La parola fine è stata messa ieri l’altro, il 20 aprile, allorché anche il Consiglio comunale ha deliberato che la nuova scuola “Anna De Renzio” non s’ha da fare. Mai più.
L’emiciclo, in realtà, ha soltanto preso atto di ciò che aveva deciso la giunta di Michele Abbaticchio il 6 aprile. Dichiarare chiuso per sempre il cantiere (in realtà mai esistito) situato tra via Ammiraglio Vacca e via Traiana, laddove sarebbe dovuta sorgere la struttura, ed estinguere il mutuo di circa 1milione e 200mila euro nel frattempo rimasto in piedi con la Cassa depositi e prestiti (Cdp).
Già, la famigerata e fantomatica nuova scuola “Anna De Renzio”. Un’altra triste storia della nostra città. Da qualunque punto di vista la si guardi.
Doveva essere un edificio all’avanguardia, con 24 aule più palestra, laboratori scientifici, biblioteca e stanza per mensa ed uffici, per consentire agli alunni di lasciare l’immobile di via Carrara, in pieno centro, dal 1974 sede scolastica nonostante non ne avesse le caratteristiche. E con tanto di fitto pagato dal Comune.
Adesso non serve più. E non solo perché i piccoli studenti hanno trovato (finalmente) un’altra sistemazione. Ma soprattutto perché, visto il calo delle nascite e l’aumento dell’età media della popolazione bitontina, sono altre le strutture su cui investire.
L’inizio è datato dicembre 2003, quando l’allora esecutivo di Nicola Pice affida a un gruppo di progettazione l’incarico di redigere il progetto dell’istituto scolastico.
Qualche mese dopo, nell’estate 2004, l’aula di Palazzo Gentile dà il via libera al piano dei lavori (costo oltre 5milioni di euro), che però dal Comune avrebbero coperto interamente grazie ai mutui contratti con la Cassa depositi e prestiti.
Il 31 gennaio 2007 tutto è pronto affinché la Tecnova srl di Gioia del Colle, azienda che si aggiudica nel frattempo l’appalto, possa iniziare i lavori.
All’evento c’è pure Monica Guerritore, in quei giorni in città perché impegnata al teatro Traetta con lo spettacolo “Giovanna D’Arco”.
Però quello che doveva essere “tra i più belli edifici scolastici presenti del nostro territorio” (l’assessore all’Istruzione Vito Masciale dixit), inizia a essere soltanto un viavai di carte e ricorsi tra corso Vittorio Emanuele e la ditta gioiese.
Succede, infatti, che “l’esecuzione dei lavori – si legge nella delibera del 6 aprile scorso – si sviluppava però con discontinuità, intempestività e negligenza da parte dell’appaltatore e con notevoli ritardi rispetto alle previsioni del programma di progetto fino a giungere alla totale inattività del cantiere”.
E accade anche che il “maggiore importo necessario per l’esecuzione dell’opera ha reso di fatto impossibile negli anni passati l’individuazione delle risorse finanziarie aggiuntive a quelle disponibili per l’appalto della nuova opera”.
Tutti ingredienti che fanno capire quale sarebbe stata la direzione da prendere. Senza se e senza ma.
Si arriva, allora, al 6 aprile 2017, quando il Comune decide di estinguere il mutuo con la Cdp e di utilizzare la somma risparmiata, 1milione e 200mila euro, per “l’esecuzione di lavori urgenti ed indispensabili per la conservazione e la manutenzione straordinaria degli edifici scolastici presenti sul territorio”.