Sono giorni, questi, in cui ognuno di noi sogna d’essere vento.
Per fare brevi capriole fra i rami degli austeri cipressi e scompigliarne le
chiome.
Per
danzare su quei marmi splendenti e certe volte opachi, lisci o ruvidi, e carezzare
dolcemente quei volti che ricordiamo bene perché scolpiti dentro.
Per sfiorare con delicatezza quei sorrisi ora a colori, ora in bianco e nero, che
una data incisa sulla pietra antica ci ricorda in che giorno maledetto ci
furono rubati.
Per
soffiare sulle ali delle rondini perché portino i nostri messaggi d’amore a
quel fratello che non c’è più, a quella madre scomparsa tanto presto da
lasciarci un vuoto grande così nel petto, a quel papà che ci ha abbandonato in
un recinto di dolore, a quell’amico che si tolse la vita perché si sentì
tradito da tutti, a quel ragazzo che un tragico incidente ha rapito per sempre.
Per giocare a nascondino fra le stelle più lucenti e riconoscere nei loro occhi quelli dei
bimbi più belli che furono già angeli quaggiù.
Per
ritrovare, tra un refolo e l’altro, proprio noi stessi – “quella smorfia, quel nasino un po’ all’insù, quello sguardo lieto, persino quella ruga lì sono proprio i miei”…
Per
tenere viva la fiammella di quel lumino che ha il compito più alto che ci sia:
vincere il buio del mondo in cui viviamo.
Per respirare nell’azzurro infinito un po’ di aria pura e cercare di capire perché sulla terra tanti preferiscono vivere di cinismo e indifferenza, menzogna ed egoismo, e non sanno che si perdono non amando. Già, perché adesso abbiamo persino paura di provare dei sentimenti e allora preferiamo seppellire tutto sotto un manto di finzione.
Per
poi salire ancor più su, più su, oltre il cielo, dove le nuvole volano al ritmo
invisibile del battito del nostro, del loro cuore…