Il ricordo. La memoria. Quella memoria che a volte fa male e che vorremmo cancellare per andare avanti, come si fa con un computer con troppe applicazioni installate. Quella memoria da cui vorremmo scappare, per non affrontare le nostre paure, i nostri drammi, i nostri traumi. Ma che è necessaria anche per riconciliarci con noi stessi.
È questo il tema di “Il bene mio”, l’ultimo film di Pippo Mezzapesa che, reduce dal grandioso successo al Festival del Cinema di Venezia, dove un lunghissimo applauso di dieci minuti lo ha premiato, è uscito ieri nelle sale cinematografiche. 22 i cinema che, in Puglia, lo trasmettono. A presentarlo, al Cinema Coviello lo stesso Mezzapesa che, ricordando i suoi esordi cinematografici insieme a Pinuccio Lovero (presente in sala e, come comparsa, nel film), ha spiegato l’idea alla base del film: «Il film è stato un viaggio molto particolare, difficile, molto sentito. L’idea era quella di raccontare di un uomo che non si dà per vinto, che resiste, conservando la memoria di quel che è stato perché convinto che sia la cosa più importante da fare per ripartire. La storia narrata è anche la metafora del nostro paese oggi. Un paese che sta perdendo la memoria del suo passato, di quel che è stato».
Il protagonista dell’opera è Elia (Sergio Rubini), ultimo abitante di Provvidenza, un paese distrutto da un terremoto che uccise molti degli abitanti, come fu per Apice, vero nome del paese dove sono state fatte la maggior parte delle riprese, abbandonato dopo il sisma del 1962. Tra le vittime vi è la moglie del protagonista, insegnante in una scuola elementare in cui Elia si rifiuta di entrare perché lì, in quelle mura fatali, quel ricordo che lui cerca di conservare diventa troppo pesante. Elia continua a vivere in quel paese diventato rudere, nonostante le esortazioni degli altri abitanti che, invece, all’evento traumatico rispondono con la fuga, con la rimozione di quella memoria dolorosa.
«Il film è un’ode a quelli che sono i custodi della memoria, risorsa preziosa in un’epoca, quella attuale, in qui si fa sempre più labile, soppiantata dai ritmi frenetici della modernità» è il commento del giornalista Domenico Saracino.
Presenti all’anteprima bitontina del film anche la sceneggiatrice Antonella Gaeta, l’attrice Teresa Saponangelo e il sindaco Michele Abbaticchio, che ha ricordato anche l’accoglienza avuta dal film durante l’anteprima ad Amatrice, il paese laziale colpito duramente dal terremoto del 2016.