C’è che con questo virus assassino che impazza si è fermata tutta la nostra vita e tutto passa in secondo piano. Pesino le funzioni religiose e le manifestazioni culturali sono state sospese. Così è quasi passata in sordina la Festa della Donna, che si celebra l’otto marzo. Allora, recuperiamo memoria e onore di questo giorno significativo e simbolico che dovrebbe comunque riverberarsi in ogni singolo dì dell’anno con i versi delicati e tutt’altro che retorici della poetessa Maria Antonietta Elia. Nella sua lirica, l’autrice canta la palingenesi della donna, in perenne cammino di emancipazione fra violenze e ingiustizie subite nel corso dei secoli. Un percorso che si deve concludere con la conquista della libertà.
Segni di rinascita
Non indossi ancora l’abito /che già da tempo hai confezionato/con le tue laboriose mani /ed hai riposto nell’armadio. /Oggi è il giorno della tua festa, /ma tu non sei ancora pronta, o donna, /a ricevere gli auguri e gli applausi. /Eppure i segni della tua rinascita/sono chiari e li riconosci/quando respiri liberamente /quando parli senza ingoiare parole /quando ami senza vergogna /quando costruisci progetti/e realizzi sogni sospesi. /È tempo ormai /che tu esca fuori/con l’abito nuovo /il viso imbellettato, /il sorriso sulle labbra lucidate/e lo sguardo illuminato /dagli auguri e dagli applausi.
Maria Antonietta Elia