(di Donato Rossiello, Nico Fano)
I mercati finanziari a maggio hanno subito due forze contrapposte: se da un lato il quadro economico nei Paesi avanzati occidentali si è rafforzato, anche a seguito dei progressi delle campagne vaccinali e un contesto monetario/fiscale espansivo, dall’altro i nuovi focolai pandemici in Sudamerica ed Asia, nonché l’aumento inflazionistico, alimentano il dibattito tra gli analisti. Quali saranno le prossime mosse di governi e banche centrali?
Nello specifico, l’azionario ha “tenuto botta” con leggere correzioni, malgrado l’aumento di volatilità; la performance mensile è risultata positiva nella media globale (+1,6% l’MSCI All Country World), con i principali indici prossimi ai massimi storici.
In ambito obbligazionario i rendimenti governativi statunitensi son rimasti stabili (livello di 1,60% per il decennale), a testimonianza di quanto le caute dichiarazioni della Federal Reserve godano di estrema credibilità. Le aspettative sull’inflazione in significativo rialzo a inizio mese si sono poi ridimensionate nel corso delle settimane.
Prosegue il trend di indebolimento del dollaro. Il cambio euro-dollaro risale, da 1,20 (fine aprile) a 1,22 (fine maggio).
Negli ultimi scampoli di maggio spinge in accelerazione il prezzo del petrolio, giungendo sopra i 70 dollari al barile per la prima volta dal 2019. Con l’incedere delle attese d’inflazione l’oro ha recuperato, per via della sua tradizionale funzione da riserva di valore.
L’efficace contenimento del Covid-19 ha indotto un calo di circa il 75% dei nuovi casi giornalieri in Europa (-70% in USA) e un alleggerimento della pressione sui sistemi sanitari. La conseguente rimozione di molte restrizioni e la graduale reintroduzione di attività d’aggregazione/ristorazione stanno conferendo nuova linfa sia ad imprese che consumatori. Questo si traduce in numeri, con gli indici PMI di maggio in forte avanzamento nel settore dei servizi (da 50,5 a 55,2). Livelli elevati anche nel manifatturiero, 63,1 contro il 62,9 di aprile.
Dopo il rimbalzo registrato a partire dal primo trimestre 2021 il percorso di crescita negli USA si consolida, proseguendo la fase di rafforzamento dell’economia.
Nei Paesi emergenti sudamericani e asiatici la lentezza delle somministrazioni di vaccino e la diffusione di varianti del virus caratterizzate da una maggior contagiosità rendono tutto più complesso. Ciò nonostante il settore manifatturiero si sta rivelando decisamente resiliente, grazie al recupero della domanda globale e dell’export; i valori PMI rivelano un sentiment positivo. I dati cinesi continuano a presentare segni di espansione (seppure in fisiologica stabilizzazione della crescita e normalizzazione degli stimoli da parte delle autorità).
La pandemia si è rivelata un nemico ostico, difficile da debellare ma i risultati sono promettenti e orientati ad un rafforzamento della ripresa economica. L’OCSE ha infatti rivisto al rialzo le stime di crescita globale, dal 5,6% (del marzo scorso) al 5,8% attuale. Non sorprenda si parli di “eccezionale ripresa”, la quale traina l’attività economica globale ormai a livelli (non ancora sul trend) pre-Covid. In primis per Cina e Stati Uniti.