“Un piccolo sforzo può rendere il nostro mondo bello”.
È solo uno degli slogan scelti da Legambiente Puglia, realizzati dagli studenti dell’Istituto comprensivo Sylos di Bitonto (Ba), che hanno celebrato la Giornata Mondiale della Terra in compagnia dello scienziato Francesco Stellacci, dirigente del laboratorio di Supramolecular NanoMaterials and Interfaces Laboratory di Losanna.
Il ricercatore, rispondendo alle domande degli studenti in videocollegamento, ha lanciato l’allarme sull’elevato consumo di plastica nel mondo. «Ogni persona – ha spiegato Stellacci – consuma 45 kg di plastica l’anno, in tutta la vita se ne consumano 3 tonnellate. Si consumano anche 30 kg di alluminio, 5 di rame, 8 di acciaio e questi numeri non sono sostenibili. Sono numeri di una terra che è malata».
A confermare le preoccupazioni dello scienziato anche il direttore di Legambiente Puglia, Ruggero Ronzulli.
«Ad oggi nella nostra Regione – ha detto ad Agi – non è ancora chiuso il ciclo dei rifiuti e ci sono città che si trovano a doverli smaltire a Pordenone, anche se fanno correttamente la differenziata. Su 287 comuni, più della metà hanno avviato la differenziata, ma non si raggiunge la percentuale del 65%: non basta avere il “porta a porta” – ammonisce Ronzulli -, perché se i cittadini continuano a differenziare i rifiuti o li gettano nelle campagne, senza che ci siano delle sanzioni non si fanno passi in avanti. È un lavoro duro, fatto anche di sensibilizzazione, controlli, al fine di evitare di pagare una Ecotassa sempre più elevata».
E proprio sul solco della sensibilizzazione che si muove il progetto “Giù per il tubo”, che sarà avviato da Legambiente con l’avvio della nuova “Goletta verde”.
«Si tratta di un progetto destinato alle scuole, in collaborazione con l’Autorità idrica pugliese, per spiegare agli studenti (e, quindi, alle loro famiglie) cosa non buttare nel wc e nel lavandino – ha illustrato il direttore di Legambiente Puglia -. Perché ciò che noi buttiamo quotidianamente a casa, va a finire nei nostri mari. Ecco perché è importante sensibilizzare a monte: ogni azione compiuta dai cittadini, a partire dalle proprie abitazioni, può essere un modo per salvare i nostri mari, le nostre coste».
A tutela del territorio, inoltre, Legambiente si sta battendo per evitare che i siti di Gravina e Altamura, nel barese, vengano individuati (come indicato nella Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee) come centri ritenuti idonei ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi.
In Puglia, però, «ci sono ancora depositi temporanei – ha evidenziato Ronzulli -, sia a Statte che a Taranto, che contengono 3 mila fusti di scorie nucleari, che non sono per nulla in sicurezza. Si trovano all’interno di un capannone abbandonato, dove non c’è nessun controllo. Ma anche negli ospedali vengono prodotti rifiuti nucleari a bassa intensità. In qualche modo questi rifiuti dovranno essere smaltiti in modo corretto: va fatta una valutazione seria, su tutto il territorio nazionale, mettendo in campo una concertazione territoriale che spesso viene a mancare», ha concluso il rappresentante di Legambiente.
All’iniziativa dell’Istituto ha partecipato anche il sindaco Michele Abbaticchio, che ha insistito sull’opportunità di recuperare gli spazi del nostro territorio: «Dobbiamo recuperare assolutamente le piazze, le campagne, il territorio rurale, per vivere di nuovo momenti di socialità e di rivivere le aree verdi e recuperare le strutture già esistenti, adeguandole ai tempi moderni, quelli che ci aspettano. Per le amministrazioni comunali ci sarà la grande sfida del Next Generation Ue, quindi del Recovery Plan. Che riguarderà proprio la vita di tutti i cittadini del domani, di tutti questi ragazzi che questa mattina stanno mettendo questo piccolo tassello di crescita».
«A noi tocca il compito di educare a vivere in una comunità. A qualsiasi livello – è stato, infine, l’intervento del dirigente scolastico Milena Bruno – . Si è cittadini attivi sempre, nella propria abitazione, a scuola, nella propria città e quindi nel mondo. Un mondo che sta vivendo non solo profondi cambiamenti climatici, ma è stato anche profondamente cambiato dalla pandemia. Che ci ha insegnato quanto possiamo essere indispensabili gli uni per gli altri».