Uno degli argomenti posti a base dello sviluppo e della crescita economica e sociale del nostro Paese è quello della riforma del Fisco.
E’ trascorso qualche giorno da quando l’economista Nicola Rossi ha lanciato una proposta rivoluzionaria di revisione del sistema fiscale, sulla quale vorrei fare alcune considerazioni.
Prima di tutto vorrei partire dall’art.53 della Costituzione Italiana che così statuisce: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è uniformato a criteri di progressività.”
Fatta questa precisazione, la proposta di che trattasi mira all’applicazione di una sola aliquota fissata al 25% sia per l’Irpef, l’Ires e l’IVA, con contestuale abolizione dell’IRAP (imposta regionale sulle attività produttive) e dell’IMU (imposta municipale sugli immobili). Un metodo che abolirebbe chiaramente la tassazione del reddito con aliquote per ogni scaglione.
A questa proposta, è stato dato l’appellativo di “FLAT TAX”, cioè tassa piatta, pescando la parola dal dizionario anglosassone come è di moda oggi.
Una tale modifica cambierebbe dalla base tutta l’attuale impalcatura impositiva con la rinuncia alla progressività delle aliquote.
Tralasciando il dettato Costituzionale, anche se quanto trattato è compreso nella Parte I e quindi non facilmente modificabile trattandosi dei diritti e doveri dei cittadini, si può concludere che è una vera e propria rinuncia dalla progressività delle aliquote.
Si dice che ora la progressività colpisce i redditi da lavoro e di pensione e non anche i redditi derivanti dal possesso di attività finanziarie, da locazioni di immobili, da redditi esteri di facoltosi non residenti che si trasferiscono nel nostro Paese.
Che il confronto non va fatto tra operai e il manager ma tra i lavoratori e quelli che vivono di rendita (rentiers).
A riflessione immediata si può convenire con tali conclusioni ma, pensandoci meglio, invece della tassa piatta, sarebbe già un buon primo passo in avanti nella riforma del fisco se:
– Si considera che attualmente le aliquote sono molto elevate e poco differenziate. Difatti si sconta il 38% a partire da 28 mila euro poco differente dalla massima del 43% se si superano 75 mila euro;
– Si utilizza una fattiva compliance tra contribuente e fisco comprendendo meglio caso per caso le ragioni del contribuente senza trincerarsi dietro calcoli matematici e statistici (studi di settore);
– Si fissa una volta per tutte la certezza delle regole che non cambino di continuo e in corsa;
– Si attua una ragionata lotta dell’evasione iniziando da chi prevalentemente ha redditi e non li dichiara, finendo poi a chi eventualmente dichiara di meno.
Se invece si pensa di fissare l’IVA al 25% aumenterebbe sicuramente l’evasione già oggi ad un livello elevato come si legge dalle relazioni annuali della Guardia di Finanza e, insieme ad altre cause, non consentirebbe la riduzione della spesa pubblica.
Non so se può essere utile un confronto con altri paesi dell’Europa dell’Est più vicini a noi per i rapporti commerciali che intratteniamo, in molti casi in regime di concorrenza spinta. Per esempio in Russia l’aliquota è del 13% per la tassazione del lavoro dipendente, per il lavoro Autonomo e d’impresa; mentre è del 35% sulle rendite finanziarie. In Bulgaria esiste un’unica aliquota del 10% per la tassazione per qualsiasi tipo di reddito. Lo stesso è in Romania con un’aliquota unica del 16%. In Ungheria l’aliquota unica è del 15%.
Ed è chiaro che il nostro comparto manifatturiero ha preferito trasferirsi in queste zone.
Comunque la riflessione è molto complessa. Dobbiamo attenerci ai limiti posti dalla Costituzione, anche se già ora ci sono in corso deroghe rappresentate da regimi speciali? Oppure pensare ad una riforma sostanziale del sistema attuale che comunque assicuri le risorse per le spese pubbliche e, ove possibile, una redistribuzione da chi ha più a chi ha meno?
Il confronto è aperto e spero che anche da noi, dalla base, venga dato un contributo per la risoluzione di questo dilemma che è anche all’attenzione del Governo Nazionale, posto ai primi punti della sua Agenda.