Nell’auditorium del
Liceo Scientifico Statale “G. Galilei”, lo scorso sabato, si è tenuto il
convegno “Il ruolo della Scuola in una
società di crisi: economica, familiare, di valori”.
A coordinare l’incontro
è stata la prof.ssa Amelia de Capua Mastrandrea.
Dopo il benvenuto del dirigente
scolastico Emanuele Morea, si è entrato nel vivido della disquisizione sul funzionamento della scuola inserita nel
contesto europeo e quotidiano. E’ importante che venga captato il giusto
ruolo dell’educazione, prima di poter parlare della situazione attuale di
crisi.
La scuola, in quanto fucina di menti, deve garantire al
ragazzo di poter recuperare la propria identità e valori in modo tale da essere
un futuro cittadino attivo. Deve essere al passo con il cambiamento e formare
delle coscienze. Innanzitutto, la scuola deve aiutare a comprendere il senso da
dare a quello che ci appartiene, alla nostra vita.
«La crisi del nostro
tempo prima di essere economica e culturale –a tal proposito si è espresso Sua Eccellenza mons. Francesco Savino–, è crisi di spiritualità. Per spiritualità
non intendo appartenenza a una religione, ma il senso delle cose che facciamo».
«La crisi è anche un’opportunità. E come
possiamo uscirne? La scuola deve essere il punto di partenza. Non fatevi
fregare coscienza e cervello, altrimenti sarete oppressi dal potere perché è
facile strumentalizzare».
La scuola e la cultura non fanno altro che rendere liberi.
Bisogna renderla una priorità e un servizio per la società. Così, il sindaco Michele Abbaticchio ha
puntualizzato che questo è l’obiettivo della sua amministrazione. Preoccupato
per i tagli e le scelte che i politici, come tutti, son costretti a fare, ha
affermato: «I settori, purtroppo, più
tagliati sono quelli del sociale, sanitario e dell’istruzione. Se si tolgono
dei fondi alle scuole è per operare interventi a favore di famiglie bisognose.
Tuttavia, l’ente locale non può fare a meno di incentivare la scuola proprio
come servizio per la società».
«Si cerca di equilibrare il contributo degli istituti
con il nostro. Al di là dell’edilizia scolastica e del piano di offerta
formativa, abbiamo l’obiettivo di segnare i nostri ragazzi e formarli. L’altro
obiettivo è quello di lavorare in rete ed è quello che faremo e facciamo».
Il prof. Silvano
Marseglia -Presidente Europeo dell’A.E.D.E.- ha
accuratamente illustrato l’importante contributo che l’Europa dà alla scuola.
Di certo, l’Italia non è il paese dove siamo messi meglio rispetto alla
Finlandia, ma siamo proiettati verso un cambiamento. «L’Europa ha una funzione sussidiaria in quanto a istruzione. La
strategia di Lisbona del 2000, in prossimità di nuovi aggiornamenti del 2020, e
il trattato di Maastricht del ’93 sono gli esempi di una sfida per lo sviluppo
del capitale umano. L’istruzione è necessaria per un’economia competitiva».
«La scuola deve
fornire una formazione di alta qualità, interculturale, di incontro e scambio.
Più che le conoscenze contano, oggi, la creatività e il modo di gestirle. Il
ruolo degli insegnanti è quello di mediazione con il mondo in evoluzione. La
scuola è la porta dell’avvenire».
Come affermò Piero
Calamandrei nel suo discorso al III Congresso dell’Associazione a difesa
della scuola nazionale del 1950, «La
scuola è un organo centrale della democrazia –ha confermato il dott. Carlo Mastrandrea, in
rappresentanza della prefettura di Reggio Emilia- perché risolve il problema della formazione della classe dirigente.
Essa deve essere aperta e rinnovata sempre».
«Gli insegnanti devono
educare i ragazzi curando la loro indipendenza e intraprendenza. Devono essere
mentori. Abbiamo bisogno di buoni maestri e buoni valori. I ragazzi devono
capire che la cultura rende liberi e in grado di scegliere. La legalità ne
garantisce il rispetto solo quando si impara a praticarla in tutti i livelli,
soprattutto nel quotidiano».
Nella scuola ci sono diversi problemi, tra cui il fenomeno
del bullismo che è al centro dell’attenzione di chi ha il compito di
eliminarlo. Tutti insieme dobbiamo continuare ad educare al rispetto degli
altri e di se. La scuola, in questo, deve avere un ruolo di cerniera.
Bisogna stare al passo con il cambiamento e non rinnegare
l’importanza che ha la tecnologia nella formazione. Essa è lo strumento ideale
per stimolare competenze e la creatività. «Bisogna
avere un approccio costruttivo con il mondo virtuale –ha concluso il prof. Trifone Gargano, docente presso
l’Università di Foggia-. Lo sforzo che
noi dobbiamo fare nei confronti dei giovani è la ricerca di un senso. È
impossibile star fuori da tutto questo. Le competenze devono essere
incentivate. Dobbiamo avere fiducia in tutta questa tecnologia e selezionare».
Attraverso
la tecnologia si comprende una cosa importante: se non si conosce se stessi o
se non proviamo a capire e rispettare l’altro, nulla può avere il giusto
valore. E’ questo che ogni giorno fanno –si spera- gli insegnanti.