“Com’è lavorare con persone ufficialmente disabili mentali?”, chiede la giornalista Elisabetta Mirarchi durante “Il meglio di noi”, dello Speciale Tg1.
La risposta del regista Michele Bia, che ha realizzato il corto “Sì” nel centro “Anthropos” di Bitonto è semplicemente: “Bellissimo”.
Tutto è iniziato per caso nel 2016 quando “ho chiesto ad un centro di igiene mentale di fare un corto cinematografico e da allora non ho mai smesso”, ha confessato Bia.
La bellezza sta nel fatto che “è un continuo dare e avere: io insegno loro come scrivere una scena, ma loro insegnano l’anima di quella scena e arricchiscono il racconto e la sceneggiatura di particolari a cui non avrei mai pensato. Per questo è straordinario”.
Da dove è nato il corto “Sì”?
“Un mio amico mi ha raccontato che durante un matrimonio a cui lui ha partecipato, c’era una donna, in avanti con l’età, dietro, staccata dagli invitati, sul fondo della chiesa, staccata da tutti gli invitati, vestita bene, che nel momento in cui la sposa ha detto il suo “Sì” lo ha ripetuto e dopodiché ha pianto. Dopo il pianto, queste lacrime di gioia, è andata via: probabilmente anche lei, in quel momento, si stava sposando”.
La cosa che l’ha fatta più felice dopo questa esperienza?
“I pazienti che hanno partecipato al corto hanno cambiato e diminuito la terapia e questo mi emoziona veramente, mi gratifica perché se il cinema e il mio lavoro servono a far star bene della gente, nel caso specifico che ha problemi di questo genere, beh è un pagamento che va oltre la retribuzione, oltre i soldi”.
E così, nel dolce corto del regista modugnese, ci godiamo la dolcezza dei volti dolci dei protagonisti e la bellezza della chiesa del Crocifisso, gli affreschi di Carlo Rosa, il silenzio di piazza Cattedrale.
Se qualcuno volesse rivedere la puntata può farlo al link: https://bit.ly/2zaflWA al minuto 1:49:00.