Le disposizioni e i consigli rivolti negli ultimi giorni ai cittadini, già impauriti dall’emergenza Covid 19, non piacciono a tutti.
Di seguito, il lungo sfogo e gli interrogativi che una nostra affezionata lettrice ha voluto condividere con noi:
Da due mesi, sono chiusa in casa.
Certo, essere privata di molte libertà, in modo netto e improvviso, non è stato piacevole, ma sono sempre stata convinta che tutte le misure imposte fossero necessarie per limitare i contagi da Coronavirus.
Questa maledetta malattia fa davvero paura e ho rinunciato di buon grado a tutto, persino a vedere i miei figli e i miei anziani genitori, proprio per salvaguardare la salute mia, dei miei cari e di tutta la comunità.
L’unico privilegio che mi è concesso è quello di andare a fare la spesa. Una volta alla settimana, proprio come hanno raccomandato tutti, indossando sempre guanti e mascherina.
Perché ora mi si vuole negare anche la libertà di andare nel mio negozio di fiducia?
In questi mesi, ho ascoltato infatti tante volte ripetere che ognuno deve preferire le attività del proprio quartiere o coloro che permettono il servizio a domicilio. Ma perché?
Da anni sono cliente di un supermercato, fuori dalla mia zona, tra l’altro poco servita. Lì trovo qualità e convenienza, condizione che di questi tempi diventa ancor più importante. Per non parlare della familiarità, dei consigli e dei sorrisi che i commessi mi riservano anche al di sotto della mascherina. Perché dovrei rinunciare a tutto questo? Perché dovrei far un torto a me stessa e persino all’esercizio commerciale, a maggior ragione in questo momento di crisi? Perché, magari, in nome della vicinanza territoriale, dovrei prediligere negozi che hanno deciso di aumentare i loro prezzi (gli stessi che anche il sindaco chiede di boicottare)?
È una richiesta che davvero non accetto.
E capisco ancor meno la scelta di chiudere al traffico, proprio nelle ore più “calde”, due delle strade più “commerciali” della nostra città, che ospitano persino attività che accettano i buoni spesa messi a disposizione del comune.
Una disposizione, ordinata in nome del Covid 19, che sembra in realtà andare proprio contro quanto ci consigliano da mesi.
Non voglio qui parlare degli ingorghi che probabilmente andranno ad interessare le vie parallele o le ore libere da divieto, né del timore che, costringere tutti a camminare, potrebbe rendere ancora più possibile il rischio assembramento. Mi chiedo piuttosto: come faranno le persone a caricare in spalla la spesa necessaria per sfamare per una settimana la propria famiglia? Sarà una scusa in più per uscire più volte? Come possono le istituzioni limitare ancora di più i nostri spostamenti e andare a colpire le attività del nostro territorio?
Credo che questo non sia proprio il momento degli esperimenti o del terrorismo psicologico, ma piuttosto di informare, di mettere in guardia i cittadini, di vigilare sul rispetto delle norme e di tendere la mano agli esercenti locali.