Il “Consorzio per l’Area di Sviluppo industriale di Bari” (Consorzio A.S.I. Bari) ancora una volta ha dimenticato che il Comune di Bitonto è un suo consorziato e socio fondatore.
Sono passati esattamente quattro anni da quando la Gazzetta del Mezzogiorno, con un articolo del 29 novembre 2014, dedicava un’ampia pagina ai progetti di investimento del Consorzio A.S.I. di Bari. Si parlava di 29 milioni di Euro per il rilancio e ammodernamento delle due zone industriali di Bari-Modugno e Molfetta, della creazione di un parco di 33 ettari e della definizione con la Provincia per la messa in funzione di un impianto di stoccaggio e selezione dei rifiuti.
Cosa è stato realizzato ad oggi di quel piano di investimento 2014/2016? Risulta completamente definito? Il Comune di Bitonto ne sa qualcosa? Notizie non se ne hanno e speriamo di conoscerle subito.
Però, è da notare, che sempre nell’articolo suddetto non si faceva cenno alcuno circa gli investimenti per gli altri agglomerati, come per esempio per quello di Bitonto-Giovinazzo. Cosa alquanto negativa di cui fu fatta dal sottoscritto pubblica denuncia con una nota pubblicata dalle testate giornalistiche locali.
Con la nota si investiva il Consiglio Comunale della responsabilità di far valere il diritto del Comune di Bitonto di essere considerato, in tutti i progetti di investimento, alla pari degli altri consorziati. Dopo quattro anni, dicevo prima, il caso si ripresenta.
Il 13 novembre 2018 la Gazzetta del Mezzogiorno ha dedicato due ampie pagine al Consorzio A.S.I. di Bari, con il resoconto di un Forum, organizzato dallo stesso giornale, sullo stato di salute dell’Ente consortile. Hanno partecipato vari soggetti ma, come sempre, senza la presenza del Comune di Bitonto. Mi domando, escluso o assente? A me pare escluso in quanto, nel suddetto Forum, si è parlato esclusivamente dell’agglomerato Bari-Modugno, cioè la zona industriale di Bari, soffermandosi sul dubbio classico di eccellenza o degrado.
Ma cosa alquanto stucchevole è la dichiarazione fatta dal Presidente Martinelli che dice con molta chiarezza: “molti imprenditori pressano alla porta per avere un suolo ma non ce ne sono più a disposizione”. Come a dire che la zona industriale di Bari è satura e non si può dare risposta ad imprese interessate a localizzare in questa zona impianti e produzione. Quindi, diventa legittima una domanda: ma il Presidente Martinelli ricorda di essere il rappresentante anche degli altri Comuni del Consorzio o pensa solo alla zona industriale di Bari? A me sembra proprio così, se si vanno ad analizzare gli ultimi Bilanci approvati dall’Assemblea, in cui tutte le risorse finanziarie vengono destinate alle zone già infrastrutturate. Nella programmazione, i rappresentanti dei vari Comuni, hanno tenuto conto che l’industria barese non si esaurisce a quella dell’area industriale di Bari, ma coinvolge una vasta area limitrofa che attende da circa 50 anni di essere strutturata e organizzata? Aree limitrofe che possono anche utilizzare le agevolazioni economiche riservate alle ZES, zone economiche speciali, molto attrattive per gli investimenti stranieri? E Bitonto, non sottovalutiamolo, è compresa in quest’area.
Il Forum, si legge, ha riflettuto anche sul fatto che ogni Comune ha nel proprio piano urbanistico zone PIP e aree produttive. Questione, questa, che necessita di un censimento reale delle aree aventi la stessa vocazione. E ciò per stabilire il valore delle aree industriali del territorio che ci interessa. Cosa questa, che può indurre anche ad un cambio di rotta.
A questo punto c’è da domandarsi: il Comune di Bitonto può ancora trarre giovamento dall’essere socio dell’Ente di cui trattasi? Gli obbiettivi del Consorzio sono rimasti sempre gli stessi? Per quanti anni ancora debbono restare vincolati i 400 ettari del nostro territorio ad una destinazione che, a breve o a medio termine, non vede una chiara programmazione e un impegno di risorse?
Domande che necessitano di una risposta da parte di chi governa Bitonto, necessari nell’attuale momento di evidente crisi economica. Crisi che va attenzionata perché il suo perdurare può farci assumere la connotazione di area sottosviluppata. Con le relative conseguenze.