DI FRANCESCO RUTIGLIANO
La didattica a distanza (DAD), utilizzata in questo periodo emergenziale per garantire continuità del servizio ai docenti e diritto allo studio agli alunni, risponde alla necessità di efficienza ed equità? Vi possono accedere tutti e allo stesso modo dalle loro abitazioni docenti ed alunni?
È facile assistere a limiti e difficoltà di accesso, che si traducono in una disparità di condizioni dei servizi. Limiti e difficoltà che un sistema pubblico in quanto tale dovrebbe verificare per poi eliminare prima di obbligare docenti ed alunni a procedere con la DAD. Invero questo non sembra essersi verificato. Si sapeva già della seconda ondata dei contagi in ottobre e, di conseguenza, della probabilità che la scuola potesse girarsi da “in presenza” a “distanza”. Cosa si è fatto in questi mesi per eliminare tali limiti e difficoltà del sistema pubblico scolastico? La risposta viene data dalle continue criticità che le scuole incontrano per offrire un servizio DAD adeguato da un punto di vista di livello e qualità della copertura del territorio con una rete efficace di collegamenti telematici. Tra l’altro peggiorata da una effettiva impossibilità oggettiva resa da ordinanze regionali, laddove viene prevista una DAD a richiesta dei genitori, accompagnata da una diseguaglianza e disparità di trattamento tra docente e docente e tra alunno ed alunno. Accanto a questo presupposto ne segue un altro, la disponibilità al domicilio dei docenti e degli studenti della necessaria strumentazione, che sicuramente non sarà uguale per tutti, come può essere la dotazione di computer che una scuola mette a disposizione in un suo laboratorio. Ma vi è di più! Non è detto che il computer vi sia in tutte le case. Pensiamo ad esempio alle famiglie meno abbienti. Non è detto che tutti hanno la stessa capacità di utilizzare questa strumentazione e di farlo anche correttamente, e qui pensiamo in modo particolare agli alunni che hanno bisogno del sostegno, per i quali questa diventa la prerogativa indispensabile.
La DAD se da una parte ha la funzione di evitare il vuoto formativo, dall’altra parte di fatto acuisce molto le differenze sociali. Per quanto possa funzionare in contesti culturali “attrezzati”, di fatto lede gravemente il diritto allo studio delle fasce sociali più deboli. La DaD è un enorme esperimento antropologico, in cui di didattica si è vista e si vede molto poca. Si sta assistendo ad una povertà educativa. In questo contesto di emergenza sanitaria, in cui non viene trasmessa una certezza educativa dallo Stato al mondo scolastico, con quale serenità gli alunni possano studiare? È del tutto evidente che non avere accesso alle tecnologie dell’informazione – che riguardi i supporti tecnologici o la connessione necessaria – significa non avere accesso all’istruzione, uno di quei diritti che l’Italia dovrebbe garantire ai suoi cittadini.
Ma siamo sicuri che nella gestione della scuola in tempo di pandemia non sia stato compiuto qualche errore di valutazione, come ad esempio l’inutile acquisto dei banchi monoposto con le “rotelline”, che, ancora oggi, non sono stati consegnati a tutte le scuole? Ma con quei soldi non si potevano acquistare i Tablet per gli alunni bisognosi e potenziare la connessione? Non dimentichiamo che il TAR Puglia ha evidenziato l’inadeguatezza del sistema scolastico pugliese ad attivare la DaD. E sul punto non dimentichiamo l’evidente rimbalzo di responsabilità tra il Governatore Emiliano e la Ministra Azzolina, “per l’omesso aggiornamento tecnologico delle scuole del ciclo primario, nonostante i lunghi mesi di preparazione e gli ingenti investimenti effettuati durante l’estate per affrontare una recrudescenza dell’epidemia”. Di tanta incertezza, chi subisce realmente è la scuola. Probabilmente l’inadeguatezza è del sistema politico che non ha idee chiare e che non ha messo in cantiere, a tempo dovuto, un piano “B” per fronteggiare la nuova ondata di contagi. Non è possibile che il mondo scolastico pugliese venga sballottato tra decisioni governative e quelle regionali. Queste ultime, ed in particolare l’ordinanza 413 del 3 novembre, non hanno di fatto risolto il problema della DaD. Anzi l’hanno peggiorato. Difatti, molti dirigenti scolastici si trovano in seria difficoltà ad attivare la DaD a richiesta delle famiglie. C’è una grande confusione comportamentale. A questo si aggiunge che, sulla base della stessa ordinanza 413 che impone alle scuole la DaD a richiesta, molti genitori stanno denunciando la mancata attuazione della stessa da parte delle scuole. Bisogna capire che questo singolarismo di qualche dirigente scolastico non potrebbe essere recriminato come un inadempimento, piuttosto come un essere lasciati a sé stessi in un momento di seria difficoltà per la scuola. Però, nel frattempo, la Ministra dell’Istruzione Azzolina, continua a sostenere: “Sono convinta che con la chiusura delle scuole rischiamo un disastro educativo, sociologico, formativo, psicologico. Un bambino che deve imparare a leggere e a scrivere, non può farlo da dietro uno schermo. Dobbiamo essere molto prudenti, i ragazzi hanno diritto ad un pezzo di normalità nella loro vita. Guai a pensare che la scuola non sia attività produttiva e a sacrificarla: è la principessa delle attività produttive, senza formazione non abbiamo futuro. Non possiamo accumulare dispersione scolastica soprattutto in alcune regioni del sud dove la dispersione c’era già in tempo di pace, figurarsi ora che siamo in tempo di guerra; oggi un bambino campano, a causa di un regionalismo delle diseguaglianze, non ha lo stesso diritto di andare a scuola di un bambino veneto e lombardo”. (Fonte:Rainews)
Nessuno mette in dubbio che c’è bisogno di scuola in presenza, ma in tutto questo, in cui si assiste ad un continuo aumento di contagi, la domanda che molti italiani si pongono è: qual è la priorità fra il diritto allo studio e quello alla salute? Vero è che in questa difficile scelta, oltre alla parte politica che non ha idee chiare, neanche i giudici aiutano a chiarire la priorità. Ricordiamo il contrasto decisionale fra le due sedi (Bari e Lecce) del TAR Puglia riguardo all’impugnazione dell’ordinanza 407 di Emiliano, secondo cui la sede di Lecce ha ritenuto prioritario il diritto alla salute e quella di Bari ha ritenuto prioritario il diritto allo studio, entranti costituzionalmente garantiti. Probabilmente in questa fase molto delicata, accanto alla valutazione del Comitato Tecnico Scientifico da un punto di vista scientifico, è necessario che il governo tutto proceda ad una ponderazione dei due diritti costituzionalmente garantiti. Pertanto, a riguardo non deve trascurarsi che la necessità di bilanciare principi o diritti costituzionali ha come presupposto il fatto che principi o diritti confliggano, ossia una situazione in cui due o più diritti non possono essere soddisfatti contemporaneamente. La pervasività del fenomeno del bilanciamento sembrerebbe implicare che anche i conflitti tra diritti o principi siano altrettanto pervasivi, ma di fatto questa posizione è controversa. Il bilanciamento mette in luce una caratteristica ineliminabile dei diritti e principi costituzionali, cioè che i diritti non vivono in isolamento, ma si trovano in una situazione di continua interazione potenzialmente conflittuale. Nella nostra Costituzione i diritti fondamentali dei cittadini sono declinati con chiarezza e autorevolezza, e tra questi vi sono il diritto alla salute e il diritto allo studio e più in generale all’istruzione, valori questi, salute e istruzione, di primaria importanza per un Paese sviluppato come il nostro, attento al benessere dei propri cittadini e alla condivisione dei valori di cultura e conoscenza. I due diritti pur avendo la stessa importanza sono percepiti dai cittadini con valori molto diversi, la salute in particolare ha nella maggior parte dei casi la primaria importanza forse perché della salute ci si interessa per tutto il lungo tratto della propria vita.
Ma in tale bilanciamento, laddove non avvenisse secondo l’attenzione che richiede il momento, c’è spazio per un addebito di responsabilità concreta e quindi di un risarcimento del danno a carico delle istituzioni?