Una giornata di sciopero intero turno per lunedì.
Una giornata di sciopero intero turno con manifestazione a Montecitorio dove verranno pubblicamente invitati i “capigruppo” di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento a confrontarsi pubblicamente da proclamarsi entro ottobre.
Un percorso di mobilitazione dell’intero settore dei Contact center contro ogni tentativo di riportare migliaia di lavoratrici e lavoratori in uno stato di precarietà lavorativa ed esistenziale permanente.
Richiesta di un incontro urgente a Comdata e Network Contacts sulle condizioni di lavoro, anche perché pronte ad attivare il Fondo integrazione salariale per alcuni operatori telefonici, persino sulla commessa INPS.
Già, INPS. La mano pesante delle organizzazioni sindacali (Slc, Fistel, Uilcom) – rimandata la settimana scorsa (clicca qui per articolo https://bit.ly/3ABYTwL) – riguarda proprio la famigerata internalizzazione del servizio di Contact Center del più grande Istituto di previdenza d’Europa che, attualmente, vede impegnati 3.200 operatori in tutta Italia per un costo di circa 97 milioni di euro.
La situazione è sempre la stessa da mesi e mesi, peggio di una noiosa e lacrimevole telenovela. Il servizio, adesso in outsourcing, tornerà a fine 2022 nelle mani di via Ciro il Grande tramite una società controllata al 100 per cento, INPS servizi Spa, di cui però sono ancora assenti più di qualche figura e il Piano industriale.
L’oggetto del contendere è sempre lo stesso. Il solito. La modalità con cui si dovranno scegliere questi operatori telefonici (non più di 3mila e spesa di 93 milioni di euro), che diventeranno parastatali e con contratto a tempo indeterminato.
Da una parte c’è il presidente di INPS, Pasquale Tridico, dall’altra i sindacati. Mai così distanti.
Perché? Il numero 1 dell’Istituto ripete la sua idea di internalizzazione: nessuna clausola sociale (il parere negativo sarebbe arrivato da vari pareri non specificati) e quindi una selezione pubblica aperta non solo agli attuali operatori, ma anche a tutti quelli che hanno almeno sei mesi di esperienza nei Contact Center trattanti materia fiscale, assistenziale e previdenziale. Tutti questi avranno lo stesso punto di partenza, e scelti dalla stessa partecipata in base all’anzianità – 1 punto per ogni mese maturato – e ai titoli di studio (anche chi ha la terza media potrà partecipare alla selezione). La sua idea è talmente tracciata che si sarebbe già predisposto una bozza di accordo di servizio, e il Consiglio di amministrazione di INPS avrebbe prodotto un preliminare Atto di indirizzo per avviare la selezione pubblica del personale all’indomani della selezione del direttore generale e del capo del personale di INPS Servizi.
I sindacati, invece, visibilmente preoccupati per una diaspora di disoccupati, premono e spingono affinchè la sola via di assunzione sia la clausola sociale, l’unica in grado di tutelare il perimetro occupazionale.
“Quindi – scrivono nell’ultima nota – al netto dell’impossibilità di predeterminare i selezionati, sappiamo già oggi che diverse centinaia di persone saranno tagliate fuori dal processo, quindi diventeranno degli esuberi. Parliamo di persone che nel periodo più buio della pandemia hanno prestato un servizio preziosissimo! È inammissibile che proprio la committenza pubblica stia contribuendo ad affossare la clausola sociale, che ha già dato alle lavoratrici e ai lavoratori uno strumento valido per sottrarsi alla precarietà. Non è più tollerabile barattare l’internalizzazione in quanto tale con le garanzie per le persone”.
Senza dimenticare, poi, che “le condizioni di lavoro nelle aziende fornitrici si fanno ogni giorno più complicate. I lavoratori sono di fatto prigionieri di una totale indefinitezza, esposti a un uso scandaloso uso degli ammortizzatori sociali”.
Sciopero, allora, partendo da lunedì con manifestazioni in tutta Italia. I sindacati territoriali, per esempio, ne stanno preparando una a Bari.
Con la speranza che qualcuno senta la voce di questi 3mila operatori che non chiedono tanto, ma soltanto due cose: dignità e rispetto.