«Sia fatta giustizia! La Giustizia faccia il suo corso e sia severa soprattutto nei confronti di chi ha avuto responsabilità gestionali di ingenti risorse che dovevano servire anche a rendere sicura la circolazione ferroviaria».
A parlare è Francesco Mundo, consigliere comunale del Psi all’epoca del tragico incidente ferroviario del 12 luglio 2016, alla luce delle conclusioni delle indagini preliminari, che vedono coinvolti, oltre a capistazione e capotreno, dirigenti e amministratori di Ferrotramviaria e due dirigenti del ministero dei Trasporti. Sotto accusa è la gestione del traffico dei treni e della sicurezza.
«Il Blocco elettrico Conta Assi, meglio noto con l’acronimo BCA, è uno dei sistemi più semplici e più utilizzati da decenni che consente di controllare e gestire il distanziamento tra i convogli. La conoscenza di questo e altri sistemi più evoluti come quello che consente la ripetizione dei segnali in macchina, fanno parte del bagaglio formativo degli studenti d’ingegneria dei trasporti già al quarto anno. Queste conoscenze, già agli inizi degli anni “80, erano per noi studenti “l’abecedario” fondamentale che il docente di Tecnica della circolazione ferroviaria, ci teneva ad approfondire bene – scrive Mundo – Leggere che nel terzo millennio, nell’era della robotica e dell’automazione, in un paese tecnologicamente avanzato come il nostro, ci siano gestori di reti ferroviarie che affidano la sicurezza di propri dipendenti e dei viaggiatori al blocco telefonico, cioè alla telefonata che un tizio fa all’altro è una cosa che mi limito a definire triste».
Dunque l’auspicio dell’allora consigliere è quello di una giustizia severa e imparziale: «Una giustizia che non scarichi sui più deboli responsabilità gravi che attendono a chi ha il dovere di fare scelte e indirizzare risorse e mezzi per garantire prioritariamente la sicurezza. Compito questi, che la legge individua senza equivoci».
Ma nel mirino di Mundo è anche la presenza di passaggi a livelli, talvolta non funzionanti a dovere: «Mentre attendiamo sereni che la giustizia faccia il suo corso, vogliamo fare una riflessione sul fatto che la vecchia Bari-Barletta con il suo doppio binario, con materiale rotabile d’avanguardia, è diventata una metropolitana di superficie? Come è possibile tollerare che, nell’era dell’automazione lungo questo itinerario ci siano ancora passaggi a livello? Per giunta mal funzionanti come dimostrano i casi in cui qualche barriera rimane abbassata (al sottoscritto è capitato due volte al passaggio a livello di via Molfetta) o le barriere rimangono alzate (passaggio a livello di via Santo Spirito). I disagi e la congestione di traffico che genera il passaggio a livello di via Molfetta, l’inquinamento dei veicoli in moto e in attesa, il maggiore inquinamento provocato da chi perde la pazienza e pur di allungare notevolmente il percorso, alla fine sceglie di percorrere il sottopasso Pasquini, non è forse uno sberleffo a chi si affanna a parlare di: mobilità sostenibile, incentivo all’utilizzo del mezzo pubblico, sicurezza della circolazione non solo ferroviaria?».
E ricorda: «Il passato Consiglio Comunale prese atto, approvandolo definitivamente, il progetto di sotto passo di via Santo Spirito di cui però si è persa traccia. Lo stesso Consiglio Comunale approvò in via definitiva il progetto di due parcheggi a servizio delle due stazioni, ma anche di queste opere si è persa traccia. A questo punto un dubbio mi assale: questi progetto hanno un costo. E se rimangono sulla carta, vuol dire che sono stati buttati alle ortiche soldi pubblici. Se così è, che facciamo? Vogliamo interessare la Procura della Repubblica per riscontrare responsabilità, inadempienze o altro? A chi si aspetta a dare lavoro anche alla Corte dei Conti?».