Fino all’immediata vigilia
delle primarie, e cioè fino alle 7.59 di domenica, la sensazione era che tutto
fosse già scritto perché dinanzi a una sfida tra Davide (anzi, i Davide,
rappresentati da Dario Stefàno e Guglielmo Minervini) contro Golia (Michele Emiliano),
non doveva esserci partita.
Anche perché – stando agli
schieramenti in campo e alle dichiarazioni/comunicati apparsi sui media locali,
il sindaco Michele Abbaticchio, grandissima parte della maggioranza e il
Partito democratico appoggiavano l’ex primo cittadino di Bari. Quel che ne
rimaneva di Sinistra ecologia e libertà, la Puglia in più (già Puglia per
Vendola), il mondo agricolo e qualche singolo militante del Pd erano vicini
all’ex assessore alle Politiche agricole. Progetto Comune e Città democratica
(e anche qualche esponente ecclesiale?), infine, avevano dichiarato il voto
all’attuale titolare delle Politiche giovanili e Trasparenza.
Eppure, il voto bitontino
ha dato ragione al “Davide” Stefàno, non è stata una debacle per l’altro
“Davide” Minervini, mentre è stata una sconfitta per il “Golia” Emiliano.
Pd e sindaco battuti. È inutile negarlo, il Partito
democratico e il sindaco sono gli sconfitti delle primarie cittadine. Dalla
“Pescara”, infatti, una volta tanto avevano dato l’impressione di essere tutti
uniti nel sostegno a Michele Emiliano. E anche le parole del segretario Biagio
Vaccaro, pronunciate una settimana prima del voto, non lasciavano dubbi: «Emiliano
deve diventare il presidente della Regione perché ha capacità di sintesi,
perché è il segretario del partito e ha capacità amministrative» (http://www.dabitonto.com/politica/r/emiliano-non-governeremo-con-riunioni-di-maggioranza-ma-con-i-partiti/4796.htm).
Stessa cosa dicasi per il
primo cittadino bitontino che, seppur non dichiarandolo apertamente, appoggiava
il Michele barese, portandosi con sé almeno ¾ di maggioranza.
E allora cosa è successo?
Evidentemente non tutti si sono spremuti abbastanza nell’appoggio con i fatti
(e lo hanno dimostrato i voti di Mariotto, dove il lavoro certosino di Gaetano
De Palma ha portato i frutti), oppure qualche “Emiliano boys” ha preferito
disertare il seggio, oppure – ed è la cosa più probabile – al momento di
mettere la croce ha optato per Stefàno e Minervini.
Fatto sta che il Partito
democratico bitontino è alla seconda sconfitta consecutiva alle primarie
regionali (nel 2010 Francesco Boccia cedeva il passo a Nichi Vendola) e che
questa volta “l’alleanza” trasversale con il sindaco è stata tutt’altro che un
successo. Forse una piccola riflessione sarebbe utile.
Stefàno sbanca. «Abbiamo fatto un grande gioco di
squadra durato tre mesi e che ha dato i suoi frutti. A Palombaio siamo stati
bravissimi, a Mariotto ci siamo difesi benissimo perché 13 voti sono stati
importanti e a Bitonto abbiamo fatto un signor lavoro». Un fedelissimo di Stefàno gongola ancora e si gode il
risultato. Già, è stato il gioco di squadra il segreto del successo clamoroso
dell’ex assessore nella città dell’olivo. È stata la vittoria diNino
Colasanto e della Puglia in più, mattatori a Palombaio (96 voti su 120
votanti) e importanti anche a Mariotto, del sempre florido e mai domo Nicola
Lucarelli, di quella parte di Sel non vicina a Emiliano, di Gennaro
Sicolo e del mondo agricolo.
La
difesa delle liste civiche. Anche le liste civiche rischiavano
di essere spazzate via dal ciclone Emiliano, e invece hanno portato a casa un
bottino di 322 preferenze, anche aiutati da qualche “ribelle” del Partito
democratico e della maggioranza. Risultato, comunque, che può permettere a Progetto Comune e Città democratica di sedersi al tavolo dell’individuazione
del candidato consigliere di centrosinistra un po’ più a testa alta.