C’è che quando ti fiondi all’usta dei ricordi sul sentiero della vita, rischi sempre di smarrirti in un mare di nostalgia. In un cantuccio dell’anima, riposa un album di fotografie che racconta il tempo che è passato inesorabile e la bellezza lontanante dei giorni felici, che costellarono la nostra fanciullezza.
Gli anni della scuola elementare, per esempio. La cartella e non lo zainetto, il diario e non l’agenda, il grembiule col fiocco azzurro che non riusciva mai, il trillo incerto della campanella, l’emozione d’essere bambini che scoprono il mondo con occhi ancora puri.
Ieri sera, un’altra rimpatriata, con gli amici di quarant’anni fa.
Siamo diventati donne e uomini- chi più, chi meno, e loro sono più toste -, ma quello sguardo è rimasto intatto. Così, le battute, gli scherzi, le memorie, il rosario dei guai che, nel frattempo, l’esistenza ci ha riservato, il pudore di una gioia sincera appena impolverato da un velo di malinconia. Poi, i saluti e la promessa (quasi sempre mantenuta, pur tra tanti, comprensibili impegni di tutti) di rivedersi attorno ad un desco conviviale.
Il mattino seguente, il buongiorno sulla chat e tutto che sembra normale.
Fino a quando, d’improvviso, la volta celeste soccombe sotto l’assedio di nuvole mannare, il vento scaglia soffi gelati come lame e scendono affilati spilli di pioggia. È il segno inequivocabile del dolore.
Quell’uomo lì, sì, proprio quello che vedete al centro di quel mucchio di birbantelli, quello col sorriso buono e la bacchetta austera – ah, quant’era democratica…-, quello delle caramelle Rossana come dolce ricompensa ad una cosa buona fatta, quello dei libri da leggere all’ultima ora, che ti entravano nel petto, quello che un mattino ci diede per tema i versi immortali di Dante: “Considerate la vostra semenza/fatti non foste a viver come bruti/ma per seguire virtute e canoscenza”, ecco quel grande uomo lì pare che non ce l’abbia fatta. Proprio questa mattina, quando il cielo si è messo a piangere.
Eh, già, solo il maestro, anzi il Maestro Innocente Modugno – autentica colonna della Scuola Elementare “G. Modugno” poteva dare a degli scriccioli terribili una terzina del Sommo Alighieri. Perché lui era il nostro Virgilio, la nostra guida sicura, colui che ci ha insegnato il legame d’affetto che ci tiene uniti ancora oggi. E per questo gli saremo eternamente grati.
In fondo, solo chi, donandolo a mille e mille scolari, ha avuto un cuore grande così, poteva lasciarci quando ha sentito che si erano spenti i battiti…