Urla strazianti e tanto dolore.
La furia dei fratelli che amavano la propria sorella, il pianto
silenzioso delle zie, gli sguardi sbigottiti dei vicini di casa.
Entri in punta di piedi nel dolore, un dolore in cui non vorresti entrare
per rispetto, per paura di poter ferire.
Perché è il dolore di una famiglia distrutta, di tre bimbi che hanno
perso l’amore dei genitori e della propria mamma, per sempre.
E il più piccolo era lì a due passi dalla pozza di sangue in cui era
riversata la giovanissima Mariagrazia Cutrone.
Non si potranno mai trovare le parole giuste. Sicuramente ci hanno
provato i servizi sociali, gli psicologi che, sin da subito, si sono presi cura
dei piccoli e lo faranno ancora tutti coloro che gli vogliono bene, la nonna
prima di tutti.
I commenti di
vicini e conoscenti. «Lei era una
ragazza splendida – commentano i vicini -. Ogni
tanto, sì, li abbiamo sentiti litigare, ci siamo preoccupati fino ad avantieri
sera quando abbiamo allertato le Forze dell’Ordine».
E ancora: «C’erano i litigi, è
vero, ma c’era anche molto affetto e amore – commenta una conoscente –. Lei era
una moglie molto devota, accompagnava anche il marito al lavoro al mattino,
teneva sempre la casa in ordine, badava ai bambini, e nonostante tutto diceva “Lui
è sempre il padre dei miei figli..”».
«Anche lui era
un brav’uomo – dicono – certo non è
mai stato accettato completamente dalla famiglia, ma finché era felice lei, il
resto non importava. Si arrangiava nel lavoro, pare che avesse qualche debito e
che, di tanto in tanto, giocasse e bevesse un po’». E aggiungono: «Si sa come vanno certe cose… – sospira
la signora – quando non c’è serenità
economica è ancora più facile cadere in certi tranelli della vita e portarsi a
casa nervosismi e gelosie. Poteva accadere a chiunque, ma non ci saremmo mai
aspettati da Mustapha un gesto del genere!».
Lo sciacallaggio
mediatico. Commenti razzisti, commenti molto cattivi sul genere femminile, spesso
incontrollabili: ci abbiamo provato a moderarli, cancellarli, nasconderli, ma
il pregiudizio è figlio soprattutto dell’ignoranza (come colui che ignora) dei
nostri tempi.
Abbiamo assistito ad omicidi e femminicidi in ogni luogo d’Italia e per
mano di qualsiasi uomo sia questo bianco o extracomunitario. Cosa cambia? Resta
l’atto scellerato, resta la mancanza di rispetto per l’essere umano, resta la brutalità
del gesto, resta la paura che non si è sentito più solo in Tv: è accaduto ad
una donna con cui abbiamo parlato, che – probabilmente – avremo incontrato per
strada, che era madre e moglie come tante, che provava sentimenti di gioia e
dolore e che portava dentro un fardello grande.
L’importanza
della denuncia. Tutti starete pensando che forse sarebbe stato tutto inutile,
che è inutile denunciare, perché la giustizia non fa bene il suo corso, perché poi
gli uomini si vendicheranno e proseguiranno i dubbi e le domande. Ma le Forze
dell’Ordine sapranno sicuramente consigliarvi al meglio, ci sono associazioni,
come “Io sono mia”, che si prendono cura delle donne che vivono situazioni di
disagio.
Non abbiamo, perciò, paura di reagire. Ascoltiamoci e ascoltiamo la voce
di chi abbiamo a cuore: agire nel momento giusto può salvare una vita.