La
sede distaccata bitontina del tribunale di Bari? Resterà chiusa.
Come tutte le altre sparse per lo stivale. Sulla
revisione della geografia giudiziaria, quindi, non si torna indietro.
Per
la seconda volta, non riesce ad approdare alla consultazione popolare
il referendum sul taglio dei tribunali. Ieri la Corte costituzionale
ha dichiarato ancora una volta inammissibili i tre quesiti proposti
da cinque Regioni – Basilicata, Puglia, Sicilia, Abruzzo e Campania
– nel tentativo di abrogare le norme che hanno disposto la revisione
della geografia giudiziaria. Un esito che ripropone il quadro dello
scorso anno, quando la Consulta ha bocciato un analogo referendum
proposto dagli stessi Consigli regionali.
ll
primo quesito chiedeva l’abrogazione delle misure sulla
soppressione di 30 tribunali ordinari, nonché di 220 sezioni
staccate di tribunali ordinari. Il secondo l’annullamento delle
disposizioni relative solo al taglio dei 30 tribunali e
corrispondenti procure, e non le sezioni staccate. Il terzo
l’abrogazione della mancata previsione nell’ordinamento
giudiziario dei circondari dei tribunali soppressi.
La
revisione delle circoscrizioni giudiziarie è un processo avviato
nell’estate 2012 dal governo Monti (ministro della Giustizia Paola
Severino), e poi proseguita con i successori Annamaria Cancellieri e
Andrea Orlando. L’obiettivo era quello di razionalizzare non solo
gli uffici, ma anche le spese legate alla loro gestione. Un iter che
si affianca al tentativo di portare fuori dai tribunali il
contenzioso civile, di informatizzare il processo e di cambiare il
modo di fare giustizia in Italia. Ovviamente, però, non è stato un
percorso indolore e per molte realtà ha comportato disagi. Tra
queste c’è anche Bitonto dove il tribunale rappresentava un
importante presidio contro l’elevato tasso di criminalità presente, ma che adesso è morto per sempre.
E
adesso non si sa quale sarà la sua sorte.