L’obbligo scolastico fino ai 18 anni propone l’attuale ministressa del “miur”?
Non fino ai 18 anni, ma per tutta la vita IO Proporrei per gli italiettini, se fosse la nostra scuola: l’ “Accademia” di Platone o il “Giardino” di Epicuro o la Scuola di Basilio Puoti in napoli, Frequentata da Francesco De Sanctis, Visitata dal Grande Giacomo, che, come Orfeo, Riusciva ad Ammansire le belve (gli imberbi, non rare volte, si comportano da belve e all’Apparizione, al di sotto della sobrietà, mettiamola così, del Genio, gli scolari del Puoti furono sul punto di principiare ad offrirGli infantili manifestazioni di belluinità) con la Sua Parola, non altro che Canto o la Scuola Disegnata, Immaginata, Progettata da Antonio Gramsci, che, così, Argomentava: ”Si ha a che fare con dei ragazzetti, ai quali occorre far contrarre certe abitudini di diligenza, di esattezza, di compostezza fisica, di concentrazione psichica in determinati oggetti.
Uno studioso di trenta – quarant’anni sarebbe capace di stare a tavolino sedici ore filate, se da bambino non avesse “coattivamente”, per “coercizione meccanica” assunto le abitudini psicofisiche conformi? Se si vogliono allevare anche degli studiosi, occorre incominciare da lì e occorre premere su tutti per avere quelle migliaia, o centinaia, o anche solo dozzine di studiosi di gran nerbo, di cui ogni civiltà ha bisogno”. O miei 25 Lettori, Gramsci Parla, ancora, alla suocera ché la nuora intenda? Non, quindi, una scuola effeminata la Sua, ma Una Scuola, virilmente, Spartana, dove non ci fosse, non ci sia posto per lo sdolcinato, per il mellifluo, per l’innaturale adagio, captato da filippo neri: ”Bambini, state buoni, se potete”, ma la coazione, la coercizione in cui dovrebbero essere coinvolti, a cui dovrebbero essere sottoposti migliaia di rampolli, specialmente, quelli provenienti dalle classi popolari, da selezionare in poche “migliaia, o centinaia, o anche solo dozzine” ché la classe a cui appartenevano, appartengono i loro genitori, potesse, possa, finalmente, prendere l’ascensore sociale fino ad arrivare alla gestione del Potere, per il Rinnovamento dello Stato e della Società. La “Subliminalità” Gramsciana, Contenuta nel Brano sopra Trascritto, non era e, certamente, non è Indirizzata alla suocera, cioè, al Potere, ma alle Avanguardie Intellettuali delle classi popolari ché Pensassero, Pensino, Studiassero, Studino di Fornire le nuove generazioni di esse di quegli Strumenti Culturali che potevano, possono AcquisirSi con lo Studio per gli Studi.
I cori, gli spettacolini, gli zecchini d’oro lasciamoli ai figli degli agnelli o dei marchionni, perché quelli, Direbbe Brecht, il loro “staus sociale” lo ereditarono, l’erediteranno, senza sforzo, impegno, dai loro genitori; erano i figli dei proletari, dei contadini, dei braccianti, sono i figli della piccola borghesia, del proletariato piccolo – borghesizzato che dovevano, dovrebbero Conquistarsi, purtroppo, con lacrime e sangue, uno “Status”, Capace di Diligente, Fattiva Partecipazione, Cambiamento, Rinnovamento alla/ della Vita dello Stato. Ordunque, poiché la scuola italiettina è diventata il luogo della irrevocabile dispersione della, quasi, totalità di tanti Cittadini Italiani “in nuce”, sarebbe molto meglio che un novello nazareno facesse Resuscitare i Maestri Artigiani “d’antan” (sterminati dalla vecchiaia, da morte naturale, dallo sfinimento causato da leggi dementi) e i nostri infanti, gramscianamente, costretti a Imparare un Mestiere a Bottega.
La ministressa del “miur” bofonchia che per la crescita dell’italietta è necessario investire nel Sapere, non sapendo che dopo 8 anni di scuola dell’obbligo e tanti anni di scuola materna, i suoi pupilli vengono, “a gratis”, licenziati, praticamente, da analfabeti e gli stessi, dopo 5 anni di frequenza delle superiori, quando le frequentano, ma di pochi mesi di lezione in 5 anni, vengono, similmente, “a gratis”, forniti di maturità e diplomi, buoni o utili, come titoli, per farsi mandare, con le giuste raccomandazioni, a essere scannati in afghanistan o in iraq.
Della scuola, o ministressa del “miur”, non lei o i suoi sodali, “more” damini e damine di carità, la più parte dei dirigenti scolastici e degli insegnanti, ha/hanno il Diritto di Questionare, sebbene Coloro che, Amandola, ne hanno, da sempre, Individuato, “apertis verbis”, i mali, le carenze, la perfida progettualità del potere, che ha voluto di essa fare un diplomificio, raccattando docentucoli piccolo – borghesi, malati di papinismo e di mammismo, sì che, annualmente, abbandona, provvisti di carta straccia, quintali di analfabeti e, ché tali, di Etica sprovvisti, politicamente, in ogni caso, sprovveduti. Così, si va, pure, a far benedire il Cambio Generazionale nella vita politica, ognora, più corrotta. Non cara ministressa del “miur”, Rivolgo a lei l’Apostrofe o, se vuole, l’Invettiva che Rivolsi a un ducetto del mio “borgo selvaggio”: ”Non tardi, per piacere, ad andare in convento!”.