“Le nostre strade, la nostra casa”, il nuovo progetto che ha debuttato ieri nelle due piazze principali del Centro storico (leggasi piazza Cavour e piazza Cattedrale) si pone tre obiettivi essenziali.
Preservare da possibili danneggiamenti il patrimonio pubblico di grande valenza storica e architettonica della parte antica della città; favorire la fruizione degli spazi della città vecchia garantendo quanta più vivibilità possibile, anche alle famiglie; consolidare il ruolo delle cooperative sociali di tipo B presenti sul territorio.
Già, perché questa idea di monitoraggio sociale, piena zeppa di presidio, informazione, educazione e sensibilizzazione verrà portata avanti dal Centro aiuto psico-sociale (Caps) e da “La Rosa blu”, ed è indirizzata prevalentemente ai giovani frequentatori dei locali e delle strade del centro storico coinvolti in episodi e comportamenti che incidono negativamente sulla qualità della convivenza sociale nei luoghi del divertimento serale.
Perché nasce, allora, questo unicum in tutta la Regione? Dall’analisi dello status quo, che dice come “al termine del periodo di chiusura per la pandemia – le parole del sindaco Michele Abbaticchio – i centri storici che ospitano la movida sono alle prese con fenomeni di disturbo, che trovano origine principalmente tra i giovani, che a volte anche a causa di abuso di alcool e sostanze stupefacenti o disagio sociale si rendono protagonisti di comportamenti incivili e sconvenienti per sé e per gli altri. Si tratta di fenomeni la cui percezione è stata amplificata dalla condivisione forzata, in conseguenza degli orari del coprifuoco (dalle 21 alle 24, quindi, a seconda dei periodi), degli stessi spazi da parte dei giovani e delle famiglie”.
“Le nostre strade, la nostra casa” vuole dare disciplina, allora. Tranquillità. Educazione civica. Far capire ai più – ragazzi in primis – che è come se fossimo a casa nostra (#comefossiacasatua è il motto di tutto, allora, anche su Facebook e Instagram): nelle nostre mura desidereremmo mai che qualcuno lasci immondizia, imbratti muri, dia vita a rissa, beva qualche bottiglia di troppo ubriacandosi?
“Questa nostra iniziativa pilota – ha sottolineato l’assessore al Welfare, Gaetano De Palma – può rappresentare una valida forma di collaborazione e supporto alle forze dell’ordine e alla polizia locale, che spesso sono in difficoltà nel monitoraggio in centri storici la cui area, come nel nostro caso, è davvero molto vasta”.
Cosa vedremo, dunque, nei weekend estivi? Un vero e proprio presidio della movida, centrato nelle due piazze e che si estenderà alle aree circostanti. In piazza Cavour è previsto un automezzo mobile, mentre in piazza Cattedrale gli operatori saranno presenti con un gazebo informativo. Le due equipe saranno composte da quattro unità di personale ciascuno, comprendenti psicologi, educatori ed esperti qualificati, affiancati da operatori che potranno utilizzare monopattini elettrici per muoversi agevolmente in tutta l’area per il monitoraggio delle situazioni di potenziale disturbo.
L’iniziativa punta a raggiungere i giovani con la distribuzione di materiale informativo, la somministrazione di questionari anonimi e, soprattutto, con l’utilizzo di simulatori e strumenti di realtà virtuale, grazie ai quali far provare gli effetti di comportamenti errati e dell’abuso di alcol e sostanze stupefacenti.
Tutto per un totale di 30mila euro – ha spiegato il responsabile del Piano Sociale di Zona, Andrea Foti -, con la possibilità di estenderla in altre aree della città o in giornate diverse dal venerdì, sabato e domenica per esigenze o eventi specifici.
“Obiettivo centrale del progetto – ha spiegato la referente della cooperativa CAPS, Sabrina Signorile – è il coinvolgimento emotivo dei giovani, perché abbiano modo di capire quali sono le conseguenze dei loro atteggiamenti sbagliati. Abbiamo per questo progettato un intervento di mediazione culturale, che partendo dal disagio giovanile focalizzerà l’attenzione sul rispetto dell’ambiente e sul rispetto degli altri”.