La Procura di Bari ha chiesto l’archiviazione delle indagini per epidemia colposa, avviate nel pieno della pandemia per 7 strutture sanitarie della provincia, che ospitano anziani.
La richiesta – formulata dal procuratore aggiunto Alessio Coccioli e dai pm Baldo Pisani e Grazia Errede – riguarda anche Villa Giovanni XXIII di Bitonto, oltre che Club del nonno di Bari, Ics Maugeri di Bari, Rssa Mamma Rosa di Turi, Villa dei Pini di Cassano Murge, Hotel San Francesco di Triggiano, Domus Sancta Familia di Locorotondo.
Nei fascicoli d’inchiesta, la Procura ipotizzava, a carico di ignoti, i reati di epidemia colposa, lesioni personali e omicidio colposo.
Su queste strutture l’attenzione si era posta a seguito dei numerosi contagi e, in alcuni casi, si era registrato tra gli anziani un numero di decessi che era sembrato sospetto. Nelle 7 strutture sono stati contagiati complessivamente 424 tra anziani e dipendenti e 48 ospiti sono deceduti. Tanto che erano state numerose le denunce dei familiari degli ospiti, che avevano determinato l’avvio di indagini da parte dei carabinieri del Nas.
È stata verificata la presenza dei dispositivi di protezione individuale, la separazione delle persone contagiate da quelle sane, l’allontanamento dei visitatori esterni, il rispetto delle norme di distanziamento tra gli stessi ospiti.
All’esito degli accertamenti, gli investigatori hanno depositato alla Procura informative nelle quali “non vengono segnalate violazioni alla normativa di prevenzione in ordine alla gestione dei focolai epidemici” e, anzi, in alcuni casi è emersa “palesemente l’attuazione da parte dei responsabili della struttura di tutte quelle procedure atte a contenere il rischio biologico”.
Per questo motivo, è stata chiesta al gip l’archiviazione delle sette indagini. Tra i casi che avevano suscitato maggior clamore, all’epoca, c’era stata la festa dei nonni, organizzata all’inizio di ottobre dello scorso anno all’hotel San Francesco di Triggiano, e poi pubblicizzata con tanto di foto e video postati sui social, nei quali si vedevano ospiti e operatori senza mascherine, a stretto contatto.
I pm hanno spiegato che “non vi è nesso eziologico tra le condotte tenute dal personale della struttura e il focolaio”, anche perché dalle verifiche è risultato che “i protocolli operativi adottati dalla struttura per la prevenzione della diffusione del Covid sono stati adottati in occasione della prima ondata pandemica, già dal febbraio 2020”.