Avviso ai naviganti, nel senso di internauti.
Questo articolo prende spunto addirittura dal verso di una poesia, ergo gli odiatori (inusuale traduzione di termine anglosassone abusato: haters) di professione affilino pure gli artigli e facciano recapitare alla redazione vagonate di fango, tanto ormai ci siamo abituati.
Dunque, questa è la lirica traccia: “La terra triste ha il colore delle palme morte”.
C’è qualcosa di segretamente lancinante in queste parole di Piero Bigongiari, che mi martellano da ieri, da quando cioè ho avuto la triste sventura di scorgere subito dopo l’ingresso della villa, a sinistra, una aiuola con la terra riarsa e la base circolare del tronco di una palma purtroppo passata a miglior vita. Nell’indifferenza di tutti.
Ecco, questa immagine che ha qualcosa di straziante mi è sembrata la base necessaria da cui simbolicamente dovrà ripartire il secondo quinquennio targato Abbaticchio.
Cerco di spiegarmi.
Far sì che muoia un albero all’interno di un polmone verde comunale significa averla trascurata, abbandonata, dimenticata.
Vuol dire non essere intervenuti per tempo, magari anche quando qualcuno aveva già lanciato l’allarme del malessere di molte piante in città.
È il segno della scarsa o nulla attenzione che è stata accordata a questi esseri per i quali, nel corso degli anni, sono pure state spese centinaia e centinaia di euro. Che sono rigorosamente danari dei cittadini contribuenti.
Ecco, al di là di complesse attività diplomatiche e poco entusiasmanti camarille che hanno portato alla squadra di governo finalmente donata alla città ieri, mi auguro che nei prossimi cinque anni i nostri amministratori si mettano di buzzo buono ad auscultare il cuore di questa città, per coglierne aspettative e paure, interpretarne palpiti e tremori, comprenderne i problemi e trovarne le plausibili soluzioni, restando ben saldi nell’alveo dell’onestà.
Non altro chiedo a chi governerà Bitonto.