«Il
problema non è la quantità di olio tunisino importata. Il vero
problema è il rischio contraffazione per i consumatori che devono
conoscere quello che stanno comprando. A tal fine è fondamentale
applicare i metodi scientifici disponibili, ad oggi, che permettono
di identificare l’origine geografica del prodotto».Francesco Cariello, il deputato pentastellato bitontino nonchévicepresidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul
fenomeno della contraffazione, mette tutti in guardia dopo
l’incremento della quota di olio esente da dazio doganale importata
dalla Tunisia proposto dall’Alto rappresentante per la politica
estera dell’Unione europea, Federica Mogherini.
«Il
Partito democratico– spiega il grillino – cercando
di trovare una soluzione, sbaglia nel merito e nel metodo. Nel merito
perché in netta contraddizione con tutte le sue politiche di
apertura ai mercati mondiali chiede di limitare l’importazione di
un prodotto contro ogni logica, nel metodo perché non è con la
limitazione delle quantità degli altri che si valorizza e tutela il
made in Italy».
Bisogna
agire diversamente, allora.
Accogliere, magari, la proposta del
Movimento 5 Stelle,che qualche tempo ha presentato un ordine del
giorno accolto dal ministero dell’Agricoltura, «di
creare una banca dati che certifichi in maniera inequivocabile
l’origine geografica dell’olio extravergine di oliva attraverso
analisi molecolari delle caratteristiche chimiche e fisiche
delle oltre 300 cultivar presenti nel nostro paese.Accedendo a questa
banca dati, tutta la filiera, in qualsiasi momento, potrebbe
verificare se la qualità dell’olio corrisponde a quella
dichiarata. In questo caso i consumatori sarebbe tutelati ed il
prodotto 100 per cento italiano verrebbe maggiormente tutelato e
valorizzato perché la qualità dell’origine italiana è indubbia e
molto apprezzata dal mercato».