Ieri, 11 settembre, uomini e donne si sono riuniti in Piazza Cavour alle sette e un quarto circa per dare inizio alla “Marcia delle donne e degli uomini scalzi”, per manifestare solidarietà ai migranti.
Il corteo era guidato da alcuni membri della cooperativa Auxilium, e a seguire vi erano i Consiglieri, la vice-Sindaco Rosa Calò, e alcuni uomini della protezione civile.
Diversi sono stati gli inni cantati a gran voce durante la marcia (“Grazie Italia, grazie Bitonto”).
E, dopo aver percorso alcune tra le strade principali del paese, il tutto si è concluso nel luogo in cui è iniziato, ed è proprio lì che la vice-Sindaco ha invitato tutti a formare un grande cerchio.
A prendere la parola per prima è stata la professoressa Rosanna Perillo: “Oggi c’è un grave problema umanitario, e di fronte ad esso dobbiamo scegliere da che parte stare. Noi stiamo dalla parte di chi soffre, di chi fugge dalle guerre, dalla fame, dalle torture. Questa marcia è per sensibilizzare l’opinione pubblica, e per dire che noi abbiamo scelto da che parte stare, e cioè dalla parte di chi ci chiede aiuto”.
“Grazie per aver partecipato e facciamo in modo che le nostre parole combattano gli stereotipi di cui la nostra società è formata”, ha concluso la prof.
Poi, è intervenuta Rosa Calò: “Il nostro comune non poteva chiudere gli occhi e non partecipare a questa manifestazione”.
“Questo piccolo percorso – ha osservato – serviva a far comprendere quanto può essere difficile il cammino verso una nuova società. Il vero problema di oggi è che donne uomini e bambini sono alla ricerca di spazi di vita e la vita è un diritto inalienabile. Stamattina ho dovuto ascoltare una persona anziana che diceva che il nostro mediterraneo è inquinato dai tanti cadaveri che ci arrivano da lontano. Ho capito, grazie ad egli, che un’azione doverosa che dobbiamo condurre è quella di far comprendere che una cultura diversa non è altro che ricchezza, e che le paure vanno rimosse. La consapevolezza è il primo passo per l’accoglienza”.
A chiusura della manifestazione, a prendere la parola è stato un migrante della cooperativa Auxilium: “Noi della cooperativa Auxilium non possiamo far altro che dire grazie a tutti coloro che hanno partecipato a questa marcia, e spero che si continui a fare accoglienza, perché scappare dal proprio paese non è facile. Ma da quando sono qui, e dopo aver visto la vostra solidarietà e generosità ho dimenticato tutta la sofferenza che ho visto stando nel mio paese”.
Ma quando tutto sembrava essere terminato e quasi tutti avevano indossato le scarpe, a prendere la parola è stato un bambino: “Io ammiro tutti coloro che sono fuggiti dal proprio paese, perché hanno capito che c’è posto migliore dove poter vivere. Ma soprattutto ciò che mi stupisce sono coloro che sono andati incontro alla morte per trovare una vita migliore, hanno avuto così tanto coraggio da vincere la paura”.
Egli, pur piccolissimo, ha insegnato qualcosa a tutti i presenti, e cioè che il mondo va sensibilizzato, e che i problemi non vanno nascosti, ed è importante che se ne parli perché tutti sappiano e aiutino chi ne ha bisogno.
Scappare dal posto in cui si è nati, cresciuti, e in cui ci sono tutte le persone che amiamo non è mai facile. Soprattutto se la meta è un posto in cui non si è mai stati e di cui tanto meno si conosce la lingua. Per questo è importante far capire a coloro che si sentono soli che non lo sono affatto, perché per fortuna ci sono comunità, come la nostra, che accettano chi è diverso e cercano di aiutarlo affinché non esistano più casi di emarginazione o di razzismo.