Lo scrosciare ininterrotto delle piogge,
tra sabato e domenica, ha messo a nudo le solite imperfezioni di un’urbanistica
pensata e realizzata a cuor leggero.
Strade impraticabili e intasamento di
alcune condotte fognarie sono stati le principali criticità che i cittadini hanno
dovuto affrontare, prontamente aiutati dal Nucleo della Protezione Civile e
dalla Polizia Municipale che senza sosta hanno perlustrato il territorio.
Nessun allarme, per fortuna, si è
registrato a Mariotto e a Palombaio.
Uniche eccezioni, l’ingorgo di alcune fogne,
l’allagamento di una viuzza a Palombaio, che sabato sera ha reso necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco e,
in ultimo, i disagi causati da vie malridotte e puntellate di buche.
In
particolar modo, in casi come questi, la strada che introduce a Palombaio,
provenendo da Bitonto, è resa impraticabile da una sorta di cunetta che è il
principale tormento dei guidatori.
Ma ieri, per tutta la giornata, gli
occhi dei mariottani non si sono discosti dal canale di deflusso delle acque in
via Bazzarico.
In secco per tutta l’estate e ripulito solo parzialmente dalla
spazzatura che ne ricopriva il letto, il canale è divenuto in mattinata un
torrente quasi in piena.
E quell’acqua nerastra ha tenuto col fiato sospeso
quanti risiedono a cinquanta metri dal suo corso, memori delle tragiche
immagini che nei giorni scorsi sono state trasmesse su tutti i canali
televisivi – unici a gioire sono stati i bambini e i ragazzi che, fortuna loro,
non hanno contezza della drammaticità delle cose e oggi sono rimasti
felicemente a casa.
“I
nostri avi avevano costruito questo canalone per evitare che il paese si
allagasse”, commenta un cittadino su Piazza Roma, “poi evidentemente
qualcuno ha pensato che quel sistema non servisse a nulla, costruendoci sopra
le abitazioni. Alla base delle tragedie c’è sempre l’incuria e l’ignoranza
della gente”.
Intanto, l’allerta meteo per il sud
Italia non si arresta e nei prossimi giorni sono ancora previste abbondanti
precipitazioni.
E guardando il mondo dietro vetri rigati e appannati,
ritornano alla mente le parole di una canzone di De Andrè, scritta dopo
l’alluvione che nel ’72 colpì Genova.
“Acqua
che non si aspetta, altro che benedetta”…