
(franco arrivo). A Bari e Reggio Calabria la stessa tipologia di prodotto ha
registrato un prezzo ufficiale di 3,40 e 3,50 euro per chilogrammo
rispettivamente.
“Non
dico che siano al lavoro speculatori senza scrupoli, me ne guardo bene, sottolinea
Sicolo. Voglio però evidenziare la necessità di maggiore trasparenza e
l’esigenza di una più corretta informazione sulle modalità di formazione dei
prezzi ufficiali e sulle caratteristiche delle rilevazioni, in modo che gli
operatori e, in particolare i produttori agricoli e gli acquirenti, possano
regolare in modo equilibrato le proprie relazioni economiche e commerciali.
Credo che sia necessario un chiarimento ed una riflessione all’interno del
sistema della produzione e del commercio dell’olio di oliva nel nostro Paese,
conclude il presidente del CNO.”