«Alla fine della vita non ci verrà chiesto se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili. Ed è la credibilità che genera autorevolezza».
Parole pronunciate da Rosario Livatino, giovane magistrato siciliano assassinato dalla mafia nel 1990, su cui è in corso un processo di beatificazione. Ed è proprio con queste parole che il vescovo di Cassano Allo Jonio Francesco Savino ha chiuso l’omelia della messa celebrata per il 300esimo anniversario della fondazione della confraternita di San Michele. La funzione religiosa si è tenuta nella chiesa di San Francesco da Paola, che tre secoli fa ospitava il convento dei Minimi, ordine fondato dal santo calabrese. In quel convento fu istituita la confraternita, poi spostatasi nell’attuale sede, la chiesa di Santa Maria dei Martiri.
«Viviamo un tempo in cui non siamo capaci di vivere la vera gioia. Pensiamo che essa corrisponda al godimento, anche a scapito degli altri. Ma non è vera gioia. Ecco perché dobbiamo riscoprire il rapporto con Dio» aggiunge monsignor Savino chiedendosi cosa deve fare la Chiesa di fronte a fenomeni che, nella società odierna, sono normali, come ad esempio le coppie formate da persone divorziate che si sono risposate: «Che fare? Negare eternamente l’eucarestia? Far finta che il fenomeno non esista e nascondere la testa sotto la sabbia non risolve il problema. Possiamo, invece, confrontarci, per darci un metodo, camminare insieme e insieme trovare una strada. La parola chiave deve essere “discernimento”».
Il vescovo conclude la sua omelia con l’appello ai fedeli a pregare per lui «perché sia un vescovo fatto popolo, un vescovo fatto vangelo, perché il rischio di ognuno di noi è di diventare solo un funzionario».
In questi giorni ricade anche il terzo anniversario della sua nomina a vescovo in Calabria, «una terra bellissima, ma sfigurata da poteri criminali. Pregate per me affinchè non venga mai meno al ruolo che Dio mi ha dato».