“Non sei sola” è lo slogan della Regione Puglia ideato per celebrare la giornata internazionale della lotta alla violenza sulle donne che ricorre oggi.
La Regione Puglia è impegnata fin dall’approvazione della legge regionale 29/2014 e del suo primo piano operativo, nell’opera di sostenere, anche economicamente, le reti antiviolenza. Dopo i 900.000 euro erogati nel 2021 ai Comuni per la continuità dei programmi antiviolenza, gestiti dai CAV convenzionati, e per il sostegno ai percorsi di autonomia delle donne, resi ancora più complicati dall’emergenza pandemica, arrivano altre risorse dalla Regione.
Saranno erogati a inizio 2021 € 1,8 mln di euro da destinare ai nuovi programmi antiviolenza e circa € 2 milioni su risorse statali (DPCM 2019), sempre in favore dei centri antiviolenza e delle case rifugio di prima e seconda accoglienza e a copertura degli interventi diretti alle donne.
I dati statistici sugli accessi ai Centri anti violenza pugliesi sono rilevanti e mostrano come neanche il Covid-19 abbia fermato la violenza.
Sebbene ci sia stato un calo delle richieste di aiuto registrato a marzo rispetto a febbraio 2020 (-37% di accessi – 47% di prese in carico – 14% di allontanamenti di urgenza), nei mesi successivi è stato registrato un significativo cambio di passo con incrementi elevatissimi rispetto a marzo ma anche ai mesi precedenti. Dai dati raccolti dall’Osservatorio regionale, dal 2014 al 2019, emerge che sono state circa 10.000 le donne entrate in contatto con i centri antiviolenza, con una media di percorsi avviati del 60%. Per il 90% dei casi, le donne sono di nazionalità italiana: di queste il 65% si è rivolto spontaneamente al centro antiviolenza anche se cresce la percentuale in invii fatti dagli altri; nel 95% dei casi, la violenza si consuma in famiglia: nell’86% dei casi gli autori della violenza sono il partner e l’ex partner, nel 9% “parenti”; le donne più “esposte” alla violenza sono le coniugate (42%), seguono le donne nubili (23%) e le donne separate/divorziate (21%); la violenza è trasversale alle fasce di età, ai titoli di studio, alla condizione lavorativa, anche se la percentuale più alta viene registrata tra donne che hanno età compresa tra i 30 e i 49 anni (62%). Le tipologie di violenza denunciate confermano l’ordine di prevalenza dell’anno precedente: violenza prevalente è quella fisica (49%), seguita da quella psicologica (38%), dallo stalking (6%), anche se la violenza psicologica accompagna tutte le forme di violenza; il 56% delle donne si era già rivolto ad altri servizi prima di contattare il centro antiviolenza; il 52% delle donne che si sono rivolte ai CAV ha denunciato (6% in più rispetto al 2018). Solo il 2% dei casi ha ritirato la denuncia. La mancanza di lavoro è un problema per molte delle donne che subiscono violenza: il 45% delle donne non ha occupazione mentre il 17,5% delle donne ha un’occupazione precaria. Sono più di 100 le donne, quasi sempre seguite da figli minori, allontanate dalle loro abitazioni a causa della violenza intrafamiliare e inserite nelle case rifugio ad indirizzo segreto.