A proposito di “In un cesto di rime”, ovvero la Pedagogia cortese della Poesia di Gaetano Avena
In principio l’introduzione,
sempre di contenuti storici, all’ultimo ‘parto’ poetico era un godibilissimo
preambolo che arricchiva la vena poetica ultima, ma, col tempo, quel preambolo
è divenuto una componente necessaria e di ottimo livello, ove la dimensione
storica e quella storiografica lasciano il segno positivo dello spessore
culturale dell’Autore.
Si pensi, ad esempio, alle
citazioni di Brodskhij, che mi hanno riportato alla sua scoperta,
entusiasmante!, del suo esilio negli Stati Uniti! Si pensi, ad esempio, alla
sua definizione della Poesia ”la forma più succinta di dire qualcosa”!
…E poi il nuovo capitolo di un
poetare le cui Parole sono da Tanino “arruolate” a descrivere il crescendo di
una sintesi “solidarietà – moralità (“EccoMi a Te, di Te Fratello!”).
Oppure, la definizione di
Amicizia che strazia il nostro vissuto all’indomani della “Mancanza”.
Il Sole, l’aquilone e il tempo,
intanto, abitano la stanza – mondo di Tanino, e diventano tre personaggi
plausibili di un Universo ‘tentato dall’allegro azzurro”. Fino ad arrivare a
“quei chiodi e croci /raccolti dall’archivio della Storia” che fanno tornare
Tanino da quelle parti di quella Introduzione di cui si diceva.
Allora, grazie, Tanino, per
averci donato un altro tormentato capitolo d’un vissuto che prepotentemente,
ogni tanto, si riveste di parole per mostrare il lavorìo di una sensibilità
sempre all’opra per diventare Verso. Per diventare Comunicazione, Messaggio,
Appello.
Ed ecco, Tanino, ci siamo, Ti
siamo accanto, Ti ascoltiamo!
Fraternamente.