Il progetto di restauro e di nuova destinazione
d’uso del Castello normanno di Ginosa (Taranto), oggetto della tesi di laurea
di sei neo laureati in architettura del Politecnico di Bari, raccoglie premi e
riconoscimenti: dalla scorsa settimana (22 marzo) il suo palmares si è
arricchito della Medaglia d’Oro attribuita dalla commissione del Premio Internazionale
di Restauro Architettonico “Domus Restauro e Conservazione Fassa Bortolo”,
sesta edizione.
Nel 2016, la tesi premiata, aveva conseguito
appositi riconoscimenti in occasione del Premio di Architettura e Cultura
Urbana dell’Università di Camerino (MC) e in Spagna, dall’Università di
Vallalolid, in occasione delPremio Internacional de Proyectos sobre Patrimonio cultural para
estudiantes de Arcquitectura AR&PA.
Gli autori sono sei neo-architetti laureatesi nel
2016 al Politecnico di Bari: Antonio Albanese (Fasano), Federica Allegretti(Monopoli), Carla Castellana (Putignano), Angela Colamonico, Federica Fiorio(Bitonto), Martino Marasciulo; Relatrice del laboratorio di tesi di laurea: prof.
Rossella de Cadilhac del Politecnico di Bari.
Il Premio
Domus Restauro e Conservazione Fassa Bortolo, si è concluso dopo la valutazione da parte della giuria
di 90 progetti candidati. L’iniziativa,
curata dal Dipartimento di Architettura
dell’Università di Ferrara e l’Azienda Fassa S.r.l. ha selezionato e premiato a Ferrara,
presso la locale università, i lavori provenienti da Tesi di Laurea, Master, Dottorato o Specializzazione, che abbiano
saputo interpretare in modo
consapevole i princìpi conservativi nei quali la comunità scientifica si
riconosce, anche ricorrendo a forme espressive contemporanee.
Dopo la selezione sono state assegnate tre medaglie d’oro ex-aequo a: Politecnico di
Bari, Università “G. D’annunzio”, Chieti-Pescara e Università IUAV di
Venezia; tre medaglie d’argento
ex-aequo: Università di Bologna (due lavori); Università di Napoli “Federico
II” e cinque menzioni
d’onore, tra le quali figura anche un’altra tesi di laurea in
architettura del Politecnico di Bari.
In riferimento alla tesi sul restauro del Castello normanno
di Ginosa, premiata con la medaglia d’Oro, nel verbale della giuria si legge: “La tesi sviluppa un progetto di restauro assai
complesso proponendo una rigorosa metodologia d’intervento puntualmente
rappresentata in tutte le sue fasi e alle diverse scale di approccio, dal
contesto territoriale, al dettaglio architettonico. Valorizzano il lavoro
l’ottimo livello del rilievo architettonico, il riferimento e la lettura della
struttura morfologica del contesto territoriale, la puntuale analisi del
degrado, la lettura dei dissesti strutturali e gli interventi di consolidamento
materico-strutturali previsti, sempre attenti al criterio del ‘minimo
intervento’, aspetto centrale nell’ambito dell’intero lavoro. Di notevole
interesse, nella valutazione del progetto, è la nuova destinazione d’uso
prevista che esalta il valore delle preesistenze senza alterare il significato
dell’architettura e i suoi caratteri di autenticità”.
Il
castello normanno di Ginosa, edificato attorno all’XI° secolo è inagibile dal
2014 a seguito dell’alluvione che coinvolse la città. “Il progetto realizzato dai neo-laureati – dice la coordinatrice
del laboratorio di tesi, Rossella de Cadilhac – in sintonia con l’antica spazialità ed in accordo con le risorse
locali, i bisogni e le aspettative della collettività di Ginosa, propone con
interventi minimi di trasformare il Castello in un luogo esperienziale con finalità
ludico-didattiche dove relazionare il gioco con le discipline dell’arte, della
scienza e dell’archeologia. Il progetto di restauro, nel restituire gli
ambienti del palazzo, ne valorizza i caratteri identitari e crea le condizioni
per accogliere un museo anticonvenzionale, dove l’esperienza ludica, il
divertimento, l’emozione e l’intrattenimento diventano un formidabile strumento
educativo non solo per il mondo dell’infanzia ma anche per il pubblico adulto,
dove i percorsi e le aree tematiche, pur offrendo la possibilità di scoprire e
sperimentare il gioco in piena autonomia, favoriscono meccanismi di interazione
sociale fra i diversi fruitori”.