Il 21 maggio gli alunni di alcune classi dell’I.C. Sylos hanno incontrato attraverso Meet lo scrittore Fabio Geda, autore del romanzo “Nel mare ci sono i coccodrilli” edito da Baldini-Castoldi.
Il romanzo narra la vera storia di Enaiatollah Akbari, nato in Afghanistan ma costretto troppo presto a fuggire dalla sua terra fino a giungere in Italia attraverso un viaggio avventuroso, senza mai perdere il suo formidabile sorriso.
Sin da subito l’autore è riuscito a catturare l’attenzione degli alunni e delle docenti rivelando una grande umanità: «il problema», ha detto, «non è sentirsi in colpa dinanzi a chi nasce in paesi più poveri e afflitti dalla guerra, ma usare la propria fortuna nel modo migliore possibile condividendola con chi è meno fortunato.
La complessità delle vicende, che spesso ci lasciano senza fiato. deriva dalla bolla di sicurezza in cui ci rifugiamo (la famiglia in cui siamo nati), al di fuori della quale c’è un mondo in fermento e pieno di contraddizioni.
Nessuno dovrebbe giudicare chi si trova a vivere esperienze e realtà molto diverse dalle nostre: dobbiamo ricordarci che il diritto di osservare e di comprendere deve essere convertito in azione sociale, politica, umana.
Allora è importante cercare le parole giuste per narrare, per raccontare, per testimoniare: Fabio Geda ha tentato di attraversare le parole con lo sguardo di Enaiatollah, con le sue radici linguistiche e la cultura del suo paese.
La verità nasce dalla capacità di entrare davvero in contatto con il personaggio che è protagonista della storia: Enaiatollah è forte, non piange mai perché, se le emozioni prendessero il sopravvento, spazzerebbero via il suo cuore.
Racconta di sé sempre in punta di piedi per non disturbare troppo con il suo dolore. Ha ben compreso che sono i fatti che cambiano la vita e, quindi, anche le azioni.
Oggi ci si dovrebbe impegnare di più nell’accogliere l’altro, soprattutto chi è diverso da noi, ma perché ciò accada ci vogliono delle competenze.
Non è semplice neppure farsi accogliere, perché spesso per paura ci difendiamo, ci proteggiamo con una corazza.
Accogliere vuol dire saper mettere in discussione la propria quotidianità, la propria identità, la propria cultura, soprattutto nei confronti del diverso e la mancanza di accoglienza nasce sicuramente dall’insicurezza.
NESSUN UOMO DEVE ESSERE CLANDESTINO SULLA TERRA: che grande lezione di vita!
La fortuna di nascere in una parte o in un’altra della terra, la stessa che fa parte dell’esperienza di viaggio di un migrante, decide la sorte di una persona rispetto ad un’altra.
Ma è l’incontro il punto di svolta di un viaggio, della vita stessa.
Nel Mediterraneo non ci sono i coccodrilli ma essi rappresentano i falsi pericoli, i fantasmi contro cui un bambino così piccolo (Enaiatollah) deve combattere per sopravvivere superando i limiti che la paura impone.
Non è facile fermare questo scempio, ma fondamentale è fermarsi a riflettere sulle motivazioni per cui non lo facciamo.
Noi Europa, Occidente, abbiamo una grande responsabilità sulle disgrazie dei vari Paesi.
Il problema non è solo quello di uscire dallo stampo di uno Stato autarchico ormai fuori moda, ma di far fronte all’aumento demografico.
La verità è che siamo troppi e dobbiamo modificare il paradigma gestionale del nostro pianeta, non solo economico ma anche mentale e sociale.
La storia è importante, ha un suo peso ma dobbiamo anche riconsegnare l’uomo a se stesso: troppo spesso l’homo homini lupus genera tragedie inenarrabili e ci si sente più smarriti di prima.
La scuola deve continuare ad educare al rispetto verso tutti indistintamente, a valorizzare la cultura di ogni paese e a dare agli alunni gli strumenti non solo per riconoscere il dono della vita ma anche per darle un senso volto alla prossimità e alla tutela dell’altro, chiunque sia.