Settembre 2009: i quasi 30 condomini sono costretti a lasciare la loro palazzina di via Ammiraglio Vacca a causa di problemi strutturali.
Oltre quattro anni dopo, la situazione non è cambiata: immobile messo in sicurezza ma non ancora crollato e soprattutto non ancora ristrutturato.
In mezzo ci sono perizie, due progetti presentati (uno rifiutato e uno accettato), continui incontri con gli ex condomini. E l’ultima novità: il progetto definitivo sarebbe pronto da un anno ma sono gli stessi inquilini a non volerlo.
«Il piano per la palazzina è pronto da febbraio scorso e ha già avuto il placet del Comune – afferma Cosimo Bonasia, l’ingegnere che lo ha curato – ma gli ex residenti si oppongono perché lo ritengono troppo costoso». E perciò chiedono che non venga abbattuto, ma soltanto ristrutturato.
L’odissea parte oltre quattro anni fa, quando dopo una perizia dell’ingegnere comunale Giacomo De Michele, che ravvede pericoli di tipo statico e strutturale, l’allora sindaco Raffaele Valla ordina lo sgombero immediato dell’immobile. Polemiche e tensioni sono inevitabili, perché la vita di molte famiglie da un giorno all’altro cambia repentinamente. La perizia comunale, però, è giusta e confermate dalle successive. La palazzina, insomma, è pericolante e va messa in sicurezza.
«Qualche mese dopo viene commissionato uno studio per elaborare un progetto che rimetta in sicurezza la struttura –racconta Bonasia – sfruttando anche il Piano Casa regionale che concede bonus volumetrici». E allora, il 28 aprile 2011 viene presentato un primo progetto che, nonostante riceva il disco verde dalla Enac di Napoli – Roma, viene bocciato da Palazzo Gentile. Che rigetta la richiesta di realizzare un piano in più, così come chiesto dal piano.
Due anni più tardi, il 15 febbraio 2013, ne viene presentato un altro. Abbattimento della struttura e il rifacimento di una nuova, con 2 piani interrati destinati ad autorimessa; un piano terra destinato in parte alle residenze e in parte al commercio; 4 piani destinati alla residenza. Per un totale di 47 box e 33 unità abitative.
Inizia la ricerca della impresa a cui affidare i lavori. Però c’è un intoppo, perché gli ex condomini ritengono eccessiva la spesa e chiedono che l’immobile sia ristrutturato senza abbatterlo. Bonasia (Cosimo) si mette al lavoro, ma non nasconde le perplessità: «La spesa per la semplice ristrutturazione è esattamente uguale a quella che si spenderebbe per abbatterlo e ricostruirlo».
I tempi, insomma, si allungano inevitabilmente, anche se qualcosa potrebbe sbloccarsi nei prossimi giorni.
Poi, infine, un avvertimento: «L’immobile non è a rischio di crollo imminente – ammonisce l’ingegnere – ma se lasciato all’incuria e alle visite dei soliti ignoti, cosa tra l’altro già accaduta, si potrebbe incorrere in questo problema».