La legge 142 del 1990, oltre a prevedere l’istituzione delle Città Metropolitane e a portare all’istituzione dello statuto comunale, avviò anche a Bitonto il lungo e intenso dibattito sulla figura del difensore civico. Una figura di garanzia, a tutela del cittadino, con il compito di accogliere i reclami non accolti in prima istanza dall’ufficio reclami del soggetto che eroga un servizio.
Detto anche “ombudsman”, termine che deriva dall’omologo ufficio di garanzia costituzionale istituito, nel 1809, in Svezia, primo stato ad introdurre nel proprio ordinamento una figura del genere. Nella lingua locale, significa «uomo che funge da tramite». Una sorta di mediatore tra cittadino e istituzioni.
Nel corso del XX secolo, se pure in forme molto diverse, l’istituto del difensore civico si è diffuso in molto ordinamenti statali. Anche in Europa.
In Italia, si iniziò ad immaginare questa figura istituzionale negli anni ’70, a livello regionale. Ci fu bisogno di attendere il 1990 per avere l’introduzione del difensore civico nell’ente locale, la cui disciplina giuridica fu aggiornata negli anni successivi. Una discussione lunga che, a differenza di quasi tutti i Paesi europei, in Italia non ha mai portato all’approvazione vera e propria di una legge istitutiva, ma solo ad una disomogenea declinazione a livello regionale, nelle province autonome e in alcuni comuni.
In ogni caso, si tratta sempre di un’autorità amministrativa indipendente, nata per avere ampie prerogative di autonomia e indipendenza dai vertici politici e per tutelare i diritti e gli interessi dei cittadini, nel rapporto con la pubblica amministrazione.
Non è un caso che il dibattito su una figura del genere si fece più intenso nei primi anni ’90, quando il clima di sfiducia verso le istituzioni e i suoi rappresentanti si acuì e quando l’ostilità verso i classici istituti di mediazione, i partiti politici, giunse al massimo livello.
Nello statuto del Comune di Bitonto, all’articolo 40, «è istituito il difensore civico, ulteriore organo di garanzia dell’imparzialità e del buon andamento dell’amministrazione comunale, al quale spetta di segnalare, anche di propria iniziativa, abusi, disfunzioni, carenze e ritardi dell’amministrazione esclusivamente nei confronti dei cittadini. Dura in carica cinque anni e non è rieleggibile. Resta comunque in carica e conserva lo status fino alla nomina del successivo purché la stessa intervenga entro un anno dalla scadenza. Decorso tale ulteriore termine il difensore civico decadrà comunque dall’incarico».
Ma, nonostante fosse espressamente previsto, il dibattito sulla sua istituzione, in città, è andato avanti per un ventennio, per poi spegnersi completamente senza mai vedere il suo compimento.
Scriveva così, addirittura nel 2008, ben 18 anni dopo l’istituzione ufficiale, la testata BitontoLive, in un articolo a firma del nostro attuale direttore Mario Sicolo: «Punto e a capo. Si riparte. Per sapere chi sarà il difensore civico della nostra città, chissà quant’altro tempo dovremo aspettare. Intanto, ci sono altri sei nomi che guardano a quella carica con una certa fiducia. La storia va avanti da un po’ di tempo. Si trascina stancamente come una soap opera da mille e passa puntate».
Era il 26 aprile e, di lì a qualche giorno, Raffaele Valla sarebbe diventato ufficialmente il nuovo sindaco di Bitonto.
«Dopo aver percorso tutto il normale iter, la pratica s’era arenata in consiglio comunale, imponendo una revisione del regolamento. La rosa agognata, che era approdata in sala consiliare, aveva sei petali: il geometra e giornalista Franco Amendolagine, l’avvocato Luigi Carbone, l’ingegner Francesco Minenna, il dottor Gerardo Pagone, l’avvocatessa Anna Maria Saracino, l’insegnante Marco Vacca, in rigoroso ordine alfabetico. Tutto questo, però, non trovava seguito» si racconta nel testo dell’articolo, aggiungendo, alla fine, il naufragio di quel tentativo di istituire il difensore civico e la successiva presenza di un’altra rosa di possibili candidati, dai nomi, tuttavia, ancora ignoti. E tali sarebbero restati fino all’anno successivo, quando, in un nuovo articolo pubblicato sempre su BitontoLive, lo stesso autore si chiedeva quando quella figura così tanto voluta sarebbe arrivata anche a Bitonto.
Mai, sarà la risposta giusta, in quanto negli anni successivi si sarebbe spento definitivamente il dibattito sull’argomento. Dibattito iniziato nel ’90 e proseguito quando, sette anni dopo, nel dicembre ’97, fu redatto il regolamento per la sua attuazione. Ci vollero altri sei anni per la pubblicazione del bando per lòa presentazione delle candidature, giunto nel settembre 2003.
Le candidature, ben 57, dovevano essere esaminate dal Forum delle Consulte, per la definitiva rosa di nomi, da cinque a dieci, tra i quali il consiglio comunale avrebbe dovuto eleggere il difensore civico.
Una notizia che in molti, in città accolsero sì con giubilo, ma anche con alcune perplessità, riportate in un comunicato pubblicato sul “da Bitonto” dell’ottobre 2003 e firmato da diverse associazioni. Perplessità dettati da vari motivi, tra cui la responsabilità finale della massima assise cittadine nell’elezione della carica.
Seguirono anni di discussioni infruttuose, prima della definitiva caduta nell’oblio del difensore civico e di ogni tentativo di eleggerlo.