Migrazione. Un fenomeno di cui le cronache nazionali
parlano quotidianamente. Ogni giorno, infatti, sono migliaia i disperati che
giungono in Europa dall’Asia o dall’Africa. E l’Italia, in particolare, ha
cominciato a conoscere sempre più il fenomeno sin dai primi anni ’90, quando tanti albanesi cercarono fortuna qui.
Ma prima di allora il Belpaese e la Puglia in particolare erano sempre stati, e lo
sono tuttora, seppur con modalità diverse, terre di emigrazione. Migliaia e
migliaia di persone, sin dalla seconda metà del XIX secolo, hanno lasciato laterra natìa per cercare fortuna altrove: Europa, Nord e Sud America, Australia.
A loro, alle loro storie, piene di povertà, miseria, ma
anche speranza, è dedicata la mostra itinerante “I tre colori dell’emigrazione”,
inaugurata sabato a Bitonto. La mostra, organizzata dalla regione a conclusione
di un concorso fotografico, e promossa dal Gal Fior D’Olivi, raffigura tante
foto di migranti ieri ed oggi. Dai pescatori pugliesi che mostrano con fierezza
un pescecane appena pescato in Australia, ai venditori ambulanti per le strade
argentine e statunitensi. C’è anche la prima pagina della prima edizione dell’Uniamoci,
giornale che, per la prima volta, narrava in lingua italiana la vita degli emigranti
italiani in Australia. La mostra poi si conclude con le foto dei migranti di
oggi, i tanti ragazzi che, nonostante siano più istruiti degli emigranti di ieri,
sono costretti a viaggiare per cercare un lavoro nel settore per cui hanno
studiato tanti anni. I cittadini potranno visitare l’esposizione nell’ex chiesa
di San Nicola dell’Ospedale, in piazza Cattedrale, fino a sabato 14 novembre.
«Oggi abbiamo
bisogno dell’esperienza inversa, cioè di riportare in Puglia quelle conoscenze
che i ragazzi hanno maturato all’estero. Missione in sintonia con i propositi
del Gal per valorizzare il nostro patrimonio culturale» sottolinea Nicola
Mercurio, presidente del Gal Fior D’Olivi.
Per il sindaco Abbaticchio, lo spirito della mostra è
in linea anche con il Piano Strategico della Città Metropolitana, «basato sul talento e finalizzato ad attrarre
chi è stato in grado di innovare. Perché di questo ha oggi bisogno la Puglia:
investimenti e innovazione».
«La Puglia ha
fatto una scelta molto ardita, quella cioèdi puntare sul proprio patrimonio
rurale – ha sottolineato Alberto Casoria, presidente del Gal Meridaunia –. Il Gal è un valido strumento, un
fondamentale mezzo di partecipazione per favorire, insieme ai sindaci, la
valorizzazione del territorio. Ovunque si parla di Puglia, nel turismo e nell’enogastronomia.
È un processo identitario per riprendere il valore della ”pugliesità” e per
fare in modo chela Regione riconosca chi ha merito per aiutarlo a creare
opportunità di lavoro qui. Gli strumenti ci sono. Dovete solo darvi da fare».
Ad inaugurare la mostra è giunta anche l’europarlamentare
del Partito Democratico Elena Gentile che, spiegando il significato dell’iniziativa,
ha evidenziato: «Non c’è futuro se cancelliamo
la nostra storia,la storia di uomini e donne che, con grande coraggio, hanno
deciso di sfidare l’ignoto per andare lontano, in terre spesso ostili. Dobbiamo
essere attenti custodi della nostra storia. In Puglia abbiamo avviato da tempo
un percorso che ci ha permessodi far conoscere le eccellenze locali ovunque. L’Europa
offre tante possibilità di conoscere nuovi modi di fare impresa in un momento,
come quello attuale, pieno di cambiamenti. Non è astratta e lontana, non è solo
un bancomat per prelevare finanziamenti. L’Europa è cultura, conoscenza, per
favorire quell’innovazione che possa permettere ai ragazzi di creare sviluppo
qui».
A proposito del Gal, la Gentile si dice contraria alle
proposte di accorpamento: «È utile, piuttosto,
cambiare organizzazione per ottimizzare le risorse, ma non eliminare i Gal. Si
rischierebbe di gettare il bambino, insieme all’acqua sporca. Sono più agili
delle singole amministrazioni comunali. Inoltre, una regione cresce se tutti i
suoi territori crescono. Non è una logica lungimirante puntare solo sulle aree
metropolitane».