Pasquale aveva 32 anni e lavorava a Verona come ingegnere informatico. Un uomo giovane, allegro, come tanti che hanno manciate di sogni in tasca, ma a cui a novembre scorso venne diagnosticato un angiosarcoma.
Un cancro aggressivo, inoperabile, che colpisce proprio il cuore, la parte più pura di noi.
Pasquale, nonostante la lotta, la vicinanza della famiglia, non ce l’ha fatta. Condividiamo il pensiero di don Paolo, stringendoci al dolore dei parenti tutti.
“Siamo qui vicini a Pasquale per esprimere il nostro saluto, costernati e increduli di fronte a quanto è accaduto. La sua morte a seguito di un lungo percorso di sofferenza è un lutto che causa uno sconfinato dolore. In un momento, come questo, è difficile pronunciare parole che possano scendere nel cuore e lenire la sofferenza. I sentimenti e le emozioni sono più forti di ogni tipo di ragionamento e di riflessione. Forse solo il silenzio, le lacrime e lo sconforto sono gli atteggiamenti più consoni per sopportare il peso della morte di questo giovane che si stava aprendo alla vita.
Nella disperazione di questo momento come possiamo sostenere il peso di questo tristissimo avvenimento? La morte di un familiare è sempre un passaggio destabilizzante e devastante. Vanno in frantumi il futuro, i sogni, i progetti. Muore una parte della vostra vita. Il morire lascia sgomenti, vuoti, privi di parole. Il mondo sembra crollare addosso. Viene quasi la voglia di negare la realtà. Ogni genitore si aspetta che i figli sopravvivano alla propria morte. Sopravvivere, invece, alla morte dei figli è quasi morire con loro. Forse è morire un po’ più lentamente, ma certo non meno dolorosamente.
Per questo, cari genitori e familiari di Pasquale, vi sono vicino e sono partecipe del vostro dolore. Ho conosciuto Pasquale nel mio servizio religioso nell’ospedale di Verona, ho trascorso tanti momenti con lui; anche se mi ha detto subito di non essere credente in Dio, ne ho sempre apprezzato la sua onestà razionale, il suo essere in ricerca, la sua ironia nel criticare la Chiesa e i preti nel dover essere più credibili, la sua accoglienza simpatica nell’andare al bar insieme o nel vivere un pranzetto nella sua piccola casa a Verona dove raccontava la sua passione lavorativa, le sue amicizie e progetti per il futuro.
Sempre insieme a Anna che tanto l’ha aiutato e seguito con generosità e pazienza nelle varie fasi della malattia. Per usare solo alcune parole diciamo che Pasquale ci lascia un ricordo, un compito e una speranza. Ci lascia il ricordo di un giovane che con impegno aveva costruito il suo futuro attraverso tanti studi e che sono stati spezzati dalla terribile malattia che l’ha colpito ; ha lottato con tutte le sue forze, fino all’ultimo non ha perso la speranza di guarire. Non bisogna dimenticare questo suo combattimento, perché la vita è una lotta continua, non è un cammino tranquillo, comodo, ma attraverso queste lotte siamo chiamati al coraggio, alla verità di noi stessi.
Questo è il compito che ci lascia Pasquale; non mollare di fronte alle difficoltà, alle fatiche della vita, essere onesti con noi stessi per essere onesti e sinceri con il prossimo che incontriamo; non è facile, ma è la strada che bisogna percorrere per vivere bene l’esistenza giorno dopo giorno, mese dopo mese , anno dopo anno, per sentirsi in pace con la coscienza, convinti di aver fatto tutto il possibile. Infine Pasquale ci dona la speranza che la sua vita, anche se stroncata dal male incurabile, non è stata vana ; il bene, i valori che lui ha vissuto resteranno per sempre nei cuori di chi l’ha amato, saranno luce e forza per il cammino di chi l’ha aiutato e sostenuto fino all’ultimo respiro. Ora Pasquale riposa in pace ; non finisce tutto con la morte fisica. Muore il corpo, non l’anima. La morte crea un distacco, ma non preclude la possibilità di continuare a rapportarci ancora con coloro che non sono più tra noi. L’affetto e la memoria sono le vie più sicure per comunicare con i nostri fratelli defunti. La fede in Cristo risorto ci conferma che «le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Agli occhi umani sembra che muoiono; la loro fine è ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina, ma essi sono nella pace e nella luce eterna».
Grazie Pasquale per tutto ciò che ci hai insegnato, la tua testimonianza ci guiderà ai veri valori della vita“.
Don Paolo