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“La dignità come valore assoluto”, Paolo Intini spiega le ragioni delle sue dimissioni

Il dimissionario consigliere comunale illustra le ragioni del suo abbandono: sotto accusa la maggioranza ed il difficile rapporto in questi quasi tre anni di mandato

Lucia Maggio by Lucia Maggio
31 Marzo 2015
in Politica
“La dignità come valore assoluto”, Paolo Intini spiega le ragioni delle sue dimissioni
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Paolo Intini svuota il sacco. Il dimissionario
consigliere comunale, a cinque giorni dal suo annuncio shock, ove comunicava la
decisione di lasciare il suo incarico nella massime assise di Palazzo Gentile,
spiega il perché di tale passo. E lo fa evidenziando le pecche della maggioranza, con la quale ha avuto
enormi difficoltà nel collaborare, in quanto miope e sorda dinanzi al suo
operato.

Di
seguito riportiamo il testo integrale pubblicato ieri da Paolo Intini sul suo
profilo Facebook.

“La
dignità come valore assoluto.

Sin dal
mio primo vagito politico mi sono chiesto se etica e politica potessero
viaggiare su strade parallele, in modo che l’una non prevaricasse l’azione
dell’altra. Questo perché l’esperienza di una vita mi ha, per lo più,
presentato la figura del politico come colui che dovesse, per forza di cose,
essere costretto ad indossare una doppia divisa morale: quella che attiene alla
sua sfera privata, dei rapporti umani per cui è d’obbligo ubbidire ad un codice
di regole e quella che attiene alla sfera politica per cui nessuna azione
politica è possibile se costretti a tener conto della morale dominante, secondo
la quale non si può governare con il “pater noster”, ma è necessario “sporcarsi
le mani” per una efficace attività politica.

Non ho
mai considerato la morale come affare privato e la politica come affare
pubblico, regolata da criteri diversi, per cui in controtendenza con il
pensiero dominante, credo fermamente che etica e politica abbiano bisogno l’una
dell’altra, nella misura in cui è necessario porre in essere il proprio agire,
guidati dai propri ideali, perché “ la politica senza l’etica è cieca e l’etica
senza politica è vuota”.

Che
governare sia uno dei mestieri impossibili, perché gli uomini non sono soggetti
passivi, è una realtà che ho toccato con mano ogni giorno, ma se ci fosse stata
una convivenza armonica l’azione convergente di tutti avrebbe portato maggiore
armonia sulla scacchiera ( vedi l’approvazione del Regolamento sull’Uso del
Teatro Comunale “Tommaso Traetta”).

E invece
mi sono trovato di fronte coloro che “amano il successo più che la gloria, che
desiderano soprattutto l’obbedienza, il dominio sugli altri”.

In un
contesto in cui ognuno difende il proprio “particolare”, spesso a scapito della
tutela dei diritti della persona, del bene comune, dimenticando che i ritardi
e/o le mancate risposte nei procedimenti amministrativi ledono i diritti dei
cittadini, è maturata in me la piena consapevolezza che remare controcorrente
senza la benché minima possibilità di essere considerato in proposte
costruttive è estenuante, logorante, asfissiante e deprimente . Ma mi è stato
insegnato che la politica è servizio alla speranza, individuale e collettiva, è
passione civile, alla continua ricerca di quel bene comune a cui ogni governo,
a qualsiasi livello, deve tendere.

Forte di
questa idea di politica, da cui è impossibile derogare se si vuole rimanere
ancorati a quella onestà intellettiva e spirituale, a quei valori etici intorno
ai quali mi sforzo di fare ruotare tutta la mia esistenza, ho lottato e resistito
sino ad oggi nel ruolo del Don Chisciotte.

Intere giornate trascorse ad
esaminare e studiare le proposte della maggioranza, per elaborarne eventuali
altre alternative e possibilmente migliorative per l’intera cittadinanza, per
dare sostanza al mio ruolo di consigliere della minoranza, fidando nel dovere
morale della maggioranza di ascoltare e favorire la partecipazione di chi
comunque rappresenta una parte degli elettori e quindi dei cittadini. Ma questa
mia fede, man mano, è venuta meno, per la totale chiusura della maggioranza nei
confronti dell’opposizione ed in particolare, del sottoscritto.

Come attore non protagonista:

– ho proposto la modifica al
Regolamento I.U.C. ( Imposta Unica Comunale ), art. 59, co. 1.6:” Tari (
Tassa sui Rifiuti Urbani ) Esenzione Terzo Settore “….. I locali
permanentemente utilizzati da Enti senza scopo di lucro e/o ecclesiastici senza
scopo di lucro, a condizione che nei suddetti locali non svolgano attività
commerciali”.
– ho proposto la modifica del regolamento COSAP;

le due proposte sono state
puntualmente bocciate, nonostante alcuni componenti della maggioranza erano, in
pectore, favorevoli; per la I.U.C. a tutt’oggi gli enti interessati non sono in
grado di sapere se devono o non devono pagare;

– ho presentato modifica al
regolamento comunale “Disposizione per lo sviluppo e norme per l’insediamento
delle attività produttive e commerciali nell’ambito del centro antico” e
nonostante il parere favorevole della Conferenza di servizi, la delibera giace
ancora nei cassetti degli uffici comunali;
– ho presentato dal 17 aprile 2013 a febbraio 2015 diverse interrogazioni
scritte al Sindaco, delle quali si aspettano ancora le risposte, inerenti
problematiche di rilevante interesse comunitario quali; cimitero, piscina
comunale, IUC. IMU, COSAP, il verde pubblico ed arredo urbano, ecc.

Le mancate risposte scritte da
parte dei relativi organi competenti, in palese violazione di disposizioni
legislative e regolamentari, conseguenti di un atteggiamento decisamente
arrogante ed antidemocratico, mi spingeva all’invio di una prima missiva, alla
Prefettura di Bari, in data 24-01-2014 e di una seconda in data 10-02-15,
chiedendo espressamente al Prefetto di Bari di intervenire presso gli organi di
governo del comune di Bitonto, affinché si ottemperasse a quanto normativamente
stabilito in merito al rispetto dei tempi e delle modalità delle risposte alle
interrogazioni poste, utili all’espletamento del proprio mandato e quindi
all’esercizio delle proprie funzioni di consigliere comunale.

Unica risposta: il silenzio!

Alla fine della seconda
missiva mi chiedevo che senso avesse continuare ad esercitare il proprio
mandato, se continuava a venir meno il rispetto delle regole democratiche.

Ci ho messo il cuore e
l’anima, quindi, prima ancora della ragione, prima ancora della propria
competenza, delle proprie capacità, per poter empaticamente entrare in sintonia
con il mondo esterno, con coloro che vengono a “mendicare” un proprio diritto,
ad esternare i propri bisogni, le proprie aspirazioni e non di rado le paure,
le angosce per un futuro dalle tinte fosche.

Mi sono illuso che il potere
di un pubblico amministratore fosse esercitato come servizio alla cittadinanza,
ma in me si è fatta sempre più presente l’idea che l’apparente democrazia, in
cui cercavo di dimenarmi, si trasformasse in governo dei peggiori. 

Questo perché non si è
peggiori soltanto quando ci si approfitta del proprio ruolo per interessi
personali, ma anche quando si impedisce ad un “servo del popolo” di assolvere
al proprio ruolo, di esercitare le proprie prerogative, le proprie funzioni.

Mi auguro che la politica si
rinnovi, che rinasca uno spirito autenticamente morale, affinché l’azione
amministrativa sia più trasparente, che si restituisca alla politica la sua
anima etica, che la tanto declamata partecipazione collettiva sia veramente ed
autenticamente concretizzata, ognuno nel proprio ruolo. 

Contrariamente si affamerà
sempre più la democrazia.

Al giro di boa della mia
avventura politica, ho voluto fare una scelta: se lasciare che la mia dignità
di uomo e di politico venisse calpestata da “burattinai”, rendendomi parte di
una schiera di burattini oppure preservarla come il bene più prezioso. 

Ho scelto la seconda via.

Sono consapevole che il mio
gesto sarà oggetto di dibattiti, nonché di illazioni e pettegolezzi, ma ciò non
mi scompone più di tanto, perché è nell’ordine naturale delle cose che ciò
avvenga. 

Per quel che mi riguarda ho
dato ascolto alla mia coscienza, tanto basta per affrontare la vita futura , in
un’azione altruistica , nella consapevolezza di aver preservato la mia onestà,
la mia integrità morale, politica ed intellettuale.

Un grazie alla segreteria
locale e al gruppo consiliare del Partito Democratico, al Sig. Sindaco, ai
Sigg. Assessori Comunali, ai Sigg. Consiglieri tutti, al Segretario Generale e
Sigg. Dipendenti del Comune di Bitonto.

Un grazie a tutti coloro che
mi hanno eletto, sostenuto ed aiutato in questa mia battaglia contro i “don
Rodrigo” di turno (esponenti del potere politico e responsabili del potere
tecnico-amministrativo).

Un grazie a coloro che hanno
creduto e continueranno a credere in me.”

Tags: bitontoconsiglio comunaleda Bitontodimissionipaolo intinipolitica
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