In una Intervista Rilasciata a Concita De Gregorio, che Conduce su “Rai 3” ”Da Venezia è tutto”, Trasmissione di Approfondimento sul “Festival del cinema 2017”, Vincenzo Marra, Regista del Film “L’equilibrio”(a detta di Critici qualificati, il migliore Film italiano in concorso), ha Sentenziato: ”L’importante è non chiudere gli occhi”. IO Aggiungerei: ”L’importante è tenere sgravate le orecchie dalle censure, dagli interdetti che possano sovrastarle e tenere la ugola pronta per far Volare un Grido di Protesta nei confronti di qualsiasi autocrate o presunto tale che, proditoriamente, agisca contro i Giusti e il Giusto in qualsiasi “centro” politico, istituzionale sul pianeta e in qualsiasi ”periferia” di esso.
Ma occhi, orecchie, ugola contro i bischeri minimi, di comune lignaggio, di intelletto non sviluppato, più duri della pietra di bitonto, che quanto meno, e non è poco, servì a Innalzare al cielo i Manufatti più belli del borgo a nord di bari, praticati, però, e abitati da insani portatori di “costumanza selvaggia”, avrebbe Lamentato Angelo Cardone, sì che essa, per selezione innaturale, contrariamente a quella di Charles Darwin (l’evoluzione della specie è dovuta alla lotta per la vita, ”selezione naturale”, per mezzo della quale i più adatti sopravvivono), espungendo nei millenni, nei secoli dalla vita sociale e dalla Rimembranza i Migliori, avrebbe determinato ai nostri giorni la sopravvivenza di non pochi “minus habentes”, del “minus” dei quali MI Accingo a Ragionare. Non prima di aver, vieppiù, Precisato che con gli occhi, le orecchie, l’ugola in Allerta Si Filosofa.
Infatti, è stata superata la filosofia, da Hegel configurata, come un sistema chiuso che: non ammetteva nient’altro che lo trascendesse in previsione dell’acquisizione di ulteriori dati sperimentali: che, quasi, celebrava la morte della filosofia, in quanto ciò che egli aveva “fornicato” e, quindi, concluso, secondo lui, chiudeva, a doppia mandata, il sistema filosofico per eccellenza, cioè il suo. Invece, la Filosofia, Intesa come Filosofare, è uno Stile di Vita, un Atteggiamento all’Infinito: che Si Disinteressa di iperurani, di paradisi, di campi elisi, di spiriti assoluti nella Storia, ahimè, invasivi, ecc., ecc., ecc.; che non riguarda una persona o più, millenni, secoli, caste, classi sociali determinati, ma gli uomini nel Tempo e nello Spazio Terreno, gli uni accanto agli altri in relazione o, purtroppo, gli uni contro gli altri; ma l’uomo e la Natura; ma l’uomo e ciò che vede, sente, dice, fa. Piccole cose o grandi cose.
Il Filosofare all’Infinito Si fa Badante della Scienza, della Conoscenza, del Sapere e Responsabilizza lo Scienziato, Chi Conosce, Chi Sa, SollecitandoLi a FarSi Attori del Miglioramento, della Crescita Etica di Se Stessi e degli Altri, ahimè, non Molti! Il Filosofare all’Infinito sul quotidiano, tal la Poetica di Montale in “Meriggiare Pallido e assorto” era, è il Verseggiare sul, quasi, francescano, quotidiano “…ascoltare… /schiocchi di merli e frusci di serpi /spiar le file rosse di formiche /… Osservare tra frondi il palpitare /lontano di scaglie di mare /…sentire /… com’è tutta la vita e il suo travaglio /in questo seguitare una muraglia /che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”. Il mondo non è la volontà e, neanche, la rappresentazione di ciascuno di noi e di tutto ciò che, secondo Schopenauer, in esso si potrebbe, si dovrebbe, immediatamente, conoscere con sicurezza. Il mondo non è, come per il filosofo di danzica, tutto nella coscienza, che non è una “res” innata nell’uomo, ma è Consapevolezza, Presa di “Coscienza” di ciascuno di noi e del mondo lungo un Percorso al quale Pochi nel Tempo e nello Spazio hanno Atteso, Attendono, Attenderanno, Uscendo da Se Stessi, non per identificarSi con il mondo, con le cose che sono in esso, con i fenomeni che in esso avvengono, “sed” per Rappresentarli con quella Volontà che Si Forma e si Fortifica, contestualmente, alla Consapevolezza, di cui sopra s’è accennato. La Poesia, in generale l’Arte Rappresentano i Contenuti delle Riflessioni degli Autori di Esse. Il Filosofo,”stricto sensu”, asserisce, sostiene, assevera o nega; l’Artista Rappresenta, Drammatizzando con un Velo di Bellezza ciò di cui s’è reso Consapevole ”con triste meraviglia” durante la sua Vita con il carico degli inevitabili travagli. Finalmente (MI Metto nei panni dei miei 25 Lettori!), ecco un esempio del mio Filosofare “de minimis rebus”.
Scorrendo qualche giorno fa le pagine di “facebook”, MI sono Imbattuto in una foto postata da un gruppo di ex non nutriti, di quel “Cibo”, Fatto di Cultura Umanistica o Classica, che Machiavelli Riteneva fosse ”solum suo”, dalla non scuola dell’obbligo o da un non liceo italiettino. Costoro si erano riuniti dopo anni per fare, durante una innocente gozzovigliata, un “remember” del loro passato. Nello scrutare la foto, MI Accorgo, non con maraviglia montaliana, che tra i partecipanti maschi alla ”uascezz” (avrei Connotato l’incontro dei sopra menzionati con i Classici Termini: “Simposio o Convivio”, se essi si fossero Riuniti per Gustare, anche, il “Cibo” di cui Machiavelli Menava Vanto) non ce n’era uno che non fosse ”barbuto”. Che siano virili i tipi barbuti del 2017 non è la barba che possa certificarlo, tanto meno i tatuaggi, lo stimma dei galeotti, tanto meno le pezze al culo, che molti dei loro bisnonni erano costretti ad ostentare con una certa vergogna, come con palese rancore il manzoniano renzo opponeva ad azzeccagarbugli quel “latinorum”: che egli non aveva, mai, avuto la possibilità di depositare nella sua “cocozza”(cioè, nel suo bagaglio, si fa per dire, intellettuale); che egli riteneva, a dire il vero, non a torto, uno strumento ineludibile dalle classi egemoni, utile, efficace, da sempre, per turlupinare i poveracci, come lui, come milioni di altri in giro ieri, oggi, certamente, domani.
Se, poi, non vogliamo ipostatizzare i genitali e trasformarli in entità assolute, caratterizzanti la Forza d’Animo in grado di Lontanare alcuni Uomini dalle catene del coro, dai suoi pregiudizi, dalla sua immorale capacità di produrre tendenze, pensieri, atteggiamenti, comportamenti unici, tormentoni, mantra; dalla fascinazione operata da individui, le cui parole forano le orecchie di improvvidi ascoltatori, interlocutori, ma non sono belle, ché non vere, ebbene gli “uascezzanti” barbuti, di cui testé si discorreva”, come mille e mille e mille altri tali, non sono “Viri”. Ché il “Vir” è l’Artefice di Tutto Se Stesso, del Modo di Apparire, quando Esce da Se Stesso, per PorSi, quale Modello di “Humanitas”, Rifiutando qualsiasi imposizione che provenga dall’alto dell’autocrazia egemone, dal basso della plebaglia egemonizzata dall’incultura autocratica. Il ”Vir” non indossa o non s’affretta a indossare una divisa, per correre in piazza ad applaudire, perché centomila altri “sine cerebro” sono stati convinti ad applaudire l’omino che appare sul balcone e che annunzia loro con enfasi allucinatoria che non possono, non debbono aspettarsi altro che lacrime e sangue con gioiosa, frenetica, aperta sensibilità ”pro patria”.
Il “Vir”, come l’Intellettuale Antifascista di “Una giornata particolare”, Film Diretto da Ettore Scola, Rimane, coraggiosamente, in silenzio in casa sua, Si fa Sacerdote del silenzio, tali le Cetre di Quasimodo in “”Alle fronde dei salici” che ”oscillavano lievi al triste vento”: Meglio Testimoniare l’Impotenza della Solitudine Tacita, che farsi rintronare dal frastuono miserabile, imbecille del consenso gregale. Non è, forse, consenso gregale l’offerta, “toto corde” dei maschi italiettini, appena, non più implumi, del loro generalizzato barbutismo agli “input” televisivi, dei social, gestiti, inviati non dal kafkiano, sconosciuto castellano? E se c’è questa disponibilità irrazionale a obbedire a qualsivoglia imperio di consenso, che rimbombi nel loro cranio, orbo di Predisposizione alla Riflessione, quale Perspicace Possibilità di Dissentire rendono praticabile codesti massificati? Infatti, IO per aver fatto Constatare su “facebook” agli “uascezzanti” che fra tra loro non c’era un maschietto senza crine in volto, fui da essi investito da una scarica di insulti.
Cos’è una democrazia, pur, formale, nella quale il potere e la plebe in innaturale consonanza frustrano la Particolarità, Precipuità di Coloro che hanno Ricamato un Pensiero Eretico e Ne impediscono la diffusione, se non il “panopticon” o “panottico”, il carcere ideale, progettato nel 1791 dal Filosofo e Giurista Jeremy Bentham, il cui concetto era, è di permettere ai sorveglianti, agli scherani di osservare (opticon), custodire, sorvegliare tutti (pan): i sostenitori del “No” e del “Sì” a coloro che li sfamano, senza permettere ai Dissenzienti e ai Consenzienti di capire se siano in quel momento controllati? Infine, la foto, alla quale ho fatto cenno nell’”incipit” di questo Scritto, cambronnianamente, si completa con l’insulso commento di una fanciulla, della medesima stoffa sottoculturale dei maschietti in foto: ”Raga, mi avete fatto tanto ridere!”. Pasolini, nel Leggere siffatta apostrofe, dalla clitoride proferita, avrebbe Denunciato oltre la scomparsa delle lucciole, anche, quella degli idiomi regionali, municipali, perfino. I maggiori della pulzella, rivolgendosi ai loro pari, avrebbero mutuato dalla Lingua dei Micenei (popolazione giunta a Creta nel 1600 a.c.): ”Wanax” (il re, il signore irraggiungibile nel “palazzo” di Crosso), che risuona, non tanto alla lontana, nel bitontino “uannà”, o “uagliò”o “uagnà” o nel “uagnost” molfettese.
Scomparse tutte le Diversità Linguistiche, tra tante altre spazzate via dall’omologante rammazza televisiva, “dalle alpi alle piramidi, dal manzanarre al reno”, con l’albagia degli imbelli mentali, mettendo da parte Omero (ammesso che si sappia qualcosa di Epica Classica), si apostrofa, si invoca, si convoca il prossimo, oggi, come farebbe il comico crozza, quando si rivolge ai suoi plaudenti, a comando del responsabile dello studio televisivo dal quale egli, genovese, diffonde le cazzate o le sue panciute amenità: ”Raga!”.