Nico Mori presenta Pescatori di desideri
Il desiderio di lasciare qualche traccia nella propria vita, dopo aver superato uno scoglio enorme e pericoloso, ha portato il poeta Nico Mori a voler raccontare nel suo ultimo romanzo “Pescatori di meraviglie” ciò che il suo cuore custodiva. Dopo aver superato la soglia dei settant’anni, egli ha avvertito una vera e propria esigenza di lasciare un segno della propria esistenza poiché si vive un disequilibrio determinato dallo stato di vivere diverso, dalla vitalità che si affievolisce, dai ritmi di vita che si pacano.
Un grave problema cardiaco porta il protagonista ad interrogarsi sul senso della vita, sul tempo che gli resta da vivere: tale senso lo troverà nella ricerca della bellezza, nella riscoperta dei valori semplici che lo traghettano dal tempo della invulnerabilità a quello della fragilità. L’ amicizia rimane colonna portante del romanzo: sulle pietre della Murgia Nico Mori e il suo fraterno amico Hermann Rojas hanno promesso di diventare pescatori di meraviglie: quello, da quel momento in poi, sarebbe stato il senso della loro vita. L’amicizia tra i due poeti continua dal 1976 e un fortissimo filo rosso unisce Nico al poeta cileno, uno dei pochi sopravvissuti alla dittatura di Pinochet, a causa della quale ha subito torture indicibili.
Nel romanzo gli è dedicato un capitolo, così come nel capitolo degli incontri si narra delle donne che hanno subito violenze, da parte della mafia locale o da parte del compagno.
Nico Mori, ex ispettore dell’INPS, che con il suo lavoro, ha conosciuto le realtà più becere della società, ha deciso di festeggiare il suo compleanno il 23 dicembre con la presentazione del suo libro nella sede della Secop Edizioni, che dalla stessa data apre i festeggiamenti per i suoi 15 anni di attività. Tali festeggiamenti avranno la durata di un anno di intense attività culturali che hanno portato la casa editrice a grandi successi ma soprattutto alla pubblicazione di innumerevoli testi poetici e narrativi, affermandosi come una realtà unica e estremamente dinamica, in un periodo in cui pare che i libri siano sovrastati dalla tecnologia.
Raffaella Leone, PR della Secop, ha sottolineato l’esigenza di narrare da parte dell’autore che intende comunicare la sua consapevolezza di ‘esserci’ e con grande ironia e capacità di stupirsi dell’ordinario, intende portarci per mano per scoprire lo straordinario di ogni vicenda della vita.
Il titolo già è un invito a capire chi sono o come si diventa pescatori di meraviglie e la copertina, egregiamente realizzata da Nicola Piacente, riproduce due pescatori in un blu infinito tra cielo a mare, quasi a suggerire un percorso a due, tra amici, della pesca della bellezza e delle sue meraviglie nell’immensità del creato.
Al tavolo tre poeti a presentare il romanzo: l’autore, Nico Mori, che ha già scritto e pubblicato testi di poesie, Alberto Tarantini, poeta e scrittore e Federico Lotito, anch’egli poeta, tutti innamorati della poesia e dei loro rispettivi lavori.
Passare dalla poesia al romanzo comporta ritmi di lettura e riflessione diversi e il romanzo autobiografico poi è un tipo di narrativa diversa, soprattutto se, come nel romanzo in esame, la narrazione è eseguita in terza persona, che evita il solipsismo, la dilatazione dell’io. In Mori poeta e romanziere coesistono, sono inscindibili e rappresentano la dimostrazione che la scrittura è l’ancora di salvezza , una strada, una possibilità concreta per vivere.
Il suo romanzo ha lo stile moderno, attuale, una vera e propria esigenza di comunicazione, di espressione, lontana da una mera manifestazione del proprio ego.
Il dialogo a tre ha evidenziato la delicatezza con cui l’autore raccontandosi invia dei messaggi in cui i lettori possono ritrovarsi, in quanto vi sono descritte persone, non personaggi, che lungo il percorso della vita hanno dato e ricevuto tanto da Nico, protagonista del romanzo. Si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad un romanzo epico, con episodi simbolici e metaforici, in cui si usa l’ironia e la baresita’ come “arma di distruzione di massa”, e la storia assume un respiro più ampio, che aspira a mettersi in relazione con il lettore.
“Il dubbio e’ il sale della vita” : il poeta si diverta a guardare l’ incanto e l’orrido della vita e, a differenza del filosofo che tenta di trovare delle spiegazioni, diventa studioso e cantore del reale, fino a rischiare delle delusioni. A Nico Mori, che aveva impiegato tempo, passione, credendo nell’ideale del recupero dei detenuti con la poesia, una forte delusione lo aveva poi portato all’abbandono della scrittura per lungo tempo, per sconforto, per grande senso di solitudine e di rabbia.
Ma la scrittura è esternazione e cinque anni fa Nico ha ripreso a scrivere perché non si smette mai di essere poeti e si torna cambiati .
Agli aspetti esilaranti si alternano momenti in cui Nico non comprende più il linguaggio del mondo, che poi recupera davanti al mare: elemento di grande rilevanza per l’autore.
La metafora della vita, che è una lotta senza fine, in cui non bisogna arrendersi, in cui “non si può conoscere il mare stando sulla riva” è in Pescatori di meraviglie e Nico Mori ci invita a contemplare ogni bellezza che c’è in ogni anelito di vita, in ogni espressione dell’incanto che la quotidianità propone sotto i nostri occhi, spesso distratti. Ottimo incipit per festeggiare il lungo compleanno della Secop.
ROSANNA PROCACCI