Nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia inviata al Parlamento (relativa a gennaio-giugno 2019) appare sempre elevata, in provincia di Bari, “l’incidenza dei reati contro il patrimonio, rapine e furti con “spaccata”, spesso caratterizzati dalla particolare aggressività degli autori”.
A questo si aggiunge “il fenomeno delle rapine a furgoni portavalori e agli autotrasportatori, molto spesso accompagnate anche dal sequestro di persona in danno dei conducenti. Tali reati vengono portati a compimento con il ricorso a tecniche d’assalto paramilitari, che sottendono una particolare capacità organizzativa. Tutte caratteristiche che, come dimostrato dalle indagini condotte negli ultimi anni, sono appannaggio di gruppi criminali operanti per lo più nelle zone di Cerignola, Andria e Bitonto, non di rado operanti in sinergia”.
Il 31 marzo 2019, in agro di Cerignola, la Polizia di Stato ha arrestato sei persone – tre residenti nel basso Tavoliere ed i restanti originari di Bitonto – “gravemente indiziati di far parte del commando armato che il 20 novembre 2018 rapinò sull’A/14 – agro di Canosa di Puglia (BT) un furgone portavalori. Nel corso della fase esecutiva del provvedimento, all’interno di un capannone tra Stornarella e Cerignola, sono state rinvenute e sequestrate, armi, droga, veicoli di incerta provenienza e altro materiale che induce a supporre che il gruppo fosse in procinto di eseguire un altro assalto”.
Il 29 aprile 2019, invece, a Bitonto, a seguito di una perquisizione in alcuni terreni agricoli a Palombaio, la Polizia di Stato rinveniva e sequestrava una pistola beretta calibro 7.65 con matricola abrasa e 14 proiettili calibro 357 magnum. “Nella circostanza, venivano altresì rinvenuti e sequestrati diversi materiali solitamente in uso alle bande di rapinatori, tra cui, un jammer idoneo ad inibire le comunicazioni radio/telefoniche, un telecomando modificato per inibire la chiusura dei veicoli a scopo antirapina, una ricetrasmittente, una parrucca, due barbe finte, quattro torce a led complete di fascia per la testa, quattro maschere carnevalesche in gomma, due passamontagna, tre scaldacollo, due telefoni cellulari, una sega circolare a scoppio, un foglio adesivo con caratteri alfanumerici atti ad alterare le targhe dei veicoli. Si ritiene che il sito possa essere un deposito in uso ad una banda specializzata in assalti ai portavalori, attività in cui anche la criminalità bitontina è particolarmente specializzata, spesso condotta in sinergia con le squadre, altrettanto specializzate, di Cerignola ed Andria”.
Nel semestre in esame sono stati numerosi gli episodi di “danneggiamento di autovetture e gli attentati incendiari in genere che, per la loro sistematicità ed efferatezza, si ritengono connessi a strategie estorsive tipiche della criminalità organizzata. Da non sottovalutare, inoltre, il fenomeno dei furti di prodotti farmaceutici – avvenuti per due volte anche a Bitonto – che potrebbe delineare una nuova frontiera del crimine, stante l’alta redditività a fronte della grande domanda sul mercato illegale”.
In questo quadro, ovviamente, si conferma l’enorme gestione del traffico illecito di sostanze stupefacenti e la connessione sempre più forte tra i clan baresi e quelli bitontini.
Alleato degli Striscuglio è il gruppo Telegrafo, operante nel quartiere San Paolo e coinvolto in una faida contro il clan Mercante che, invece, resta vicino ai Capriati (attivo a San Girolamo – Fesca e nei comuni di Bitonto, Modugno, Mola, Valenzano, Giovinazzo e Putignano) e alleato dei Diomede (operante al Libertà, ma anche a Carrassi, Poggiofranco, Picone, San Paolo, San Pasquale e a Bitonto, Triggiano, Adelfia, Altamura e Gravina).
A Bitonto, in particolare, le “azioni repressive dello Stato, nel porre sicuramente un freno all’escalation di episodi di violenza fra i contrapposti clan Cipriano e Conte (articolazione dei Capriati), non hanno del tutto escluso la probabilità di una ripresa delle ostilità fra i diversi clan, finalizzata a ridisegnare il quadro dei vertici, stante il vuoto dei poteri creatosi”.
Il 30 aprile 2019, a Bitonto, il GUP del Tribunale di Bari ha emesso la sentenza n. 13992/15 RGNR – 6689/18 RG GIP – 1872/18 RG SENT, condannando, a pene comprese tra i 20 e i 3 anni di reclusione, nove imputati “ritenuti a vario titolo coinvolti nei quattro agguati, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose, consumati a Bitonto il 30.12.2017 nell’ambito della faida in atto tra i clan Conte e Cipriano”.
Sempre il 30 aprile 2019, il GUP del Tribunale di Bari ha depositato sentenza n. 13992/15 RGNR-6689/18 RGGIP-1872/18 RG SENT “con cui ha condannato, riconoscendo per tutti l’aggravante mafiosa, sette appartenenti ai contrapposti clan Conte e Di Cataldo di Bitonto, resisi responsabili, tra luglio e ottobre del 2015, di ben cinque azioni armate, frutto dello scontro per il controllo delle piazze di spaccio in città”. “Oltre ai clan Conte e Cipriano, a Bitonto è presente, sebbene indebolito, il gruppo Cassano – Di Cataldo (legato ai Diomede di Bari) ed il clan Modugno, nato da una frattura interna al clan Conte ed affiliato agli Strisciuglio”.
Nella relazione la relazione della DIA ricorda il sequestro “tra i mesi di giugno e agosto 2018, nei confronti di un imprenditore di Bitonto, attivo nel settore della somministrazione di manodopera ad aziende della lavorazione delle carni. Gli accertamenti effettuati sull’uomo, ritenuto contiguo al clan Parisi, hanno ricostruito le sue illecite attività finanziarie a causa delle quali gli è stata sono stati contestati l’associazione per delinquere, reati fiscali, il riciclaggio e l’autoriciclaggio. Il provvedimento ha riguardato beni per un valore di oltre 31 milioni di euro, tra i quali un immobile ubicato nella provincia di Teramo”.