“E come potevamo noi cantare /con
il piede straniero sopra il cuore, /fra i morti abbandonati nelle piazze
/sull’erba dura di ghiaccio, al lamento /d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
/della madre che andava incontro al figlio /crocifisso sul palo del telegrafo ?
/Alle fronde dei salici, per voto, /anche le nostre cetre erano appese, /
oscillavano lievi al triste vento.” Salvatore Quasimodo, “Alle fronde dei
salici”.
Prescindiamo dall’aggettivo “straniero”, giustapposto a “piede”, che
è la parte estrema degli arti inferiori dell’uomo; le “zampe, invece, sono la
parte estrema degli animali.
Non c’è,
intanto, il piede “indigeno” e il piede
“straniero”, c’è il ”piede dell’uomo”, come gli “occhi” dell’uomo”, la “bocca”
dell’uomo, il “capo” dell’uomo, il “cuore “ dell’uomo, ecc., ecc., ecc.
L’uomo
che da “man a r nannasc”, si Dice nella Lingua di bitonto, da tempo
immemorabile perpetra orrori nei confronti dell’altro uomo, inerme o, anch’esso,
armato; l’uomo che è stato, che è “artifex” della violenza, della crudeltà
delle guerre; l’uomo che è stato, che è sulla Terra, la piccola zolla confusa
tra le interminate zolle, di interminata grandezza, diffuse nell’universo, forse,
infinito (chi lo può dire!), a volte carnefice, a volte vittima, a seconda dei
ruoli, che ha interpretato, interpreta nei contesti socio – economici,
politici, culturali in cui in un dato momento storico è stato, è scaraventato,
gettato.
L’uomo che crocifigge ed è crocifisso!
Spartaco, se avesse vinto la sua
impari lotta contro roma, avrebbe popolato la distanza tra l’”urbs” e capua di
maggiorenti, e non, romani, umiliati sulle croci.
Per carità, non diciamo, purtroppo:
egli le ascese, ché non fu in grado di tenere a bada l’onda impetuosa e
impietosa del tempo, del luogo, in cui si trovò ad agire, che lo fece
approdare, deterministicamente, ad un destino, a cui non fu in grado di
opporsi, ma sin dall’inizio del suo ribellismo nei riguardi di roma, fatalmente,
segnato.
“Sed”, indubitabilmente, spartaco era un uomo, come lo erano i suoi
aguzzini!
Per tuffarci nell’idiota contemporaneità, susanna agnelli soleva dire
che se il fratello gianni non fosse stato il nipote del fondatore della “fiat”,
sarebbe stato, politicamente, comunista.
Non sragionava l’autrice del libercolo autobiografico “Vestivamo alla
marinara”, salvo ad omettere che se il fratello, non in qualità di nipote di giovanni
agnelli, ma di uno spiantato operaio di una grande industria, avesse preso il “potere”,
sbandierando agli ignari il programma
“standard” di un partito comunista, poi, non “invitus”, non suo malgrado, non
controvoglia (“l’essere comunista” è l’“essere” che non esiste, appartiene
all’”utopia”. Sono tali e tanti gli ostacoli, le millenarie incrostazioni di ordine culturale,
sottoculturale, sociale, politico che non ne permettono, non ne permisero, non
ne permetteranno l’apparizione nelle relazioni interpersonali tra gli uomini e
meno che mai l’esistenza) si sarebbe fatto prendere, come uomo in nulla
diverso, alternativo dagli altri, agli altri uomini, dagli ingranaggi del “potere”,
da Sartre Denunciati, sì da fare, pari pari, ciò che avevano fatto coloro che
da lui sarebbero stati sostituiti nel ”palazzo”, non solo nell’accezione
metaforica pasoliniana, “sed” nella sua immobile materialità.
Dove si sono
stabiliti i gerarchi comunisti, dopo aver massacrato lo zar nicola II e la sua
famiglia?
Al “cremlino”!
Da dove hanno diffuso le loro parole d’ordine ai
proletari del pianeta e i loro “diktat” autoritari agli abitanti di
quell’immenso impero, costituito dalle repubbliche socialiste sovietiche.
Dire
“cremlino” era, è dire “potere” che non poteva, non può. non potrà essere
esercitato, se non in, da quel “palazzo”. Dove vive e governa putin,
erroneamente, falsamente, considerato “post comunista”, in quanto, giammai, fu
comunista, pur gustando il pane del partito comunista con il lauto incarico di
capo del “kgb”, come, giammai, furono comunisti i nostri napolitano, d’alema,
veltroni e moltissimi altri innominabili ? Nel “cremlino! Qual è stata la
residenza, per venire alla nostra picciola storiella, dei re d’italia, dopo la
presa di roma? Il “quirinale”, la residenza estiva dei papi! Quale quella dei
presidenti della repubblichetta italiettina, cacciati i savoia? Non poteva non
essere il “quirinale”!
C’è da Chiedersi, però, se l’ ”ingranaggio”, in cui
l’uomo è stato, è, sarà, probabilmente, avviluppato, una volta impossessatosi
del “potere”, dovendo, in seguito, scontrarsi con altri uomini per non farselo
da essi sottrarre con tutto ciò che ad esso è contestuale, sia un’entità metafisica, cosmica, una fatalità
o una iattura fatale per lui, una “spada di damocle” che incombe su di lui
dall’alto, o un suo modo anomalo, esecrabile di essere “zoon politikon”,
animale sociale, che ha avuto inizio all’alba della vita umana sul pianeta e
dal quale egli non sia più riuscito a
districarsi?
Nulla succede, è successo, succederà sul pianeta di cui l’uomo
non è stato, non è, non sarà responsabile!
E’ l’uomo che fa, ha fatto, farà la Storia, la sua Storia!
L’inizio è ipotizzabile a far data dalla cosiddetta “rivoluzione agricola”. Non
sincronicamente, su tutto il pianeta gli uomini decisero in un tempo
imprecisato di essere “stanziali”, avendo Scoperto che se fossero Intervenuti
sulle porzioni di Terra, ove si trovavano, con la loro Fatica, con il loro
Lavoro avrebbero Ottenuto da esse il cibo, il sostentamento per la loro
sopravvivenza.
L’agricoltura non fu una conseguenza della punizione biblica di
un dio al loro avo Adamo, per aver a lui Disubbidito nell’Assaporare il Frutto
dell’ ”Albero della Conoscenza”, ma una Scoperta degli uomini, Sbocciata da uno
dei Bisogni, diremmo oggi, non negoziabili, la fame, e dall’Innato in essi, Curioso
“Provare e Riprovare”, da cui la
Scienza è Sortita.
La Maggioranza degli uomini incominciò a produrre
immensa ricchezza, sulla quale una minoranza di essi, che era stata delegata da
Essa a rimanere in arme, per difenderLa dagli assalti delle belve feroci, pose,
brutalmente, gli occhi, sì che le arme da essere preziosi oggetti di difesa,
furono trasformate in esiziali strumenti di offesa da parte di pochi uomini nei
riguardi di migliaia, di milioni di uomini per l’accaparramento di ciò che la Natura aveva predisposto
per le necessità di tutti. Per difendere, per giustificare il suo latrocinio,
la minoranza elaborò sovrastrutture culturali, il diritto, ad esempio, (“ius”
significò e, in fondo, significa ”privilegio”, di chi detiene il “potere” o dei
suoi giannizzeri di uccidere, di rubare, di operare grassazioni).
Inoltre, la
minoranza inventò istituti, quali “nozze, tribunali ed are” ché irretissero la
maggioranza degli uomini in una serie di vincoli e minacciassero “sfracelli” terreni o divini
nel caso singoli o masse di essi si azzardassero a minacciare di appropriarsi dei
privilegi che essa “motu proprio” s’era attribuita.
Da allora, la Storia dell’uomo è stata un
continuo, sanguinario punzecchiarsi (è un minimalismo verbale per non porre
mente a ciò che di, indicibilmente, umano è stato, è concepito dalle une contro
le altre) di minoranze, conservatrici del potere e di immense ricchezze, contro
maggioranze, guidate da avanguardie, spesso, solo apparentemente, con esse
sodali, solidali per interessi, ideali, finalità, in cerca di stabilire sul
pianeta Ordinamenti Sociali più Giusti.
Le avanguardie delle maggioranze
rivoluzionarie, poi, si sono incaricate di dare reale significato alla parola
“rivoluzione”che, sempre, disegna, sia in natura, sia nelle umane “congreghe”, un tragitto, un percorso che parte da un punto
per arrivare, comunque, al medesimo punto. Cioè, si parte per distruggere
l’ingiustizia e si arriva a riproporla, da parte di nuovi detentori del “potere”
nelle medesime forme, messe in opra da coloro che dai rivoluzionari sono stati
sbaragliati, esclusive del parere, delle
volontà, degli interessi dei più con la prepotenza, con la sopraffazione, con
le angherie; a volte, anche, con l’irrisione che uccide la Dignità degli Onesti, dei
Probi più di un pugnale.
Così, l’uomo, sia quello in alto sullo scranno del “potere”,
sia quello in basso ai piedi di esso, ma cupido di essere “lassù dove si puote
ciò che si vuole”, è diventato, è “homo homini lupus”. In quantità e qualità
negativa variabile; inconscia o, irreparabilmente, manifesta, ma, ognora,
“lupus”, sì che non è dato ad alcuno di ieri e di oggi di “scagliare la prima
pietra”.
Dice Sartre: “Va da sé: basta che l’ingranaggio ci afferri, ci
prenderà tutti interi; la poca libertà che ci è lasciata si riassume
nell’istante in cui decidiamo di metterci mano mano o no. In una parola gli
inizi ci appartengono, dopo bisogna volere i nostri destini”.
Se non esiste un
“piede straniero”, nel significato di “allogeno”, di appartenente a un gruppo
extraterreste di viventi, pare che Quasimodo, a nostro Avviso, Voglia Ribadire
che l’uomo di o al “potere” ha un “piede strano”, insolito, assurdo che desta
perplessità, stupore, pesantemente, posato sul corpo dell’altro uomo.
E’ pronto
ad armarsi per salvaguardare, difendere la “roba”, frutto delle sue ruberie
all’altro uomo o all’umanità intiera: le risorse minerarie del pianeta, il
petrolio, in special modo.
Nel 2011 gli “states” di obama e della clinton hanno
venduto armi per 132 miliardi di dollari all’arabia saudita, quatar, kuwait,
bahrain, emirati arabi e yemen. Oltre al bahrain, che è la base della “quinta
flotta americana”, l’intera regione, che va dallo yemen fino al kuwait, è sotto
il dominio militare delle basi americane, oltre ad essere governata da
dittatori molto graditi alla “casa bianca”. In tal modo, si stabilisce il
rapporto imperialistico, Studiato da Lenin, tra la nazione centrale, in questo
caso, gli “states” e quella o quelle periferiche, appartenenti alla “lega araba”.
I dittatorelli
vendono agli “states” il petrolio a
prezzo stracciato o politico, arbitrariamente, stabilito dallo “staff” degli
inquilini della “casa bianca”, in cambio, si fanno difendere il “cadreghino”
dittatoriale dagli eserciti di essa e dalle armi, da essa acquistate ad un prezzo che va
ben oltre quello di mercato.
Tutti, in tal modo, contenti e felici: gli
“states”che, militarmente, s’impossessano, quasi “a gratis”, di regioni
strategiche per la loro supremazia politica, militare, economica sul pianeta; i
dittatorelli che, rimanendo sui troni “optime”, arraffano tutto il petrolio, di
cui la terra, su cui posano il loro “culo”, è “lieta”, arricchendosi,
spudoratamente, sulla pelle dei loro popoli, per la maggior parte tenuti in condizione
di indicibile miseria, povertà, sì che
folle, masse di essi, per il miraggio di condizioni di vita più favorevoli, si
azzardano sui barconi fatiscenti in mare, per raggiungere le sponde europee.
E
il mare mediterraneo è diventato una immensa urna di freschezza, per ParafrasareUngaretti!
Mentre qualche settimana fa s’è celebrato il matrimonio del figlio
del sultano del brunei nel palazzo reale di 1784 stanze: abiti d’oro, scarpe di
diamanti e un “buquet non di fiori ma di pietre preziose. Inoltre, gli sponsali
sono durati 10 giorni con la presenza di 6 mila invitati, tra cui reali malesi,
ministri, diplomatici stranieri. Nessuno al mondo s’è stupito di tanto
scandalo: di esso abbiamo perso la capacità, se mai, vivendo, ne abbiamo avuta
“n’ anticchia”, si direbbe in siciliano.
Ma a volte CI Chiediamo, se NOI o uno
di quei migranti, di cui testé abbiamo Lamentato lo struggente destino,
riuscissimo, per magia, a diventare sultani del brunei, del bahrein, re sauditi,
distribuiremmo il petrolio tra tutti i popoli della terra, o ci venderemmo agli
“states” per sgraffignare, da essi difesi, ad uso e consumo nostro, il petrolio
che appartiene a tutti gli uomini?
Molti capi rivoluzionari tanto avevano
promesso, promettono ai loro popoli in rivolta, poi, una volta al “potere”,
presi nell’ ”ingranaggio”…! Quante Madri l’uomo ha costretto ai piedi di una
Croce, sulla quale era stato Crocifisso il loro Figlio. Sentiamo la
contestazione dei molti: quale uomo, a quale classe appartenente; al “potere”,
o servo della gleba. Ciascun uomo, in determinate condizioni di superiorità
politica, economica, fisica, facendosi forte di appartenere ad un branco, ad
una massa cieca, sarebbe capace di tanto. Sì, pilato, il sinedrio, ma chi urlò
la condanna del Nazareno, assolvendo un criminale, tal barabba ?
Da chi fu
ucciso Guido Pasolini, diciannovenne Partigiano col nome di battaglia “Ermes”,
se non da commilitoni partigiani, per motivazioni, che non sono state, mai,
chiarite?
E Pierpaolo Pasolini da chi sarebbe stato ucciso, se non da un
sottoproletario diciasettenne, inondato, onorato dal suo Desiderio che, come
Dice la Poetessa
Libanese Joumena Haddad, Muove le montagne e l’Amore e con il
Piacere è Strumento di Liberazione?
Così, il Poeta Si sente Compromesso in una
Storia, in una cronaca, in un quotidiano, culle di milioni di morti; Egli Si
Sente “lieve” e Considera, anche, le sue Parole “lievi”, fragili,
inconsistenti, impotenti a fronteggiare l’ondata di sanguinosa barbarie con cui
nel tempo, che è suo, deve fare i conti.
E Abbraccia la Cetra all’albero che con le
sue fronde dà voce allo sdegno, al compianto della Natura.
Il triste vento,
poi, è l’Eco del suo Silenzio ché colpisca l’incoscienza dei suoi simili. I
tromboni mediatici in questi giorni ci stanno martellando la data del 25 aprile
2015: la liberazione dell’italietta compirà 70 anni. Di chi ci siamo liberati
il 25 aprile del 1945, da cosa non ci siamo liberati?
Ci siamo, come in altri nostri
Scritti, abbiamo Asseverato, alfierianamente, liberati di mussolini, dei suoi
stretti collaboratori, del regime, da lui fondato, ma non dal fascismo, che è uno
stato d’animo, una sottocultura, un ‘ideologia strisciante, dovunque; la
“medusa” in grado di pietrificare la mente e il cuore di chiunque.
Sarebbe
inutile comporre (pertanto, ne Operiamo l’Ellissi) l’affresco delle decine di
anni, dopo la caduta del regime mussoliniano, vissuti dagli italiani nella
totale inconsapevolezza di essere stati, di essere in balia di tenutari di
mafie, di boiardi politici e dell’alta burocrazia di stato, responsabili di
aver venduto parti strategiche dello stivale a quegli “states” che per qualche nave
di grano e qualche dollaro vanificarono
gli Ideali dei Pochi Italiani, Teleologizzati a Instaurare, finalmente,
nel nostro paese una Democrazia Sostanziale e non formale, alla mercè,
soprattutto, delle mene, dell’arroganza del vaticano (purtroppo, formalizzate
dall’Articolo 7 della Costituzione, in contraddizione con l’Art 3, che sancisce
la Laicità
dello stato, ponendo su di un piano di parità tutte le confessioni religiose).
La nostra Ellissi, come il Silenzio della Cetra di Quasimodo, è un Monito
nostro, Rivolto agli italiettini, Animato da forte Tensione Etica, a
depietrificare le menti e i cuori, ché un putto di manifesta arroganza
autocratica con il suo tribunizio, mendace sproloquiare non impedisca ad essi la Domanda che oggi Si Fa,
sempre più, pressante: “Si deus est, unde renzi”?