«Le situazioni possono migliorare poco a poco ed
esclusivamente a una sola condizione: che almeno la maggioranza della città
viaggi in unica direzione».
L’appello (l’ennesimo) lo lancia il sindaco Michele Abbaticchio che, rispondendo a
una accorata ma al tempo stesso triste lettera di una ragazza bitontina postata
sulla sua pagina Facebook, non lesina un’analisi nuda e cruda della Bitonto di
20 – 30 anni fa.
La missiva arriva da Daniela Piglionica, sposata e madre di due figli.
Che si sente «delusa e demoralizzata». E che
fotografa implacabilmente il momento di assoluta difficoltà che sta
attraversando la città. «Io e la mia famiglia cerchiamo in tutti i modi di
amare e cambiare in meglio questo paese ma ultimamente ci stiamo convincendo
che questa è proprio un’impresa impossibile. In due giorni ci hanno rubato una
fioriera che si trovava davanti al portone e una bicicletta nuova che si
trovava in un portone e che era stata acquistata perché la precedente l’avevano
rubata. E in passato mi hanno rubato anche l’auto».
«Sono sempre stata ottimista – rivela la signora Daniela – e spero che le cose possano migliorare in
futuro soprattutto per i nostri figli se avranno il coraggio di rimanere. Ci
vuole più coraggio a rimanere che ad andare via».
La lettera della nostra concittadina non resta nel
vuoto, ed è proprio il primo cittadino ad incoraggiarla e a credere in un
avvenire migliore. E lo fa rievocando quella Bitonto che qualche decennio fa
non se la passava certamente meglio.
«Quando ero ragazzino, in pieno centro, la mia sola
famiglia ha subito, nel giro di un mese, l’incendio di due auto. Quando ero
studente, l’unico punto di ritrovo (peraltro utile a fuggire via dopo una pausa
di organizzazione tra amici) era piazza Moro o un bar. In quel periodo vigeva la
moda di subire pestaggi gratuiti, sotto gli occhi di decine e decine di
persone, da parte delle bande di delinquenti da quattro soldi. Non ricordo
attrezzature sportive a uso gratuito per alcuno, non ricordo spazi giochi per
famiglie. Ricordo partite a calcio in mezzo alle arterie stradali, evitando
auto e motorini».
Però, guai a mollare, perché «ho cominciato a credere che la città potesse
cambiare se ognuno di noi si fosse organizzato in movimenti sociali che fossero
utili almeno a un quartiere della città. È la politica dei piccoli passi, quella
che difende quello che si è appena conquistato, quella che non abbandona quello
che si è creato».
Poi, l’appello finale a non
mollare anche perché Bitonto, a detta di Abbaticchio, non è peggiorata negli
ultimi anni e non può assolutamente permettersi di arrendere. «Se servisse,
mi prenderei la colpa di tutto. Darei la mia carica se il giorno dopo cambiasse
tutto. Ma non è cosi. Purtroppo per me, purtroppo per te (Daniela, ndr),
purtroppo per tutti. Stiamo lavorando, ricordiamolo, nel periodo economico e
sociale peggiore del dopoguerra. Credo che Bitonto non sia peggiorata e che
stia facendo (pochi o molti giudicatelo voi) passi in avanti dopo due anni
sotto diversi profili».