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Home » L’Elzeviro/Le “imprese” della baby gang, il permissivismo di certe famiglie e la scuola che non insegna più le regole

L’Elzeviro/Le “imprese” della baby gang, il permissivismo di certe famiglie e la scuola che non insegna più le regole

La disciplina sottopone l’uomo alle regole dell’umanità e comincia a fargli sentire la forza della legge, e tuttavia ciò deve essere fatto per tempo

Gaetano Avena by Gaetano Avena
1 Settembre 2017
in Cronaca
L’Elzeviro/Le “imprese” della baby gang, il permissivismo di certe famiglie e la scuola che non insegna più le regole
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“Ragazzini aggrediti da un branco di coetanei”; “Insulti, spintoni e schiaffi. Tre piccole balorde aggrediscono una ragazza in pieno centro” di bitonto, in bitonto. Qualcuno potrebbe confortarMI, adducendoMI che certi fenomeni non edificanti, preoccupanti, per il presente e per l’avvenire dal punto di vista sociale, sono, ormai, globalizzati o insistenti, persistenti nell’occidente che educa alla “crapula” le sue nuove generazioni. Il modello più acconcio di riproduzione, di proliferazione di nuovi delinquenti o, se si vuole, di nuovi violenti si sperimenta nel “centro dell’impero”, cioè, negli “states”, poi, grazie ai “media” televisivi, ai “social”, inesorabilmente, viene adottato, acriticamente, dalle periferie dell’”impero”.

L’italietta è una delle periferie di esso, e bitonto, manco a dirlo, non può non essere stata, non può non essere, non potrà non essere in futuro la squallida periferia della periferia di esso. Conforto? Non c’è conforto nella constatazione che milioni di altre comunità umane soffrono dei medesimi problemi, di cui soffre quella, di cui ognuno di noi fa parte!

Codeste le “news”, quindi, di disperante gravità che leggo sul “dabitonto.com”. Sono stato sorpreso da qualche indecisione mia se fosse stato, se sia il caso di Riprendere e Commentare episodi di criminalità, che vedono protagonisti minori, non sempre, generati da famiglie al limite, diciamo, del disagio economico e di tanto altro di negativo. Indecisione motivata dai continui, inutili interventi miei sul silenzio delle agenzie educative: la famiglia, la scuola, la sacrestia, il partito. Indecisione, ancora, motivata dalla censura di una ex maestrucola che, avendo frequentato i 4 anni del “magistrale” (con tutto il rispetto per codesta specie di percorso scolastico dimidiato! La, senza studi, valeria fedeli, ministressa del “miur”, invece, sta studiando di dimidiare tutti i percorsi scolastici della secondaria di secondo grado!), ove non Si Studia la Lingua Greca, non sa che l’aggettivo “polemico”, qualifica con cui MI connota, MI griffa, non positivamente, deriva dal Sostantivo Greco: ”Pòlemos”, che Significa: ”Combattimento, Guerra”.

Indubbiamente, la ex maestrucola vorrebbe l’intellettuale accondiscendente, autoincludentesi nel pensiero unico; servo del potere e delle masse, miserabilmente, da esso abbruttite nell’omologazione; non in guerra con esso e con esse; senza la Parola che Denunci la perfidia del primo e l’inconsapevolezza delle seconde nel riguardi dei giovani, i quali, trascorrono i millenni, i secoli, crollano imperi, dittature, democrazie, tiranni e governanti, spazzati via dalla “Nemesi Storica”, eppure, continuano, in ogni caso, sia pure in modi diversi, ad essere: “qui iuvant rem pubblicam”, in definitiva, non la “res” di tutti o di tutta la collettività, ma la ”res” dell’oligarchia reggitrice di essa e dei suoi scherani.

Vediamo, invece, Kant delle “Lezioni di Pedagogia” cosa Direbbe, non stando in silenzio, in Polemica, magari, con la ex maestrucola, di cui sopra: “La selvatichezza (di cui hanno fatto bella mostra i delinquenti e le delinquenti ”in fieri”, delle cui marachelle, si fa per dire, eufemisticamente, i bitontini si sono lamentati in questi giorni, senza querimoniarsi della latitanza della “Paideia” preventiva, Elaborata dalle agenzie educative, sopra menzionate, efficace nel tenere lontani i minori dalla dipendenza da comportamenti, atteggiamenti, prima illeciti, poi, criminali. L’inciso è mio) è l’indipendenza dalle leggi.

La disciplina sottopone l’uomo alle regole dell’umanità e comincia a fargli sentire la forza della legge, e tuttavia ciò deve essere fatto per tempo. Così, per esempio, si mandano i bambini dapprincipio a scuola, non già coll’intendimento che con ciò essi debbano impararvi qualcosa (IO avrei Precisato: “…oltre alle finalità cognitive, anche, coll’intendimento…”. L’inciso è mio), ma perché possano abituarsi a star seduti tranquilli e a osservare attentamente ciò che viene loro comandato, affinché in avvenire possano effettivamente e istantaneamente contenere i loro capricci. E tuttavia l’uomo ha per natura una così grande inclinazione alla libertà, che se da principio se ne abitua troppo, poi tutto le sacrifica”.

E voi, o miei 25 Lettori, dubitate, forse, che il nostro kant non avrebbe preso, non prenderebbe a pesci in faccia, come IO non MI sono, mai, astenuto dal fare, le mammine o i papini che si fossero vantati, che si vantino di essere favorevoli, in consonanza col “trend” dell’ideologia pseudopedagogica del “permissivismo” di stampo anglosassone, poi, da quel mondo ricusato, alla libertà assoluta dei loro pargoli (“Noi lasciamo liberi i nostri figli di fare e disfare ciò che vogliono”), disconoscendo che la Libertà si Fonda sulla Responsabilità, che non è innata, ma si Acquisisce col/nel tempo, con l’Esperienza di Relazioni con gli altri, Guidate dalla Ragione, “altrimenti poi tutto (l’uomo) le sacrifica”. Come sarà evidente ai miei 25 Lettori che, Trascrivendo un lungo Brano dalle ”Lezioni di Pedagogia” di kant, ho Offerto un icastico Esempio di Didattica: gli insegnanti, umilmente, devono cedere la Parola ai Grandi della Filosofia, della Scienza, delle Letterature; essi, se fosse possibile con Dizione raffinata, dovrebbero dare Loro, senza moralistici, ideologici e, perciò, pregiudiziali interdetti, la Voce, specialmente, se si Tratti di Poesie o di Opere Teatrali. “Sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt” (”Sono lacrime delle cose e le cose mortali toccano il cuore”).

Così, Si Esprime nell’”Eneide” Enea, piangendo davanti ad Ecate. IO Provo a Sostituire “rerum” con “Poetarum” e Immagino le Parole dei Poeti come goccioline di pioggia che dalle nubi si staccano per rigenerare i Cuori. Quanto è bello l’Emistichio Virgiliano “..et mentem mortalia tangunt”! I ragazzi hanno bisogno non delle parole banali, dei concetti banali, dei progettino banali, con cui si percepisce l’obolo dal governo, dell’uomo, degli uomini di tutti i giorni, quali possono essere la più parte degli insegnanti italiettini; hanno, invece, Bisogno che Qualcuno Porga la Voce a Platone, quando Esclama nel Celebre Distico ad Astro: ”Quando tu guardi le stelle, o mia stella, vorrei essere il cielo per guardarti con mille occhi lassù”.

Io, ancora, Immagino Hegel in “Estetica”, AccingerSi ad Identificare Astro con l’Opera d’Arte, dai cento occhi, “che pone essenzialmente una domanda, un’apostrofe rivolta a un cuore che vi risponde, un appello indirizzato all’animo e allo spirito”. Animo, Spirito, Cuore potrebbero Rappresentare la metafora dei Soggetti, i nostri ragazzi, magari, che, scuotendosi dal torpore, Proclamano: “Sì, vogliamo Separarci dalla selvatichezza, vogliamo Ingentilirci, vogliamo non essere più ciò che siamo, ché, ora, siamo ciò che non dovremmo essere, ciò per cui non siamo nati per Essere ed Esistere”. Tutto Si Origina da una separazione: la vita biologica, ma, soprattutto, la Vita dello Spirito, la Vita Intellettuale e niente, se vogliamo riferirci alla maledizione biblica, nasce senza dolore, senza scandalo, senza violare la frontiera di un interno, per l’esterno, per vedere la Luce o “Per intercessione del Sole l’aurora”.

Pertanto, il branco non è una neoplasia sociale, di cui non è responsabile l’organismo sociale in cui dilata le sue metastasi; è l’organismo sociale che dispone di tutte le premesse patologiche, ché dallo sfondo oscuro della sua disorganizzazione il brutto, il mostruoso della violenza di un gruppo di minori fruisca della mortificazione, da parte del potere e dei poterucoli periferici, dell’Ordine, della Giustizia, del Bene Comune, dei Valori di Buono e di Bello in esso. Capisaldi, assolutamente, negativi dell’organismo sociale, in cui i nostri ragazzi vegetano, sono la famiglia e la scuola, di cui, neanche, si può dire tutto il male possibile.

Il male e il bene si possono imputare a qualcosa che Vive e Produce: alla famiglia e alla nostra scuola non è possibile riferire nulla, ché sono il nulla e il nulla producono.

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