“No,
oggi proprio non posso”.
“Ho mal di testa”.
“Sono troppo stanco!”.
Le
solite scuse per non lavorare, come se, d’altronde, di lavoro ce ne fosse.
In
una società che pullula di falsi invalidi, non poteva risultare più attuale di
così la rappresentazione de “Il Medico Fiscale”.
La
commedia in due atti, scritta e diretta da Grazia Coviello, è andata in scena
sul palco del Teatro Traetta sabato 13 e domenica 14.
La
Nuova Compagnia di Gaetano Coviello ha presentato l’esilarante commedia con
protagonista il “professore Torricelli” di italiano, per niente diligente, che
decide di mettersi in malattia.
La paura di ricevere la visita di controllo del
medico fiscale lo assilla.
Tutto
si svolge in casa “Torricelli” in una mattinata movimentata in cui ogni
personaggio finge, astutamente, di essere chi non è.
Proprio
come nella commedia degli equivoci di memoria plautina, infatti, tutto è
dominato dall’ambivalenza.
Ed
ecco che il professore dichiara di essere affetto dalla sindrome dello scambio
di identità che a tratti lo induce a sentirsi “Beatrice”, una zia finge di
essere sorda, l’altra di essere sventata, la promotrice finanziaria della
polizza sulla vita finge di essere la dottoressa, e addirittura il tanto atteso
medico fiscale è, nella realtà del dramma, il professor Coviello.
Insomma, “tutt
jè cap sòtt”.
A sciogliere l’enigma, però, non è l’espediente latino
del deus ex machina che irrompeva
sulla scena per riportare ordine al caos, ma la dichiarazione finale dei
personaggi di aver agito solo per raggiungere lo scopo prefissato: sia che si
tratti dell’invalidità perenne, della mancata pensione delle zie, o della
vendita della promoter, ad ingarbugliare il dramma è solo l’interesse.
Se “i
politici fanno finta di fare le riforme, i professori di insegnare e gli alunni
di studiare”, viene naturale chiedersi: quello dei personaggi è un
atteggiamento amorale?