Due
ore quaranta minuti.
Tanto
ci ho messo, qualche giorno fa, per pagare la mia Tares, che ho trovato
maggiorata del 120%.
Un
salasso. Ancor più doloroso se si pensa che equivale quasi a metà dal mio
stipendio.
Quindici
giorni di levatacce all’alba, dopo più di un decennio di studi, perfezionamenti
e specializzazioni.
Ma transeat. C’è chi sta messo peggio, molto peggio di me.
La geremiade
stanca da sempre non mi appartiene.
Però,
centosessanta minuti tra la gente disperata alle prese con cartelle folli mi hanno suggerito qualche
interrogativo.
“Dou, nsciuun aveva paghèu”,
ha provato la ribellione un anziano dal volto fiero di aurore in campagna,
prontamente rintuzzato da un amico: “E
tiu c stèi a fèu dòu? Nan sì vnìut a paghèu?”.
E
la discussione è morta lì, ricadendo di nuovo sugli altri affanni quotidiani,
non di poco conto anch’essi.
Ora,
mi chiedo.
Posto
che tutti, ma proprio tutti stanno pagando, cioè stanno versando – nei forzieri dell’Agenzia delle Entrate (come giustamente sottolinea l’amico Vito) che poi lo girerà a Palazzo Gentile – il sangue che
gocciola giù da immani sacrifici, vogliamo sapere: che fine faranno tutti
questi danari che sono andati a rimpinguare le casse comunali?
Già,
perché, al netto delle manfrine reciproche tra maggioranza e opposizione, che, a
seconda del dibattito sulle responsabilità puntualmente e puerilmente palleggiate, oggi
gonfiano il petto e domani appendono il muso, sono soldi nostri.
Dei
cittadini tutti.
E
con essi non si scherza. Non si deve scherzare.
Per
questo, spingendo lo sguardo più in là, vogliamo una risposta politica
dall’amministrazione.
Sì,
ci piacerebbe che qualcuno ci dicesse che le cifre incassate (abnormi,
eccessive, esagerate) serviranno per migliorare il servizio di raccolta
differenziata, oppure per riasfaltare decentemente tutte, ma proprio tutte le
strade della città, poiché non ce n’è una integra, oppure, ancora, per assumere forze fresche e giovani nella
Polizia municipale di modo che venga migliorato il controllo del territorio e garantita più sicurezza ai bitontini terrorizzati dalla malavita…
Sono
solo nostre, umili proposte che non hanno affatto la pretesa d’essere imperiosi
consigli.
È
solo per sapere che fine faranno i nostri soldi. Punto.
Non vorremmo che, per
esempio, venissero utilizzati per rimediare a clamorosi errori
d’amministrazione pregressi, perché sarebbe delittuoso usare i nostri globuli rossi per coprire falle altrui…