Luigi era il maestro del
fuoco.
Ogni anno percorreva la
solita strada, la solita salita, si piazzava lì dove aveva la sua città ai
piedi.
Preparava da mesi quelle
polveri, miscugli di vita, favole di colori.
Le 23.45 pum! L’avviso.
La gente dall’altro lato
del ponte si fermava come in un’istantanea.
Fermi tutti i discorsi, le
lamentele sull’aria gelida della notte di maggio e sulla crisi.
Che importava più.
Pum! Pum! Pum!
Tre battiti nel cuore, si
comincia.
Verde, i prati in cui
correva da bambino.
Giallo, come il legno
consunto dei banchi di scuola.
Azzurro, come le luci del
mattino del suo primo bacio.
Rosa, come il fiocco sulla
culla della sua adorata bimba.
Uno smile, il sorriso di
chi non ha mai mollato.
Un cuore, come quelloche
per tutti ha donato sentimenti puri.
Un salice, come tutte le
lacrime, il dolore che Luigi portava nel cuore.
Un cuore, tra le stelle,
nel blu trapunto di notte.
Pum!
Pum!
Pum!
Il battito si fa più
lento.
Pum!
Luigi, Luigi, dove sei?
Pum!
Un arcobaleno di colori
esplose in cielo.
“Ohhhhh” esclamarono tutti
stupiti.
Piovve luce, crebbero
sorrisi, nasi all’insù come a ringraziare il cielo, la notte, la festa.
Luigi? Pum!
Esplose nel cuore della
città.
Come una carezza sul volto
del mondo.