Si è tenuta giovedì l’assemblea cittadina “Le strade per la legalità”, organizzata dai comitati di quartiere, con il patrocinio del Comune di Bitonto. Un incontro organizzato a due mesi dall’uccisione di Anna Rosa Tarantino e a pochi giorni dall’ennesima sparatoria nel centro storico, che ha dimostrato che, anche con la città militarizzata, la malavita continua a sparare, a lottare per il controllo del traffico di droga e a mettere in pericolo l’incolumità dei cittadini.
Nel corso dell’evento si è discusso delle strategie messe in atto da comune e forze dell’ordine nel contrasto alle attività criminali e di quale è il ruolo di scuola, famiglia e associazioni nell’educazione alla legalità e, quindi, nella prevenzione. Un argomento su cui, negli anni, si è parlato molto, con conferenze, assemblee cittadine, incontri politici, spesso funzionali solo ad attaccare la parte avversa. Soprattutto a seguito di eventi spiacevoli come lo sono state le ultime vicende di cronaca. Eventi purtroppo destinati di essere dimenticati dopo un po’ di tempo, quando l’ondata di sdegno si placa. A livello istituzionale, come ha sottolineato il comandante della Polizia Locale Gaetano Paciullo, si parla spesso di questo argomento per mero esercizio dialettico.
Inasprimento delle pene, trasformazione della Polizia Locale in vera e propria forza dell’ordine e miglioramento delle attività di sostegno educativo, per far restare i ragazzi il meno tempo possibile nell’inquinato ambiente familiare, sono le ricette per il comandante Paciullo, che ha risposto alle questioni sollevate dal presidente del comitato di quartiere Nova Via Bepi Centrone.
Tra le cause che spingono molti ragazzi a percorrere la strada della criminalità è poi anche il disagio economico e culturale, dovuto anche all’abbandono a cui intere parti della città sono ancora relegate, come alcuni vicoli del centro storico, dove istituzioni e forze dell’ordine si sono viste solo in questi mesi, nonostante tutti sapessero quali attività si svolgessero. Lo denuncia Luciana Quarta, presidente del comitato Croci Porta Robustina, riportando la risposta di un suo alunno alla domanda sul perché spacciasse droga: «Professoressa, ma lei che ne sa cosa vuol dire aprire il frigorifero e non trovare neanche acqua da bere?».
«Ho visto molti ragazzi che da buoni si sono convertiti al peggio. Fa rabbia vederli perdersi giorno dopo giorno. Il problema è che ognuno, da solo, non può far nulla. C’è bisogno di ruoli che non siano solo di passaggio, come è quello degli assessori che nel tempo si sono avvicendati, ma di figure che possano attuare un’azione a lungo termine. Questi ragazzi non sono cattivi, ma agiscono in maniera incosciente non avendo una famiglia in grado di educarli. Hanno un vuoto assoluto, un disagio grave. C’è bisogno di un luogo dove possano ritrovare quel clima familiare che non trovano in casa. E questo luogo non è il carcere, dove da principianti, diventano criminali esperti. Se non si recuperano da ragazzi, si perdono per sempre» è invece il pensiero di don Ciccio Acquafredda, parroco della Concattedrale e da anni vicino a molte realtà di disagio.
In molti tra i presenti sottolineano l’importanza sia della collaborazione tra istituzioni, famiglie, scuole, parrocchie e associazioni, sia la presenza di un humus culturale favorevole all’illegalità. Non solo nelle famiglie, che spesso vanificano tutti gli sforzi fatti per tentare di sottrarre i ragazzi all’illegalità. Spesso l’humus favorevole all’illegalità è presente anche nei cittadini per bene (e non solo ragazzi), tra cui ci sono i veri finanziatori del crimine organizzato, cioè tutti coloro che comprano stupefacenti, consegnando quei soldi che poi vengono usati per acquistare armi, munizioni con cui sparare e uccidere persone come Anna Rosa Tarantino. Lo sottolinea bene Michele Bulzis, presidente della Cooperativa Eughenia, che sottolinea la necessità di un’educazione rivolta ai consumatori di droghe, che li faccia sentire correi di quel che accade: «Ogni anno nascono nuove droghe e lo sappiamo, spesso, solo dalle autopsie. Siamo noi i finanziatori di tutto ciò e siamo responsabili».
E, probabilmente, non ha torto. È anche verso i cosiddetti cittadini per bene e i loro figli dunque che, forse, bisogna rivolgere azioni educative. Se, infatti, a due mesi dalla morte di una persona innocente, il consumo di stupefacenti è ancora alto (in via Rogadeo, giusto o sotto Porta Baresana per sentire forte odore di erba) vuol dire che a molti di tutto quanto è successo non interessa nulla. Le manifestazioni per la legalità sono già passate e si può tornare a sballarsi come prima, comprando droga e continuando a dare soldi ai criminali, continuando a finanziare armi che serviranno per uccidere la prossima vittima. Quel vuoto di cui ben parla don Ciccio forse è presente anche in loro.