Qualche giorno fa, Discutendo di
gentiloni, il novello inquilino (molto provvisorio, provvisorio, o della serie:
nell’italietta non c’è niente di più eterno che il provvisorio? Booooh!) di
“palazzo chigi”, con alcuni Amici, MI sono Soffermato sui “magnanimi lombi”, dai quali costui discende; sulla sua
formazione politica incardinata nella sinistra extraparlamentare, in apparente
controtendenza con la sua adolescenziale (essendo il pollastrello di sangue blu
non poteva andare diversamente) frequentazione con pedagoghi, nipotini della
montessori, e con tenutari di oratori cattolici dai quali ricevette il monito
pedagogico, tutto cattolico, in questo senso non renziano, di sussurrare, per
assonnare l’uditorio, quando si dicono cose spiacevoli, cose non vere,
ovviamente, “spiacevoli”, “non vere” eufemistici aggettivi, per non dire
“stronzate”.
Ah, Dimenticavo, il nostro, in accoppiata con agnese moro, la
figlia di aldo moro, si “epifanava”
insegnante di catechismo cattolico agli ignari, ai, culturalmente, sprovveduti
bambini. Non innocenti, per carità, ché l’innocenza, coralmente intesa, è lo
stato infantile in cui l’individuo è appesantito da millenari pregiudizi, dalle
sovrastrutture pseudoculturali che gli adulti, organici al sistema dominante,
scaricano sulle nuove generazioni. Mentre l’Innocenza, con la I maiuscola, tanto per Capirci,
è il Patrimonio che viene Acquisito da Coloro che non Smettono, mai, di MetterSi
in Discussione, Riscattandosi da tutte le menzogne, l’incultura, di cui furono
oberati nella primeva loro età. L’Innocenza è l’Aurorale Condizione Spirituale
che Incammina, sino alla Soglia del
Mistero, l’Uomo verso l’Altro Uomo, per AmarLo, e non ha niente da condividere
con l’ipocrita, tra l’altro parolaio, formale, puritanesimo sessuale dei
cattolici che frustra, inoculando sinistri sensi di colpa, quando la Curiosità Motiva,
imperiosamente, il Bambino ad AvventurarSi alla Scoperta del Mondo, dopo aver
Scoperto di cosa sia fatto il suo corpo, quali le funzioni delle parti, degli
organi di esso, affinché quel “corper”, Diventi il “Leib”, cioè il Corpo Segnato
da una Storia, o una Storia, “tout court”.
Inopinatamente, mentre ero
affaccendato nella Elaborazione più Pregnante del Concetto di Innocenza, dal
televisore, forse, per Fortunata
Divinazione, tenuto acceso su “Rai1”, MI sono Giunte Note di Inaudita Bellezza
dall’”Ouverture” della “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni. “Statim” ho
Spostato la mia concentrata Attenzione dal “desktop” del mio pc al “video” del mio apparecchio televisivo e
MI Sono Accorto, non senza Maraviglia, che la Sovrana Armonia MI Proveniva
dall’aula del “senato della repubblica”, ove da 20 anni a questa parte viene in
occasione delle festività natalizie organizzato il “Concerto della Musica”,
senza aggettivi di sorta.
Negli anni, di cui s’è detto, Orchestre di Immensa
Professionalità e Artistica Sapienza, Dirette da Maestri di Fama
Internazionale, si sono Avvicendate, nelle circostanze temporali, testé dette,
nell’aula della suprema istituzione repubblicana, per fortuna, da un popolo, finalmente,
resipiscente, strappata alle mene poco democratiche (mettiamola così) di un
tribunicchio gigliato. Quest’anno, Diretta dalla Foggiana Gianna Fratta, si è
Esibita l’Orchestra Nazionale del “Sistema delle Orchestre e Cori Infantili e Giovanili in Italia”. Che cos’è “El Sistema” (abbreviazione di El
Sistema Nacional de Orquestas y Coros Juveniles e Infantiles de Venezuela)?
Creato circa 40 anni fa dal Maestro Venezuelano José Antonio Abreu, Attivo in
Italia per iniziativa del Maestro Claudio Abbado, allo scopo di Sviluppare un Sistema Integrato di Educazione
Musicale Pubblica, Diffusa, Capillare, Tale da Garantire l’Accesso Gratuito, Libero
ai bambini di ogni ceto sociale. Per “El
Sistema” la Musica
(non quella “pop”, “rock”, “rapper”, in generale, “leggera”, “sed” Quella non
aggettivata, come sopra ho Puntualizzato) positivamente, Apre, vicendevolmente,
gli uni agli altri, strati sociali diversi, latori di visioni del mondo,
altrettanto, diverse; Espande, Potenzia, Incrementa la Capacità dell’uomo di
Leggere, di Comprendere il Mondo, la
Casa in cui abita, di Rispondere, Dialetticamente, agli accadimenti con cui Esso o Essa lo costringe
a misurarsi; Forgia il Cittadino. La
Musica (è stato Provato, Dimostrato, Scientificamente), come
Consuetudine, Usanza, Esperienza, Abilità d’Insieme., se i più giovani vengono
Sollecitati, Educati al Commercio con Essa, li Integra, li Include, li
Affratella nel Contesto Sociale e Promuove la Prevenzione, il
Recupero di coloro tra essi che rischiano, soprattutto, perché angariati dalla
povertà, di inabissarsi nel crimine e nella droga. Non è meno Attenta la Musica nei confronti
dei Portatori delle più disparate
disabilità. Dunque, “L’inno alla Gioia” di Beethoven; l’Ouverture della
“Cavalleria Rusticana” di Mascagni e del “Nabucco” di Verdi; Brani di Musica
Jazz, Composti e Interpretati con la
Tromba da Paolo Fresu; “Hallelujah” di Cohen, Intepretata da
Paola Turci. E, poi, il Coro di “Voci Bianche”
e il Coro delle “Mani Bianche”, Composto da Bambini con disabilità acustiche
che hanno Interpretato alcune Canzoni con il “Linguaggio dei Segni”, indossando
guanti bianchi.
Insomma, in un’aula istituzionale, con tanti scranni vuoti,
dove posano il culo i rappresentanti di un popolo, che si merita quei culi, non
foss’altro per averli, irresponsabilmente, a tanta immeritata Altezza elevati,
per qualche ora è Aleggiata la
Gentilezza della Speranza
ché quei Bambini dei Cori e quell’Orchestra Formata di Giovani, non
tatuati, non orecchinati, non con i capelli rasta, non con codini di sorta, con
i Volti di Leggiadra, Gioiosa Severità, Originata da Studio Salvifico
(considerati i contesti sociali, da cui non pochi di loro provengono) per
l’Arte Musicale e da Studi Quotidiani di ore e ore su Spartiti di Opere di
Grandi Compositori e da Esercitazioni con gli Strumenti Musicali di Loro
Elezione, ha Fornito l’Idea della Società Perfetta, Forgiata da Cittadini di Grande Intelligenza,
non importa se sprovvisti o grecati di semplice diploma o di diploma di laurea,
che Danno il Meglio di Sé, non “pro Se”, “sed Pro Bono Publico atque Publica
Concordia”.
A proposito di diplomi di laurea, s’è fatto in questi giorni un inutile
baccano per il diploma di laurea, di cui sarebbe privo il “curriculum” di
valeria fedeli, la nuova ministra del “miur”(ministero dell’istruzione, che più
non istruisce; dell’università, diventata, appena, appena, un discreto liceo;
della ricerca, finanziata con il contagocce, ché con la ricerca non si mangia,
per parafrasare un ex ministro berlusconiano dell’economia e del bilancio). E
che male c’è? Francesco De Sanctis, Benedetto Croce, che, pure, furono
Ministri della Pubblica Istruzione, non erano laureati, non avevano “pezzo di
carta alcuno”, a patto di Chiarire che il Primo Frequentò la Scuola di Basilio Puoti in
Napoli, nella Quale il Grande Giacomo, che non era laureato, ma aveva
Utilizzato, per Essere Leopardi, i settemila volumi della Paterna Biblioteca, Fece qualche Letteraria Escursione; il Secondo fu Fortunato Ospite della Casa
dello Zio, il Filosofo, Eminente Economista, Silvio Spaventa, Frequentata dalla
più Europea Intellettualità Italiana.
Per chiara Fama il Primo fu Chiamato ad
Insegnare Letteratura Italiana nell’Università di Zurigo; il Secondo Filosofia
nell’Università di Napoli. Il mio Preside di Liceo, Angelo Cardone, e l’ultimo
vescovo della diocesi bitonto – Ruvo, aurelio marena, si Laurearono con
Benedetto Croce.
Allora, i pennivendoli della carta stampata o i gracchianti
dei media televisivi, avrebbero alla valeri dovuto chiedere, non dove si fosse
laureata; non se si fosse o meno laureata, ma, per Essere, proficuamente,
Responsabile del Destino Culturale della Nazione, su quanti, quali Libri avesse Costruito la sua Cultura. Ché
essere stata segretaria nazionale dei lavoratori tessili non l’abilita,
assolutamente, all’Alto Incarico, a cui l’hanno promossa, non si capisce per
quali oscuri motivi, mattarella e gentiloni.
E non possedeva “pezzo di carta”
alcuno, Giuseppe Di Vittorio, bracciante
agricolo di Cerignola, che fu Segretario Generale della “CGIL” del dopoguerra;
Parlamentare Comunista, con la schiena dritta, in grado di dissentire da
togliatti per i”fatti di Ungheria”; che Scriveva ad un signore, tal conte
giuseppe pavoncelli, di vedersi costretto, a difesa della sua Dignità Politica,
a rifiutare un suo omaggio natalizio: ”… per la mia situazione politica non
basta l’intima coscienza della propria onestà. E’ necessaria, e Lei m’intende –
anche l’onestà esteriore”. Per la difesa della sua dignità politica la valeri
non poteva essere più attenta nel non commettere “l’errore lessicale”, di cui
straparla il suo “staff”, grazie al quale, diciamo, s’è fatta, falsamente,
passare per laureata?
Per ritornare al conte gentiloni silverj (per la plebe
solo gentiloni, ché non si accorgesse dal doppio cognome che egli non aveva
nulla da spartire con essa), Dicevo ad alcuni miei Amici, come ho Anticipato
nell’”Incipit” di questo mio Scritto, che non è una novità la sua giovanile
appartenenza, inusuale per un nobile, alla sinistra extraparlamentare, i suoi
comizi con mario capanna, storico professionista del ’68, con due vitalizi da
antica data del secolo scorso, che, però, in una intervista confessa di non
essersi, mai, accorto di lui, “senza carisma, amico di morfeo”.
Comunista era il marchese
enrico berlinguer; giorgio napolitano, “re giorgio”, non solo perché abitò per
troppi lunghi 9 anni il “quirinale”, il palazzo
dei papi e dei regnanti “savoia”, ma, anche, perché (fonte: da
“internet”, articolo di Cristiana Lavatelli Farina) era figlio della contessa
di napoli, carolina bobbio, dama di compagnia delle regina maria josé, e,
forse, del principe, poi, re umberto II; il nobile luchino visconti.
Comunista,
comunque, di sinistra, anche, extraparlamentare
una masnada, che comprendeva l’editore feltrinelli, di grandi, medi, piccoli
borghesi che, “quantum mutati temporibus mutatis”!, si affrettarono a
dichiarare, (una specie di “coming out” politico) di non essere stati, giammai,
comunisti. Vedano i miei 25 Lettori l’approdo di napolitano al
“guerrafondaismo”, al “mentorismo” di renzi e alle di lui sciagurate riforme.
E non è una novità della nostra miserabile contemporaneità il trasferimento
nell’antica roma, con armi e bagagli, di rampolli della classe aristocratica,
patrizia, della classe degli “homines novi”(omologa della contemporanea grande
borghesia) alla classe dei plebei, con lo scopo di appropriarsi del “tribunato
della plebe”, magistratura creata nel 494, all’incirca 15 anni dopo la
fondazione di roma. I plebei, stanchi dei soprusi, delle prepotenze, delle
prevaricazioni delle “gentes” patrizie, abbandonarono in massa roma,
ritirandosi sull’aventino il “monte sacro”. Fu menenio agrippa a convincerli a
rientrare in città, utilizzando il famoso apologo sul corpo umano: come tutti gli organi del corpo sono importanti,
ugualmente, per la vita dell’uomo, così tutte le classi in roma avrebbero
dovuto cooperare all’unisono per la sua
potenza bellica e per la sua prosperità. In cambio, la plebe, senza alcun
diritto, senza alcuna possibilità di adire a cariche pubbliche, finalmente,
ottenne dai patrizi che fosse creata una carica pubblica, il “tribunato della
plebe”, i cui titolari potessero avvalersi della sacrale inviolabilità e che
fossero eletti dai “comitia populi tributa” (in cui il popolo votava per
tribù).
Questa carica nel corso dei secoli assunse un’importanza ed un potere
talmente grandi che alcuni patrizi ricorsero ad espedienti per riuscire a
conseguirla. Ad esempio: si iscrivevano in una tribù plebea; il nobile clodio
si fece adottare da un ramo plebeo della sua famiglia e così fu in grado di
candidarsi, con successo, alla carica. Mentre alcuni imperatori, a cominciare
da augusto, si fecero investire di codesta carica, per cui il vincitore di
antonio si nomò “caesar augustus, tribunus plebis, imperator, divus”,
pretendendo la “proskinesis (genuflessione) dai ricchi e dai poveri, contando
sulla inviolabilità riservata alla carica di tribuno, di cui s’era fatto
investire, che comportava la pena capitale comminata a chiunque si fosse
azzardato a violarla. Per Concludere, amaramente, dalla cosiddetta “svolta di
salerno” nell’aprile del 1944 (con la quale togliatti, “confortato” dal non
negoziabile “dktat” di stalin, prese l’iniziativa finalizzata a trovare un
compromesso, che consentisse la formazione di un governo di unità nazionale, al
quale avrebbe partecipato il “pci”), il “centro democratico” del pci, riempito,
zeppo di nobili come berlinguer, napolitano e di notabili rappresentanti
dell’italiettino “terzo stato” (delle professioni, dell’industria, del
commercio, della “boiardia” statale e privata”), di compromesso in “compromesso storico”, cambiando,”in
progress”, nome al “partito dei lavoratori” (pci, poi, pds, poi, ds, poi, pd)
l’ha reso il partito del baciapile renzi e del pronepote del conte ottorino
vittorio gentiloni (di papa pio X fiduciario, mentore del patto, che da lui
prese il nome, con giolitti, il ministro della malavita, per l’ingresso dei
cattolici in politica, da pio IX a tanto impediti con il “non expedit”).
L’orologio della Storia riportato indietro all’italietta liberal –
predemocristiana e, in seguito, clerico-mussoliniana e, infine, democristiana?