Dalla “Misericordia” alla miseria il passo è breve, non solo a livello linguistico. E sarebbe gradito che fosse all’indietro, giacché una condizione di indigenza già ha cominciato a ghermire alcuni dipendenti dello storico Istituto “Maria Cristina di Savoia”, un tempo provvidenziale orfanotrofio, poi centro di attività vitali per la comunità bitontina, scuola inclusa, di seguito Ipab e oggi Asp. È un destino di buio senza fine quello che sta avvinghiando mortalmente 17 famiglie di uomini e donne che da una vita ci lavorano. All’ingresso, il disegno originale del grande Luigi Castellucci – che da un dagherrotipo dell’epoca guarda sempre più accigliato chi gli si para dinanzi senza esserne all’altezza – ricorda che la maestosa struttura doveva essere ancora più infinita, a tre piani addirittura. In un corridoio laterale, subito dopo l’ingresso, da una lunetta, lacrima umidità un’immagine sacra dipinta dalla nostra gloria Carlo Rosa (parentesi mia: la nomina di finalista alla candidatura a Capitale italiana della Cultura è come il Var, non può ammettere più simili scempi). Tutto è preda dell’abbandono, qui. Soprattutto il destino dei lavoratori. “Ormai non interessa a nessuno la nostra sorte. Ma perché?”, sembrano chiedersi e chiederci con occhi disperati e interroganti. E le parole si spengono in quel labirinto di falansteri antichi. Ventisei mesi senza stipendio: un baratro terribile. Un’assurdità. E la vicenda drammatica è stata messa in luce da mesi dagli organi di informazione, senza che nessuno si prendesse la responsabilità di arginarla. Nessuno, o quasi. “Solo il consigliere regionale Damascelli ci è stato vicino, non altri”, ripetono con speranzosa sofferenza. Una vergogna assoluta. Gli striscioni appesi alla ringhiera esterna penzolano come drappi di una sconfitta. La comunità bitontina non è stata in grado di salvare una meraviglia come questa e non sente affatto la tragedia di questi dipendenti pubblici che nessuno, a norma di legge, può licenziare. Uno di loro vive di pacchi Caritas e non ha più fiducia nel domani. Paradossi delle parole. Due sono le ipotesi di soluzione avanzate: Costruiamo insieme – insieme a chi? A loro che pare nessuno più voglia? – e Misericordia. Ecco, bastrebbe anche soltanto che per questi 17 sventurati qualcuno la provasse con la minuscola, la misericordia, sarebbe un buon inizio per scongiurare la fine di tutto.