Tutto parte a metà dicembre del 2016 quando, dalla Prefettura di Bari arriva l’elenco di tutti quei beni – terreni agricoli e immobili – situati nel territorio bitontino e sottratti alla criminalità. L’esecutivo cittadino, poi – anche in seguito a una precisa lettera recapitata dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati e sequestrati, giunta a febbraio 2017 – decide di improntare una delibera ad hoc per manifestare il suo interesse all’acquisizione. Che non fa rima con acquisto tramite somma di denaro, ma è quasi un fatto dovuto vista la presenza dell’immobile a Bitonto e l’articolo 48 del Codice antimafia, terzo comma: “I beni immobili sono trasferiti per finalità istituzionali o sociali, in via prioritaria, al patrimonio del Comune ove l’immobile è sito, ovvero al patrimonio della Provincia o della Regione”. E il Comune ha agito proprio in tal senso, con l’obiettivo dichiarato di dare all’immobile una nuova vita, e quindi una funzionalità rivolta alla collettività.
L’immobile in questione, però, quello di via Aspromonte – una traversa di via Castelfidardo – era rimasto nelle mani di alcuni parenti del soggetto a cui era stato sequestrato. Per questo, con i solleciti della Prefettura ieri mattina si è riusciti a far sgomberare la famiglia che era sita all’interno.
I Servizi Sociali del Comune hanno dato loro quasi 45 giorni di tempo per trovare una diversa sistemazione che è stata accordata da alcuni congiunti. Nessuna vibrante protesta, quindi, da parte degli occupanti che sono stati accompagnati fuori dallo stabile con l’ausilio della Polizia di Stato.