38 anni, bitontino, laureato a Bari in Informatica e Matematica, con la passione per la musica metal e, oggi, residente a Brooklyn, New York, dove lavora come dipendente del Centro di ricerca sull’intelligenza artificiale dell’Ibm. Nel 2015 vinse una borsa di studio messa a disposizione da InnovaPuglia e ha iniziato un tirocinio su suolo statunitense, dove è poi tornato per lavorare nella celebre azienda informatica. È questo il profilo di Gaetano Rossiello, il concittadino che, venerdì scorso, ha ricevuto a Rende (Cosenza), il premio “Marco Cadoli”, per la migliore tesi di dottorato in Italia sul tema dell’intelligenza artificiale. Si tratta di un premio annuale diretto ai ricercatori che hanno conseguito un dottorato in un’università italiana. È organizzato dalla AI*IA, associazione scientifica senza fini di lucro, fondata nell’88 con lo scopo di promuovere la ricerca sul tema. È la prima volta che il premio viene assegnato ad un dottorando dell’Università di Bari.
Gaetano Rossiello, sulla base della sua esperienza negli Stati Uniti d’America, ha discusso del problema della costruzione automatica di basi di conoscenza, partendo da documenti testuali, attraverso tecniche proprie dell’elaborazione del linguaggio naturale, della rappresentazione della conoscenza e dell’apprendimento delle macchine. Per essere più chiari, le applicazioni degli argomenti da lui trattati, nella vita quotidiana di tutti noi, hanno implicazioni in motori di ricerca per il web o per gli assistenti vocali virtuali che utilizziamo per i cellulari. Il percorso professionale di Rossiello ha dato il via, tra l’altro, ad un accordo tra il Dipartimento barese di Informatica e il reparto dell’Ibm dove lui lavora. Un accordo che prevede ulteriori studi su questo tema.
«Questo riconoscimento per me rappresenta un momento di grande soddisfazione e gioia. Ho deciso di intraprendere una nuova avventura negli USA e credo che questo sia il miglior modo per salutare la Puglia – riferisce il ricercatore, non nascondendo affatto l’attaccamento alla sua città natìa, da cui è lontano – Onestamente non credo sia propriamente corretto parlare di “migliore” in senso assoluto nella ricerca anche perché, durante la conferenza a Rende, ho avuto modo di confrontarmi con i miei colleghi ex-dottorandi di altre università che hanno portato avanti dei lavori davvero eccellenti. In ogni caso, penso che il vero premio vada attribuito all’aver sempre preferito la passione senza compromessi e per aver avuto la fortuna di non mollare mai anche nei periodi, diciamo, più bui. Davvero, non credo ci sia cosa più bella di far diventare lavoro la propria passione».
Una passione che, come ha raccontato sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno, lo porta a studiare e approfondire per dieci ore al giorno, perché «l’intelligenza artificiale è una scienza interdisciplinare, in cui si mischiano informatica, matematica, scienze cognitive, semantica, linguistica e filosofia. È la più umanistica delle scienze, dato che lo scopo è capire come la nostra mente ci permette di assumere comportamenti che riteniamo intelligenti».